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Sanità
18 Ottobre 2025 - 21:32
Foto dell'inaugurazione con il Governatore Cirio
A Montiglio Monferrato, nel cuore dell’Astigiano, è stato inaugurato il nuovo Poliambulatorio Medico Specialistico del Gruppo San Donato, colosso della sanità privata italiana. Una struttura moderna, luminosa, pronta ad accogliere i primi pazienti in un territorio che da anni soffre la carenza di servizi sanitari di prossimità. A tagliare il nastro, insieme al rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele, Enrico Gherlone, anche il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la vicepresidente del Senato Lucia Ronzulli e il generale Riccardo Galletta, comandante interregionale dei Carabinieri Pastrengo.
Il centro, primo presidio piemontese del gruppo milanese, offrirà 12 specialità: Ortodonzia, Cardiologia, Chirurgia generale, Chirurgia vascolare-angiologica, Dermatologia, Diabetologia, Ecografie, Endocrinologia, Gastroenterologia, Neurologia, Ortopedia e Reumatologia. Saranno disponibili visite specialistiche ed esami diagnostici, ma — e questo va chiarito — in regime privato, eventualmente con convenzioni assicurative o fondi sanitari integrativi.
Il Gruppo San Donato, fondato nel 1957, gestisce oggi 63 centri medici e 18 ospedali, tra cui l’IRCCS San Raffaele di Milano, punto di riferimento internazionale per ricerca e alta formazione. Nel 2024 ha curato 5,8 milioni di pazienti, impiegando 18mila collaboratori (9mila dei quali medici). La sua rete universitaria e scientifica conta 1.200 ricercatori, 7.389 studenti e oltre 4mila pubblicazioni l’anno. Numeri che spiegano perché l’arrivo in Piemonte sia stato accolto con una certa enfasi istituzionale.
«Sono particolarmente felice per la nascita di questo Poliambulatorio — ha dichiarato Gherlone — che rappresenta un importante investimento per il territorio astigiano, a cui sono molto legato. La soddisfazione è doppia, dato il significativo coinvolgimento del nostro Ateneo nella realizzazione di nuovi servizi sanitari di eccellenza».
Parole che tracciano una linea chiara: eccellenza, investimento, territorio. Ma anche una domanda implicita: perché una struttura privata, non accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, riesce ad attirare l’interesse e la presenza del vertice politico regionale?
La risposta è nella dichiarazione dello stesso Cirio, che ha accompagnato la cerimonia con toni convinti: «Una struttura moderna e all’avanguardia che porta servizi di qualità in un sistema che unisce sanità pubblica e privata in maniera complementare per essere sempre più vicini ai cittadini».
Dietro la formula apparentemente anodina — “unisce pubblica e privata in maniera complementare” — si cela una precisa visione politica: quella di un modello sanitario “misto”, in cui il privato diventa parte della rete territoriale. Non un concorrente, ma un partner “funzionale” che fornisce prestazioni dove il pubblico non arriva più.
La Regione Piemonte, come altre amministrazioni di centrodestra, investe nel concetto di sussidiarietà sanitaria: non costruisce nuovi ospedali, ma favorisce l’ingresso di operatori privati nei territori fragili o periferici. Il poliambulatorio di Montiglio, da questo punto di vista, è un simbolo perfetto: apre in un’area collinare lontana dai grandi centri, porta tecnologie e specialisti, ma lo fa in un contesto economico che resta fuori dalla gratuità del SSN.
È la stessa logica che da anni alimenta la “complementarietà” pubblico-privato: chi può pagare, accede più rapidamente a prestazioni di qualità; chi non può, resta legato a liste d’attesa sempre più lunghe. La Regione rivendica questa alleanza come un rafforzamento dell’offerta complessiva, ma per molti osservatori è invece un segnale di arretramento del pubblico.
In altre parole, Montiglio diventa il laboratorio di un nuovo equilibrio: il privato che scende in campo non più solo nei grandi centri urbani, ma nei piccoli comuni. Un modo per intercettare domanda sanitaria reale e, insieme, capitalizzare consenso politico, grazie all’effetto visibile e immediato delle inaugurazioni.
L’immagine del taglio del nastro, con Cirio, Ronzulli e Galletta, è eloquente: lo Stato che benedice l’iniziativa privata, presentandola come “vicinanza ai cittadini”. È una fotografia del tempo, dove la parola “sanità” non significa più solo diritto, ma anche mercato.
Eppure, dietro il linguaggio della collaborazione e della complementarietà, resta una contraddizione che il Monferrato conosce bene: la scomparsa progressiva dei presidi pubblici, sostituiti da strutture private che “coprono” i vuoti.
La vera domanda, dunque, non è perché il gruppo San Donato arrivi qui. Ma è: perché lo Stato non c’è?
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