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Appendino contro tutti. Scoppia la guerra nel M5S

Alla vigilia del Consiglio nazionale, l’ex sindaca di Torino prepara lo strappo con Conte. Dopo le critiche al Pd e ai vertici del Movimento, arriva il fuoco incrociato di Taverna, Patuanelli e Gubitosa. Dimissioni sul tavolo, nervi a fior di pelle e un partito in bilico tra scissione e resa dei conti

Appendino contro tutti. Scoppia la guerra nel M5S

Giuseppe Conte e Chiara Appendino

Alta tensione nel Movimento 5 Stelle, alla vigilia del Consiglio nazionale che si terrà domani e al quale è attesa anche Chiara Appendino. L’ex sindaca di Torino, oggi vicepresidente del partito, è al centro di un vero e proprio terremoto politico interno: le sue parole pronunciate nell’ultima assemblea dei parlamentari hanno aperto una frattura visibile con la linea di Giuseppe Conte e della dirigenza. “Serve maggiore autonomia dal Pd e dal centrosinistra”, aveva detto con toni netti, dopo i deludenti risultati ottenuti in Toscana. Parole che non sono cadute nel vuoto, ma che hanno scatenato un fuoco incrociato di repliche da parte di tre pesi massimi del Movimento: Stefano Patuanelli, Michele Gubitosa e Paola Taverna.

Ed è proprio Taverna a colpire più duro, quasi a volerle ricordare il galateo interno: “Appendino fa parte del Consiglio nazionale, ed era quella la sede opportuna per parlarne e avanzare proposte”. Una stilettata pubblica che ha lasciato il segno, soprattutto perché arrivata alla vigilia di un passaggio delicatissimo. Secondo fonti interne, Appendino starebbe valutando le dimissioni dalla carica di vicepresidente, anche se per ora mantiene il silenzio. Ma chi la conosce bene assicura: “Domani parlerà, eccome”.

Chiara Appendino

Il rischio di uno strappo vero e proprio è concreto. L’ex sindaca, stanca delle “autoassoluzioni”, chiede un cambio di passo, mentre Gubitosa ribatte che “nessuno ha mai parlato di autoassoluzioni”: il Movimento, spiega, sta semplicemente portando avanti “un percorso partito dalla costituente Nova”. E i dati, aggiunge, parlano chiaro: “In Toscana la nostra base ha votato per l’alleanza e abbiamo inciso; in Piemonte, dove siamo andati da soli, non abbiamo preso questa montagna di voti”. Una linea difensiva che Patuanelli, capogruppo al Senato, fa sua: “Il percorso che stiamo seguendo è frutto di scelte della nostra comunità, non di imposizioni di Conte”. Ma non resiste alla tentazione di una frecciata: “Sono stupito di non aver letto una smentita sulle dimissioni di Appendino”. E, quasi a ridimensionare la questione, ricorda che “i vicepresidenti sono in prorogatio fino alla votazione del nuovo mandato di Conte”.

Il rinnovo delle cariche, infatti, è previsto la prossima settimana, con Conte candidato unico alla presidenza. Nulla che lasci presagire colpi di scena, almeno sulla carta. Eppure il clima nel Movimento è tutto tranne che sereno. Appendino, raccontano alcuni parlamentari, non avrebbe digerito il “fuoco di fila” contro di lei. Dopo le interviste dei tre dirigenti, il suo telefono avrebbe iniziato a squillare: messaggi, telefonate, attestati di solidarietà da parte di colleghi che si dicono “imbarazzati” per la gestione della vicenda.

Nelle ultime ore si sono rincorse indiscrezioni su dimissioni imminenti, forse addirittura prima del Consiglio nazionale. Ma le voci sembrano destinate a restare tali: il confronto ci sarà, in videocollegamento dalle 10 del mattino, e si tratterà della prosecuzione di una riunione già iniziata nei giorni scorsi – quella alla quale Appendino aveva preferito non partecipare. Sul tavolo, il tema delle alleanze regionali e il futuro stesso della linea politica del Movimento.

Mentre il partito si divide, Conte sembra muoversi su un altro fronte. Nelle ultime ore è apparso concentrato sulla manovra economica e sulla vicenda Ranucci, lanciando l’idea di una “piazza per la libertà di informazione”. Interrogato sulle tensioni interne, il suo entourage liquida la questione con poche parole: “Quello che aveva da dire lo ha già detto in chiaro”. Il riferimento è alle sue dichiarazioni di qualche giorno fa, quando aveva ribadito che “il processo costituente ha definito il M5S come una forza progressista indipendente”, e che “le alleanze si fanno solo su programmi chiari e condivisi per iscritto”. Quanto alle ipotetiche dimissioni di Appendino, Conte ha risposto con distacco: “Non ho ricevuto nulla. E poi le cariche sono in scadenza, decadono automaticamente”.

Insomma, la calma apparente potrebbe presto trasformarsi in un nuovo terremoto interno. L’impressione, nel quartier generale pentastellato, è che Appendino stia preparando un intervento politico di peso, destinato a lasciare il segno. La vigilia del Consiglio nazionale, più che un momento di confronto, somiglia a un redde rationem. E domani, nel Movimento, qualcuno rischia di uscire davvero con le ossa rotte.

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