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19 Ottobre 2025 - 10:51
Che futuro attende “Momba”? A 2.312 metri, dove l’aria è tersa e i passi degli escursionisti hanno fatto storia, oggi campeggia un cartello gelido: “Chiuso per lavori di adeguamento, ma al momento mancano i fondi per eseguirli”. Di date, nessuna traccia. Di certezze, una soltanto: il Rifugio Mombarone è fermo ai box e non si sa quando potrà riaprire.
A dirlo chiaramente è il sindaco di Graglia, Marco Astrua, in carica da poco più di un anno: “L’immobile richiede lavori non eseguiti in precedenza, che adesso sono diventati improcrastinabili. Stiamo predisponendo il progetto, ma il vero problema sarà reperire i fondi”. L’ente proprietario, il Comune di Graglia, ha ripreso possesso del rifugio il 30 settembre, a stagione estiva conclusa. Ma le risorse per l’adeguamento non ci sono e il cantiere resta, di fatto, un’ipotesi.
La gestione era stata prorogata per permettere i controlli tecnici. Verifiche che hanno confermato l’esigenza di lavori di messa a norma, passaggio indispensabile per poter lanciare un nuovo bando pubblico. A fine settembre il gestore ha lasciato la struttura: serrande abbassate e futuro in sospeso.
Inaugurato nel 1979, il Mombarone è approdo sicuro per generazioni di camminatori. Dal 2018 lo ha guidato Manuel Rodriguez, volto diventato familiare per chi frequenta la vetta. Quando lo scorso ottobre è emersa la prospettiva di chiusura entro la fine del 2024, la comunità si è mobilitata: in quattro giorni oltre mille firme, poi una valanga di sostegni su Facebook e su un grande registro appeso alla porta del rifugio. Un appello netto: Manuel resti, il “Momba” non chiuda.
ManuelRodriguez
Il Comune ha concesso tempo, ha effettuato le verifiche e oggi mette in fila i passaggi: progetto di adeguamento, reperimento dei fondi, lavori, quindi riassegnazione tramite bando. È una strada lineare, ma ripida: senza finanziamenti, la riapertura resta un miraggio. E il rifugio, presidio fondamentale di sicurezza e accoglienza in quota, rischia una lunga ibernazione amministrativa.
La preoccupazione non è soltanto affettiva. Gli Amici del Mombarone, che organizzano la storica corsa Ivrea–Mombarone, hanno aiutato in questi giorni Rodriguez a portare via le ultime cose: un gesto concreto che fotografa lo stato dell’arte e misura l’inquietudine di chi vive la montagna. Il rifugio non è un semplice bar d’alta quota: è un punto di riferimento per escursionisti e sportivi, un tassello della filiera turistica locale.
Cosa serve, adesso? La politica ha indicato l’urgenza tecnica; la comunità ha espresso il suo valore sociale. Tra queste due esigenze si gioca la partita del Mombarone. Senza fondi, nessun cantiere; senza cantiere, nessun bando; senza bando, nessuna riapertura. L’equazione è semplice, la soluzione molto meno. La montagna può aspettare, i suoi frequentatori un po’ meno.
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