Cerca

Attualità

Il Piemonte investe nel verde: a Chivasso arrivano 450 mila euro, a San Sebastiano da Po 297 mila

La Regione assegna complessivamente 8 milioni di euro per rigenerare habitat e tutelare le specie

Il Piemonte investe nel verde: a Chivasso arrivano 450 mila euro, a San Sebastiano da Po 297 mila

Il Piemonte investe nel verde: a Chivasso arrivano 450 mila euro, a San Sebastiano da Po 297 mila

C’è un filo verde che attraversa il Piemonte e arriva fino a Chivasso. Un filo fatto di alberi, zone umide, biodiversità e visione.

Dopo mesi di attesa, è ufficiale: il Parco del Sabiunè riceverà 450 mila euro dal Bando Biodiversità della Regione Piemonte, finanziato con fondi europei FESR 2021–2027. Un contributo che consolida l’idea, già tracciata dall’assessore Fabrizio Debernardi, di trasformare l’ex area industriale tra Po e Orco in un polmone naturale di oltre ottanta ettari.

La notizia è arrivata oggi dal Palazzo della Regione, dove l’assessore alla Montagna e alla Biodiversità Marco Gallo ha annunciato lo stanziamento complessivo di 8 milioni di euro per progetti di tutela ambientale e rigenerazione ecologica. Oltre la metà – quasi cinque milioni – è già stata assegnata a undici interventi sparsi in tutto il Piemonte, e tra questi Chivasso figura tra i protagonisti.

«La biodiversità è la più grande infrastruttura naturale che possediamo – ha detto Gallo –. Proteggerla significa investire nella qualità della vita e nella capacità dei territori di reagire ai cambiamenti climatici».

Parole che, a Chivasso, suonano come la conferma di un percorso iniziato da tempo: quello di una città che vuole riscattare il proprio passato industriale attraverso un futuro fatto di alberi, acqua e paesaggio.

Già nei mesi scorsi, Debernardi aveva raccontato il progetto del Sabiunè come parte di un disegno più ampio: rimuovere le specie invasive, piantare essenze autoctone come pioppi e salici, e ricreare un mosaico di ambienti naturali capaci di attrarre insetti, uccelli e piccoli mammiferi. Ora, con il contributo regionale, questa visione diventa più concreta. Il cantiere della rinaturalizzazione potrà estendersi e completare la trasformazione dell’ex impianto Unical–Ex Buzzi, una delle zone più compromesse del territorio. L’obiettivo è restituirla ai cittadini come bosco planiziale e zona umida, in coerenza con le linee guida del Parco del Po Piemontese e della Rete Natura 2000.

Il progetto si inserisce nella strategia della cosiddetta “corona verde”, un sistema di connessioni ecologiche che circonda l’area metropolitana torinese e che mira a ricucire città e natura. Chivasso, in questa mappa, diventa un tassello importante: punto di incontro tra i corridoi ecologici del Po e quelli dell’Orco, zona di ricarica per la fauna, ma anche nuovo spazio pubblico per i cittadini.

Debernardi insiste spesso su un concetto: «Non è un giardino, ma un ecosistema». Significa che l’area sarà gestita con criteri diversi da un parco urbano: manutenzione minima, erba tagliata solo ai lati dei sentieri, alberi lasciati cadere e decomporre per alimentare il suolo. È la logica della biodiversità: meno estetica, più equilibrio.

Ma il Sabiunè è anche un pezzo di una strategia economica. Chivasso ha partecipato ad altri tre bandi – Forestazione urbana (2,47 milioni di euro), Infrastrutture verdi (2,19 milioni) e Strategie urbane d’area – SUA (1,71 milioni) – tutti in attesa di approvazione. Se anche solo una parte di queste richieste venisse accolta, la città potrebbe disporre di un pacchetto complessivo di oltre 6 milioni di euro destinati alla transizione ecologica. Una cifra mai vista prima per un Comune di medie dimensioni.

Dietro le cifre, però, c’è una filosofia che vale più dei numeri: non costruire, ma ricostruire.

Non aggiungere cemento, ma restituire spazio alla natura. Una rivoluzione silenziosa che passa anche dai dettagli: come la deimpermeabilizzazione dei parcheggi di via Ceresa e via Libertini, dove l’asfalto nero lascerà il posto a materiali drenanti. Piccoli interventi, ma capaci di abbassare la temperatura urbana di alcuni gradi. In un’estate che ha toccato i quaranta, non è un dettaglio.

