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Olivetti delle meraviglie

Luigi Mercurio, il genio gentile dell’Olivetti che insegnò a sognare con la tecnologia

All’Archivio Storico di Ivrea un convegno per ricordare l’uomo che seppe unire innovazione e umanità. Dai brevetti alle visioni industriali, il racconto di chi lo conobbe davvero, in un viaggio nei giorni straordinari dell’informatica Olivetti

Luigi Mercurio, il genio gentile dell’Olivetti che insegnò a sognare con la tecnologia

Pronti per le loro presentazioni: Graciotti, Meane, Brandi, Ortelli

Martedì 21 ottobre 2025, alle ore 15, nella Sala Riunioni Villetta dell’Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea, si è tenuto il convegno “Gli anni straordinari dell’informatica Olivetti 1970–1990 – Luigi Mercurio: l’uomo, il manager, l’imprenditore”.
L’iniziativa, promossa dall’Associazione Spille d’Oro Olivetti in collaborazione con l’Archivio Storico Olivetti, ha voluto rendere omaggio a Luigi Mercurio, figura centrale nello sviluppo informatico della storica azienda eporediese. 

***

Sta diventando un’abitudine. Dopo oltre quarant’anni in cui non avevo più ripensato al mio trascorso in Olivetti, il 2025 sembra essere l’anno della rinascita dei ricordi. Di quegli anni che vanno dal 1970 al 1990, vissuti intensamente, con la passione e la curiosità di chi stava dentro una delle più straordinarie avventure industriali e umane del Novecento italiano.

Quando Flavio Serughetti mi ha mandato l’invito a partecipare a un’altra conferenza sull’Olivetti, la mia prima reazione è stata: “Ma non mi sono ancora ripreso dalla prima!” (ndr: 29 maggio 2025, Gli Anni Straordinari dell’Informatica Olivetti, in memoria di Sandro Osnaghi, www.nexture.it). Ho pensato subito: “No, questa la salto.”

Poi, come sempre accade, la curiosità ha avuto la meglio. Ho letto i temi in agenda e i nomi dei relatori — tutti incontrati, in un modo o nell’altro, durante i miei anni in Olivetti dal 1976 al 1995 — e così ho deciso di andarci.

Appena sceso dalla macchina, vengo fermato: “Ciao, sei il marito di Tonina Scuderi, vero?” “Sì,” rispondo, “e tu... chi sei?”. Dopo qualche secondo di smarrimento, scopro che in effetti ci conoscevamo, ma era passato troppo tempo. Va bene, penso, entriamo in sala conferenze.

Non faccio in tempo a sedermi che un’altra voce mi saluta: “Ciao John, come stai, sei sempre uguale.” Il volto lo riconoscevo, ma il nome? Niente da fare. Ricordo tanti bit, ma nessun nome! Le prime tre persone che mi salutano restano tuttora senza identità. Poi inizio anch’io a salutare quelli che conosco — o che credo di conoscere. Dopo quarant’anni, è davvero troppo pretendere di ricordarsi tutti.

Bruno Lamborghini

Bruno Lamborghini

Gastone Garziera

Gastone Garziera

Lucio Lanza

Lucio Lanza

Silvano Brandi

Silvano Brandi

Gianfranco Casaglia

Luigi Pescarmona – Flavio Serughetti

Sandro Graciotti

Sandro Graciotti

Giovanni Amico di Meane

Giovanni Amico di Meane

foto

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Arriva Flavio Serughetti e mi dice: “Questa volta niente organizzazione da parte di Nexture, se ne occupa un altro.”Penso tra me: “Vediamo un po’ cosa succede.” Alla conferenza di maggio, Tonina ed io avevamo stressato tutti per ottenere CV, riassunti, presentazioni PowerPoint uniformi e perfino una prova generale.

Quella di oggi sarebbe stata diversa: più simile a una rimpatriata tra vecchi compagni di scuola che a un evento formale. Nessuno dei relatori aveva una presentazione. Sarebbe stato tutto molto più informale. E, paradossalmente, proprio per questo, estremamente umano.

La giornata si è rivelata coinvolgente e ricca di spunti. Perfino la connessione Zoom che continuava a cadere è diventata parte dello spettacolo: a volte si sentiva solo l’audio, altre solo il video, ma tutti ci ridevano sopra. Ho davvero apprezzato ogni momento, e soprattutto ho imparato quanto profondo sia stato l’impatto di Luigi (Gigi) Mercuriosull’Olivetti.

Lo avevo incontrato un paio di volte, ma non avevo mai compreso fino in fondo quanto grande fosse stato il suo contributo. È stato toccante vedere suo figlio parlare di lui con emozione. Se qualcuno mi avesse chiesto di individuare, tra i presenti, chi gli assomigliasse di più, avrei indicato senza esitazione proprio suo figlio.

Dopo una breve introduzione di Silvano Ortelli, è stato Bruno Lamborghini a tratteggiare il profilo dell’uomo, del manager, dell’imprenditore Luigi Mercurio, sottolineandone l’umanità straordinaria.

Poi Gastone Garziera, in un intervento superlativo, ha raccontato come Gigi avesse iniziato in Via Camperio, a Milano, nel 1968, subito dopo il periodo della P101, portando nuove idee e tecnologia a Ivrea. Garziera ha ricordato come fu Mercurio a far comprendere in Olivetti che il ciclo di vita di un prodotto elettronico era completamente diverso da quello di un prodotto meccanico.

Alla fine del suo intervento, un applauso meritatissimo. E quando sembrava concluso, Garziera ha aggiunto: “Ah, e ricordo anche quella volta…” — un altro aneddoto, un altro applauso, e altri quindici minuti di ricordi. Siamo andati in ritardo di mezz’ora, ma ne è valsa la pena.

In collegamento video — che per miracolo ha funzionato — Lucio Lanza ha raccontato come Mercurio avesse intuito che alcune delle tecnologie sviluppate alla fine degli anni ’60, relative alle microistruzioni in ROM, fossero così avanzate da meritare un brevetto. E infatti, diciassette brevetti furono poi concessi per quell’hardware. Lanza ha anche ricordato come le idee di Lanza, Mazzola e Mercurio furono antenate di ciò che sarebbe diventato lo standard mondiale Ethernet.

Silvano Brandi ha poi ricordato i suoi primi anni in Olivetti, dal 1973 al 1984, lavorando con Mercurio prima nel gruppo Architettura dei Sistemi, poi nella Direzione Applicata Sistemi, sperimentando modelli avanzati con Simula ’67.

Per me, una sorpresa: anch’io avevo usato quel linguaggio nei miei primi progetti di File System. Brandi ha detto di averne parlato anche con Tarcisio Pedrotti, del gruppo Sistemi Operativi di Osnaghi, e con Piero Fiorani, Mario Cinguino, Clara Mancinelli e un certo John Lomas — il sottoscritto! Gli scherzi della vita: dieci anni dopo, Silvano sarebbe stato il mio capo, ma non avevo mai collegato le due cose.

Gianfranco Casaglia ha raccontato i suoi incontri con Mercurio, fino alla fondazione di Olteco nel 1980, azienda pionieristica nelle telecomunicazioni. Ricerca, sviluppo, produzione e marketing propri: Olteco era avanti anni luce. Dalle telescriventi alle reti locali, fino alle centraline PABX.

Nel 1983 Mercurio tornò nel gruppo principale di Olivetti, diventando responsabile della DIDAU – Direzione Informatica Distribuita e Automazione d’Ufficio. Sandro Graciotti ha spiegato come nacque, proprio su impulso di Mercurio, il PC Olivetti M24.

Graciotti aveva lasciato l’azienda nel 1981 per fondare Logitech insieme a Giacomo Marini e altri due soci. Nel 1983 incontra Mercurio — si conoscevano dagli anni Settanta — e Gigi gli chiede di progettare un PC basato sull’architettura Intel 80xx. Il precedente M20 usava lo Z8000 di Federico Faggin, ma Mercurio aveva capito che il futuro sarebbe stato dei sistemi compatibili IBM.

Graciotti credeva che Mercurio volesse affidare il progetto alla sua Logitech, ma Gigi gli spiegò: “No, deve essere un prodotto Olivetti. Devi rientrare per farlo.” Così avvenne. E il risultato fu straordinario: l’M24 divenne il prodotto Olivetti più venduto dopo il TC800.

A raccontare il seguito è stato Luigi Pescarmona, che ha descritto i problemi di produzione delle macchine progettate da Graciotti e Mercurio, e le difficoltà nel gestire l’aumento continuo dei costi dei componenti. Le sue discussioni vivaci con “Il Palazzo” sono diventate leggendarie — e si dice che a volte si sentissero persino fino in California.

Il tema successivo ha riguardato il periodo americano di Mercurio, dal 1985 al 1988, quando fu a capo della start-up David Systems nel settore delle telecomunicazioni. Mario Mazzola, collegato via Zoom (questa volta solo audio), ha ricordato i primi successi e le difficoltà incontrate con AT&T.

Successivamente Giovanni Amico di Meane ha illustrato i numeri e gli investimenti alla base di OS&N (Olivetti Systems & Networks), nel periodo compreso tra il 1988 e il 1990, fornendo un quadro preciso della complessità industriale e strategica di quegli anni.

È poi tornato a parlare Gianfranco Casaglia, che ha fatto un riepilogo e raccontato come l’azienda Zincocelere fosse stata portata da Mercurio all’interno del gruppo Teknecomp, un passaggio che confermava ancora una volta la visione lungimirante e la capacità di innovazione di Gigi.

Durante una pausa, Meane mi ha ricordato la mia assunzione in Olivetti nel 1976. Allora lavorava all’ufficio del personale e dovette spiegare alle autorità italiane perché assumere “questo tizio inglese”, illustrandone — con grande fantasia — le qualità uniche che nessun candidato italiano possedeva. Bravo Giovanni!

A chiudere la conferenza, ancora Flavio Serughetti, che ha tratto alcune conclusioni di carattere generale, ancora oggi attualissime per chi fa impresa, nell’ICT o in qualsiasi altro settore.

Un prodotto di successo non basta se non è accompagnato da processi industriali solidi: sistemi informativi, logistica, strutture commerciali adeguate. Serve equilibrio tra ciò che si produce (make) e ciò che si acquista (buy). Fare il follower o vivere di tecnologia importata può portare vantaggi a breve, ma non paga nel lungo periodo. Gli investimenti in R&D Olivetti degli anni ’70 e ’80 — quelli citati da Meane e visti in questi incontri — furono la chiave dei maggiori successi dell’azienda, dall’UC1009 all’M24, fino alle centraline Olteco.

Infine, Flavio ha osservato come, ancora una volta, il talento di un singolo — Luigi Mercurio — abbia portato Olivetti a una posizione di leadership. Ogni momento della conferenza ha trasmesso un messaggio chiaro: non solo le intuizioni di un manager, ma anche la sua profonda umanità.

Le persone fanno la differenza. Senza i generali, i caporali hanno le armi, ma non sanno dov’è il fronte.

Ciao Luigi, prezioso e unico.

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