Cerca

Attualità

Il presidente che visse due volte (e poi ancora): l’età dell’acqua di Paolo Romano

Mentre Smat ottiene 200 milioni per innovare, Torino riscopre il suo monumento più stabile: Paolo Romano, 82 anni, ventiquattro al comando. L’unico in grado di far scorrere fondi e potere con la stessa, invidiabile pressione.

Il presidente che visse due volte (e poi ancora): l’età dell’acqua di Paolo Romano

Paolo Romano

Ci sono fondi europei che scorrono, reti idriche che si estendono, depuratori che si modernizzano. E poi c’è lui, Paolo Romano, 82 anni, presidente della SMAT, la Società Metropolitana Acque Torino, che da 24 anni scorre ininterrottamente nei meandri del potere come un fiume carsico: invisibile, ma inarrestabile.
Nel mondo in cui tutto evapora — le maggioranze, le ideologie, perfino le dighe — Romano resta. Imperturbabile. Presidente dal 2017, amministratore delegato dal 2001 al 2017, è il volto più longevo del Piemonte istituzionale dopo la Mole Antonelliana.

E così, anche stavolta, l’ennesimo annuncio di modernità — 200 milioni di euro di prestito “verde” dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) — si accompagna a un déjà vu che sa di cronaca storica: la firma, a Roma, è sempre sua. Lo stesso ingegnere torinese che ha inaugurato impianti quando i telefonini avevano l’antenna, e che oggi parla con disinvoltura di telecontrollo digitale, resilienza e ottimizzazione dei flussi idrici.
Il nuovo accordo rientra nel programma InvestEU, servirà a finanziare il piano triennale 2025–2027, a riqualificare serbatoi, reti e impianti. Ma la vera notizia, se vogliamo dirla tutta, è che a rappresentare la modernizzazione dell’acqua torinese c’è ancora lui: il presidente eterno.

Romano è diventato una sorta di entità geologica. Non un manager, ma una faglia stabile nel sottosuolo del potere torinese. È lì da tanto che i politici, quelli veri, gli sono passati intorno come le stagioni. Ne ha visti sfilare di tutti i colori: sindaci di centrosinistra, giunte grilline, assessori ambiziosi, commissari temporanei. Tutti, prima o poi, hanno provato a “mettere mano” a SMAT.
E tutti, invariabilmente, hanno fallito.

A Palazzo Civico lo chiamano — con una certa reverenza mista a rassegnazione — “l’uomo che non si tocca”. Qualcuno, con humour torinese, aggiunge: «Se Romano lascia la SMAT, è solo perché il Po si è prosciugato».
Ogni tentativo di rottamazione si è infranto contro il muro dell’efficienza e del consenso trasversale che l’ingegnere ha costruito negli anni. A differenza di altri manager “di nomina”, lui non risponde mai troppo a chi lo nomina. È stato confermato da giunte di segno opposto, benedetto da amministratori pubblici di destra e di sinistra, e temuto da chiunque abbia provato a sostituirlo.

La verità è che Paolo Romano è più radicato di un acquedotto scassato, tipo quello di Ivrea.
Quando la politica cambia, lui resta al suo posto. Quando cambiano le leggi, lui trova la formula. Quando cambiano le priorità — prima l’acqua pubblica, poi l’efficienza, poi la transizione ecologica — lui si adegua, senza mai farsi travolgere. È un conservatore liquido: cambia forma, ma non sostanza.

La BEI lo adora. I numeri gli danno ragione. SMAT serve 2,2 milioni di abitanti in 293 comuni, chiude bilanci in utile, finanzia infrastrutture e progetti di ricerca, e nel frattempo resiste come un bastione contro ogni ipotesi di privatizzazione.
L’Europa parla di sostenibilità, ma a Torino il concetto ha assunto un significato letterale: sostenere lui, Paolo Romano, che da quasi un quarto di secolo garantisce la stessa pressione nei rubinetti e nel potere.

Paolo Romano

Il suo segreto? Nessuna apparizione superflua, nessuna frase fuori posto. Romano non urla, non rivendica, non fa polemiche. Si muove con l’inerzia calma dell’acqua: si insinua, scorre, trova sempre la strada più bassa e più sicura.
Quando la politica prova a cambiare la direzione del flusso, lui è già passato da un’altra parte.

Negli anni, i sindaci si sono alternati con la stessa rapidità con cui si sostituiscono i contatori. Sergio Chiamparino, Piero Fassino, Chiara Appendino, Stefano Lo Russo: tutti, in modi diversi, hanno trovato già seduto Romano.

Romano è diventato così il simbolo di una Torino che cambia tutto per non cambiare nulla.
È il volto di un potere tecnico che sopravvive alle turbolenze politiche, alla retorica del “nuovo che avanza”, ai progetti di municipalizzazione e di partecipazione.
Ha iniziato a dirigere la SMAT quando Internet era ancora a 56k, e oggi la gestisce mentre si parla di intelligenza artificiale e sensori digitali. Ma la sua vera intelligenza artificiale, in fondo, è quella umana: capire prima degli altri dove soffia il vento e come incanalarlo nei giusti tubi.

Nelle conferenze stampa, parla con pacatezza da professore universitario. «L’operazione è la riprova della fiducia che l’azienda ha saputo conquistare nel panorama finanziario europeo», ha detto ieri, commentando la firma con la BEI.
Traduzione: anche stavolta, la SMAT ha ottenuto centinaia di milioni e lui ha confermato il suo primato.
Difficile non ammirare una simile continuità. Difficile anche non chiedersi quanto durerà.