Il nuovo piano regolatore – spiegano dagli uffici tecnici – integrerà anche le indicazioni dello studio ISBe sulle isole di calore, per orientare i prossimi interventi. In altre parole, l’ambiente non sarà più un capitolo a parte, ma una chiave di lettura dell’intera pianificazione urbana.

Eppure, anche in un progetto così concreto, non mancano gli ostacoli. I fondi europei richiedono procedure complesse, i tempi di realizzazione sono lunghi, e la manutenzione futura resta una sfida. Ma la direzione, ormai, è chiara: meno asfalto, più alberi. Chivasso scommette su questa formula per diventare una città più vivibile, più fresca e più consapevole.

Gli altri progetti finanziati

Il Bando Biodiversità 2021–2027 ha già distribuito quasi cinque milioni di euro per undici interventi in tutto il Piemonte. Tra i principali beneficiari, oltre a Chivasso (450.000 euro), ci sono:

  • Cuneo – 427 mila euro per il Parco fluviale Gesso e Stura, con la riqualificazione dei laghi di San Lorenzo e la manutenzione dei canali.

  • Bagnolo Piemonte – 225 mila euro per il progetto MosaiCo, che mira ad ampliare i pascoli e creare nuove aree arbustive per la biodiversità pastorale.

  • San Sebastiano da Po – 297 mila euro per il recupero ambientale dell’ex cava Battagliana-Isolone.

  • Parco del Po Piemontese – 500 mila euro per pozze temporanee, nuove alberature e un pontile galleggiante.

  • Moncalieri – 443 mila euro per la riqualificazione naturalistica del Parco del Castello Reale.

  • Rivoli – 263 mila euro per la conservazione degli habitat naturali nel Parco Margherita Hack.

  • Asti – 495 mila euro per la rivegetazione del Parco Paleontologico.

  • Viverone (Biella) – 450 mila euro per la creazione di un’area umida dedicata alla testuggine palustre europea.

  • Albano Vercellese, Greggio, Oldenico e Villata – 500 mila euro complessivi per interventi di recupero ecologico coordinato.

  • Caprezzo (Verbano Cusio Ossola) – 421 mila euro per la gestione del corridoio ecologico tra la Val Grande e il Sacro Monte di Ghiffa.

In totale, 4,97 milioni già assegnati su una dotazione complessiva di 8 milioni di euro, con la possibilità di presentare nuovi progetti fino a dicembre 2025.

San Sebastiano da Po, l’ex cava che prova a rinascere

Tra i progetti finanziati con il Bando Biodiversità della Regione Piemonte, c’è anche quello di San Sebastiano da Po, dove arriveranno 297 mila euro per il recupero ambientale dell’ex cava Battagliana–Isolone. Una ferita aperta da decenni lungo la sponda del Po, dove per anni si sono scavati sabbia e ghiaia, e che oggi tenta di trasformarsi in un nuovo habitat naturale.

Non è un’operazione nata ieri. Già nel 2017 la Regione aveva certificato il completamento della prima fase di recupero morfologico dell’area, svincolando le fideiussioni depositate dalla società Allara S.p.A., incaricata degli interventi. Ma il tempo, si sa, è il peggior nemico dei progetti ambientali lasciati a metà: la vegetazione cresce disordinata, le piante soffocano, e il rischio è che tutto si riduca a una bonifica incompiuta.

In questi anni, infatti, non sono mancate le polemiche

Con il nuovo finanziamento regionale, San Sebastiano ha ora la possibilità di chiudere il cerchio, completando davvero il processo di rinaturalizzazione. Il progetto prevede interventi di pulizia, rimozione di specie invasive, piantumazione di essenze autoctone e miglioramento delle zone umide, in coordinamento con il Parco del Po Piemontese. In altre parole, trasformare un’area industriale dismessa in un ecosistema fluviale capace di rigenerarsi da solo.

L’ex cava Battagliana-Isolone si estende su circa 40 ettari di terreno, a ridosso dell’alveo del Po, tra San Sebastiano e Verolengo. In passato è stata al centro di contenziosi, fideiussioni e verifiche regionali, ma oggi può tornare a essere parte viva del paesaggio.

Non un parco da cartolina, ma un laboratorio di equilibrio naturale, dove l’acqua torna a scorrere e il verde a respirare.

Nel linguaggio dei bandi europei si parla di “restauro ecologico”. Ma, guardando oltre la formula, si tratta di qualcosa di più: una restituzione. Di suolo, di tempo, di bellezza. San Sebastiano non costruisce nulla di nuovo, semmai restituisce ciò che aveva perduto: il rapporto tra uomo e fiume.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori