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16 Ottobre 2025 - 08:00
Residenze Lac, 36 indagati: lottizzazione abusiva e falsi nel cantiere del Parco delle Cave
Appartamenti di lusso affacciati sull’acqua, terrazzi immersi nel verde e tre torri alte fino a quarantatré metri. Doveva essere uno dei simboli della riqualificazione urbana milanese, invece è diventato il cuore di una delle inchieste più pesanti degli ultimi anni sulla gestione del territorio. La Procura di Milano ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini a 36 persone, tra funzionari comunali, architetti, costruttori e professionisti, nell’ambito del fascicolo sulle Residenze Lac, il complesso residenziale di via Cancano, ai margini del Parco delle Cave. Secondo i magistrati Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini, coordinati dall’aggiunta Tiziana Siciliano, gli indagati avrebbero partecipato a una lottizzazione abusiva portata avanti con il frazionamento dell’area in due lotti e la successiva costruzione di tre torri residenziali destinate a circa duecento abitanti. L’inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, ipotizza che la società costruttrice Nexity Milano Parco delle Cave abbia eluso le norme urbanistiche, classificando l’intervento come “ristrutturazione edilizia” e non come “nuova costruzione”, così da evitare la pianificazione attuativa richiesta per progetti di questa portata.
Per la Procura, la falsificazione starebbe tutta lì: nell’utilizzo strumentale della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), che ha consentito di avviare i lavori senza il necessario piano particolareggiato. Un escamotage che avrebbe prodotto vantaggi economici considerevoli. Gli oneri concessori sarebbero stati calcolati in modo errato, con una differenza di oltre 618mila euro, mentre l’operatore avrebbe beneficiato di agevolazioni fiscali indebite, tra cui IVA ridotta e detrazioni per i futuri acquirenti. I pm sottolineano che “l’intervento, per altezze e densità edilizia, non poteva essere autorizzato senza un piano attuativo”, evidenziando che l’area interessata è classificata nel Pgt come zona di interesse ecologico, a tutela ambientale. Le Residenze Lac si affacciano infatti su un’area naturalistica frequentata da cittadini e associazioni ambientali, oggi congelata dal sequestro preventivo disposto nel luglio 2024 e confermato fino in Cassazione.
Secondo gli inquirenti, la manovra sarebbe stata resa possibile grazie a una rete di connivenze e omissioni all’interno degli uffici comunali. In particolare, lo Sportello Unico dell’Edilizia avrebbe consentito alla società operatrice di “monetizzare” le aree a standard pubblico — pari a 7.609 metri quadrati — “al vile prezzo di 193 euro al metro quadro”, cifra definita “fortemente sottostimata” rispetto ai valori di mercato. Si tratta di spazi che avrebbero dovuto essere ceduti al Comune come dotazioni pubbliche, ma che sono stati trasformati in un versamento economico minimo, in violazione delle norme urbanistiche. Nel mirino della Procura anche la convenzione urbanistica stipulata nel 2019 tra il Comune e la società Lakes Park, rogata dal notaio Dario Restuccia, anch’egli ora indagato: un atto che, secondo l’accusa, “non corrisponde a nessun modello legale di convenzione ammesso dalla legge”, perché privo di approvazione formale da parte del Consiglio comunale o della Giunta. È la prima volta che un notaio viene coinvolto in questa vasta inchiesta sull’urbanistica milanese.
Nell’elenco degli indagati compaiono nomi già noti: Paolo Mazzoleni, progettista delle Residenze Lac e oggi assessore all’Urbanistica del Comune di Torino, l’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, la dirigente Simona Collarini, responsabile del procedimento sul futuro stadio di San Siro, e gli architetti Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, ex presidenti della Commissione Paesaggio, già coinvolti in altri filoni dell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Milano”. Insieme a loro, Marco Cerri, Marco Prusicki e Luca Mangoni, anch’essi ex componenti della Commissione Paesaggio, accusati di falso ideologico per aver espresso pareri “favorevoli e falsamente conformi” al progetto. Per la Procura, gli atti di assenso sarebbero stati firmati “pur nella consapevolezza della mancanza dei requisiti urbanistici minimi”.
Il cantiere delle Residenze Lac resta fermo da oltre un anno. Le gru si stagliano immobili sopra un terreno recintato, simbolo della crisi del modello edilizio milanese. Le torri, che dovevano essere consegnate nella primavera 2026, sono oggi bloccate sotto sequestro. Decine di acquirenti hanno versato caparre o stipulato contratti preliminari e si trovano ora in una condizione di “famiglie sospese”, senza sapere se e quando potranno abitare le loro case. Il legale di Mazzoleni, Maurizio Bortolotto, mantiene una linea difensiva prudente: “Siamo tranquilli sul nostro operato. Attendiamo il processo con serenità, convinti della correttezza tecnica e amministrativa del progetto”.
La vicenda delle Residenze Lac si inserisce in un contesto più ampio che la Procura definisce “espansione edilizia incontrollata”. Un sistema in cui piani urbanistici, convenzioni e deroghe avrebbero consentito la costruzione di grandi complessi residenziali senza il necessario controllo pubblico. Le indagini su The Nest, Scalo House e Giardino Segreto completano il quadro di un’urbanistica flessibile al limite della legalità, in cui la Scia diventa la scorciatoia per progetti multimilionari. Con la chiusura delle indagini, ora spetta ai pubblici ministeri decidere se chiedere il rinvio a giudizio per tutti i 36 indagati. Il Comune di Milano, insieme ad alcuni cittadini che avevano segnalato le irregolarità, risulta parte offesa. Il futuro del cantiere di via Cancano, intanto, resta sospeso tra cemento, carte bollate e una domanda che pesa su tutta la città: chi controlla davvero come si costruisce a Milano?
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