Perché se a Bruxelles si parla di “resilienza delle infrastrutture”, a Torino quella parola ha assunto un tono quasi esistenziale. Romano è la resilienza. Il vero piano di manutenzione straordinaria è lui: controllato, testato, collaudato da due decenni.

C’è chi dice che Romano sopravviva grazie alla sua rete di relazioni istituzionali, chi giura che sia l’efficienza a proteggerlo, chi sostiene che sia solo prudenza politica.
Ma forse la spiegazione è più semplice: nessuno osa davvero chiudere il rubinetto di chi fa funzionare l’acqua.
E così, mentre si parla di “nuove generazioni di manager pubblici”, a Torino l’acqua resta limpida ma il vertice resta opaco: nessun cambio, nessuna rottura.

Perché in fondo la SMAT è diventata come un grande acquedotto romano (nomen omen): resistente, monumentale, antico. E lui, Paolo Romano, è il suo custode, il suo architetto, la sua colonna portante.
Ha visto passare la crisi idrica del 2003, il referendum sull’acqua del 2011, la siccità del 2022, le discussioni sui PNRR e gli investimenti verdi. Sempre con lo stesso tono pacato, da chi sa che, alla fine, tutto passa ma l’acqua — e lui — restano.

Il nuovo accordo con la BEI, da 200 milioni, promette di modernizzare infrastrutture e impianti. Ma per molti, a Torino, l’idea di “modernità” comincerà solo quando Paolo Romano si farà da parte.
Fino ad allora, l’unica cosa davvero eterna resterà la sua ombra lunga, che accompagna ogni finanziamento, ogni progetto, ogni conferenza.

In un Paese che cambia ministri ogni sei mesi, Romano è l’unico ad aver garantito la continuità dell’acqua e del potere.
E se l’acqua, come diceva Leonardo, è il principio di tutte le cose, a Torino il principio ha anche un nome e un cognome: Paolo Romano.
L’uomo che da ventiquattro anni non si lascia scorrere via.

Informazioni generali

La Banca europea per gli investimenti (BEI) è l'istituzione finanziaria a lungo termine dell'Unione Europea, di proprietà degli Stati membri. Finanziando progetti che promuovono otto priorità principali, gli investimenti della BEI contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi politici dell'UE, rafforzando l'azione per il clima e la protezione dell'ambiente, la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica, la sicurezza e la difesa, la coesione, l'agricoltura e la bioeconomia, le infrastrutture sociali, l'unione dei mercati dei capitali e un'Europa più forte in un mondo più pacifico e prospero.  Nel 2024, il Gruppo BEI, che comprende anche il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), ha firmato oltre 900 progetti per quasi 89 miliardi di euro, contribuendo a rafforzare la competitività e la sicurezza dell'Europa. Per quanto riguarda l’Italia, il Gruppo BEI ha firmato 99 operazioni nel 2024 per un totale di 10,98 miliardi di euro, contribuendo ad attivare investimenti nell’economia reale per quasi 37 miliardi di euro. Tutti i progetti finanziati dal Gruppo BEI sono in linea con l'Accordo di Parigi, come previsto nella nostra Climate Bank Roadmap. Quasi il 60% dei finanziamenti annui del Gruppo BEI sostiene progetti che contribuiscono direttamente alla mitigazione dei cambiamenti climatici, all'adattamento e a promuovere un ambiente più sano. Sostenendo l'integrazione dei mercati e mobilitando investimenti, le risorse investite dal Gruppo l'anno scorso hanno contribuito ad attivare oltre 100 miliardi di euro di investimenti a favore della sicurezza energetica europea e a mobilitare ulteriori 110 miliardi di euro a sostegno delle startup e scaleup europee. Inoltre, circa la metà dei finanziamenti della BEI all'interno dell'Unione europea è destinata alle regioni di coesione, dove il reddito pro-capite è inferiore alla media dell'UE.

• Il programma InvestEU fornisce all'Unione europea un finanziamento cruciale a lungo termine, facendo leva su ingenti fondi pubblici e privati a sostegno di una ripresa sostenibile. Inoltre, contribuisce a mobilitare gli investimenti privati per le priorità politiche dell'UE, come il Green Deal europeo e la transizione digitale. InvestEU riunisce sotto un unico tetto la moltitudine di strumenti finanziari dell'UE precedentemente disponibili per sostenere gli investimenti nell'Unione europea, rendendo il finanziamento di progetti di investimento in Europa più semplice, efficiente e flessibile. Il programma è costituito da tre componenti: il Fondo InvestEU, l'InvestEU Advisory Hub e il Portale InvestEU. Il Fondo InvestEU viene distribuito attraverso partner esecutivi che investiranno in progetti utilizzando la garanzia di bilancio dell'UE di 26,2 miliardi di euro. L'intera garanzia di bilancio sosterrà i progetti di investimento dei partner esecutivi, aumentando la loro capacità di rischio e mobilitando così almeno 372 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi.

SMAT  gestisce in 293 comuni dell’Area Metropolitana Torinese assicurando acqua potabile, fognatura e depurazione delle acque reflue per oltre 2,2 milioni di abitanti serviti.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori