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Cirio e Lo Russo incontrano Filosa di Stellantis. Mirafiori, la fabbrica della speranza perpetua

A Torino si annunciano “nuove stagioni” come le collezioni di moda. Cirio parla di “frutti concreti”, Lo Russo di “dialogo costruttivo”. E intanto, mentre i politici si rincuorano, Mirafiori continua a produrre più comunicati che automobili

Cirio e Lo Russo incontrano Filosa di Stellantis. Mirafiori, la fabbrica della speranza perpetua

Cirio e Lo Russo incontrano Filosa di Stellantis. Mirafiori, la fabbrica della speranza perpetua

Si sono svolti oggi a Torino gli incontri tra i vertici di Stellantis, della Regione Piemonte e del Comune. Da un lato, il nuovo Ceo del gruppo, Antonio Filosa, chiamato a rassicurare le istituzioni piemontesi sul destino di Mirafiori; dall’altro, la politica, desiderosa di tornare a parlare di futuro industriale dopo anni di annunci rimasti sulla carta. A leggere i comunicati, sembrerebbe un giorno storico: si parla di “frutti concreti”, di “nuova stagione per l’automotive”, di “dialogo costruttivo”. Ma tra i sorrisi delle foto di rito e le frasi calibrate dei comunicati, resta la sensazione che Torino continui a vivere più di ricordi che di progetti.

Il presidente della Regione Alberto Cirio, affiancato dalla vicepresidente Elena Chiorino e dall’assessore Andrea Tronzano, ha presentato l’incontro come la conferma di una svolta.

“Dopo l’Hub del riciclo e la nuova linea dei cambi, l’avvio della produzione del secondo modello e le 400 nuove assunzioni sono la risposta che attendevamo”, ha detto, parlando di “piena ripresa di Mirafiori”.

Una formula che funziona bene nei titoli, ma che non cancella la realtà di uno stabilimento ridotto ai minimi storici, dove si lavora a ritmi intermittenti e il futuro resta tutto da scrivere.

La vera novità, spiegano dalla Regione, è l’avvio il 25 novembre della produzione della Fiat 500 ibrida, affiancata al modello elettrico. Un passo in avanti, certamente, ma di portata ancora limitata. Cirio ha poi voluto ricordare l’impegno per la filiera piemontese: “Abbiamo rimarcato la necessità di una tutela forte dei nostri fornitori, del design, dell’ingegneria e della ricerca tecnologica”. Parole che rimbalzano da anni in ogni conferenza sull’automotive e che oggi, in un Piemonte dove l’indotto perde aziende e competenze, suonano più come una difesa di principio che come una strategia concreta.

Il governatore ha anche rilanciato la sua battaglia contro quello che definisce “un approccio ideologico alla transizione ecologica”. In sostanza, l’obiettivo è spingere per una neutralità tecnologica.

“Serve buon senso – ha spiegato – dobbiamo guardare a tutte le forme di energia alternativa, non solo all’elettrico. La sostenibilità deve essere anche sociale ed economica”. Una posizione che intercetta il malumore di chi, nel settore, teme che la corsa all’elettrico possa diventare una corsa verso il baratro occupazionale.

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Durante l’incontro, è stato aggiornato anche l’accordo siglato nel 2022 tra Regione e azienda, con nuovi impegni sul fronte energetico. L’obiettivo, spiegano da Palazzo Lascaris, è ridurre i costi grazie all’idroelettrico. È stato inoltre confermato il ruolo di Torino come quartier generale per l’Europa, dove lavorerà stabilmente Emanuele Cappellano, nuovo responsabile europeo del gruppo. Un segnale di fiducia, secondo Cirio, ma più politico che operativo. Perché la verità è che le decisioni strategiche di Stellantis si prendono altrove: i tavoli locali servono a mantenere il dialogo, non a dettare le scelte.

“Il Piemonte - ha ribadito l’assessore Andrea Tronzano  - continuerà a sostenere la competitività del proprio sistema industriale, anche attraverso politiche energetiche legate all’idroelettrico e strumenti per attrarre nuovi investimenti”.

Una frase dal tono istituzionale, che suona però più come la promessa di un custode che come la visione di un costruttore.

Dal canto suo, il sindaco Stefano Lo Russo, accompagnato dalla vicesindaca Michela Favaro, ha usato toni più cauti ma non meno ambiziosi. “L’incontro segna l’avvio di un dialogo costruttivo tra il gruppo Stellantis e le istituzioni locali”, ha dichiarato. Poi, con la prudenza del caso, ha precisato: “L’annuncio delle assunzioni e della nuova 500 ibrida è un primo segnale positivo, ma deve inserirsi in una strategia chiara e duratura”. Lo Russo ha ribadito l’importanza di garantire “volumi produttivi adeguati e nuovi modelli”, evidenziando che “senza una pianificazione stabile non può esserci crescita né occupazione”.

Il sindaco ha poi allargato lo sguardo, ricordando che Torino deve tornare a essere “un polo d’eccellenza per il design e l’ingegneria automobilistica” e non un semplice sito di assemblaggio. “La città – ha spiegato – deve valorizzare le relazioni con il suo ecosistema della formazione e della ricerca, uno dei pochi così integrati con l’industria. È questo il vero motore dell’innovazione”. Ma tra la retorica della “capitale dell’innovazione” e la realtà di Mirafiori, dove da anni si alternano cassa integrazione e turni ridotti, il divario resta evidente.

Nel finale del suo intervento, Lo Russo ha chiesto un passo in più al Governo.

“Serve una nuova stagione di chiarezza sulle traiettorie industriali e investimenti pubblici adeguati per sostenere la manifattura. Non bastano incentivi all’acquisto di auto: servono politiche industriali vere, capaci di dare certezze e competitività al nostro sistema produttivo”. Il sindaco ha anche invocato “forte unità a livello europeo”, per evitare che l’Italia resti ai margini della trasformazione tecnologica che sta ridisegnando il mercato automobilistico.

Alla fine della giornata, resta la sensazione di un copione già visto. Gli annunci ci sono, le parole anche, ma la sostanza – quella che si misura in linee produttive, turni pieni e nuovi modelli – continua a mancare. Si parla di “nuova stagione”, ma Mirafiori vive ancora di giornate alternate, di reparti vuoti, di un passato glorioso che pesa come un macigno. E intanto, l’indotto piemontese continua a chiedere risposte concrete: quante auto verranno davvero prodotte? Quali modelli arriveranno dopo la 500 ibrida? E, soprattutto, per quanto tempo dureranno le promesse di oggi?

Le istituzioni parlano di compattezza e collaborazione, ma la realtà è che Stellantis fa i suoi conti altrove. Torino resta il palcoscenico dove la politica recita l’unità, mentre i destini industriali si decidono a migliaia di chilometri di distanza. “Abbiamo aperto una nuova fase”, dicono Cirio e Lo Russo. Forse sì. Ma la sensazione, per chi lavora tra le linee e le officine, è che di fasi nuove se ne annuncino ogni anno, e che a cambiare, finora, siano solo le parole.

L’auto del domani, la promessa di ieri

A Torino oggi c’è chi festeggia. È tornato il verbo industriale, e si chiama “nuova stagione”. Ogni tanto ricompare, come le rondini: non fa primavera, ma mette di buon umore. Così, con Stellantis in trasferta sotto la Mole, Cirio e Lo Russo si sono affacciati insieme sul balcone del futuro, ognuno col suo lessico da conferenza stampa. L’uno ha parlato di frutti concreti, l’altro di dialogo costruttivo. Tradotto: qualcosa, da qualche parte, dovrebbe succedere.

Si riparte, dicono, con la 500 ibrida e 400 assunzioni. E noi, che abbiamo visto Mirafiori passare dai cento mila operai alle briciole, sappiamo che 400 non è un numero: è un atto di fede. La fabbrica che un tempo faceva rumore adesso fa comunicati stampa, e ogni nuova linea è una resurrezione da annunciare in sala stampa. È il miracolo torinese: si moltiplicano le parole, non le auto.

Il presidente Cirio ha parlato di identità ritrovata, e c’è da credergli. Torino è bravissima a ritrovare le identità: lo fa almeno due volte l’anno. “Abbiamo restituito un’anima industriale a Mirafiori”, ha detto. È un modo gentile per dire che, in mancanza di produzione, ci si accontenta dello spirito.

Stefano Lo Russo, con il tono di chi non vuole rompere l’incantesimo, ha assicurato che “si apre una nuova fase di collaborazione”. Si apre sempre qualcosa, a Torino. Tavoli, stagioni, dialoghi, prospettive. L’unica cosa che non si apre più spesso è il turno di notte.

In tutto questo, il Ceo Filosa ha ascoltato, probabilmente con la pazienza di chi sa che, appena fuori dalla sala, ci sono altri sei Paesi in fila per chiedergli la stessa cosa: produrre un’auto, qualunque auto, basta che sia qui. Lui annuisce, promette, e intanto pensa in francese e in inglese, perché l’italiano, nel linguaggio dell’industria, ormai serve solo per le interviste.

Torino oggi si racconta di essere di nuovo al centro del mondo. Lo fa ogni volta che qualcuno le tende una mano, anche solo per una stretta di cortesia. È la sua forza e la sua condanna: ha bisogno di crederci. Crede nei tavoli ministeriali, nei protocolli, nei “deal” aggiornati, nelle parole che sembrano decisioni. Poi la realtà arriva, come sempre, silenziosa: Mirafiori accende la luce un po’ più tardi, la spegne un po’ prima, e nessuno capisce se è un nuovo inizio o la replica dell’ultimo.

Intanto si parla di “neutralità tecnologica”, “buon senso”, “filiera da tutelare”. È il rosario laico della politica economica. Funziona sempre, perché non impegna nessuno. E mentre Cirio invoca la neutralità, Mirafiori la pratica già da tempo: neutrale, nel senso che non disturba nessuno.

Torino applaude, com’è giusto che sia. Si applaude per dovere civico, perché non farlo sembrerebbe pessimismo. Poi, però, si guarda intorno, e capisce che la nuova stagione somiglia molto alla precedente. Ma guai a dirlo: a Mirafiori, si produce poco ma si spera tantissimo.

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