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Ivrea in Azione

A Ivrea serrande abbassate e idee spente

Commercio in affanno, vie vuote e responsabilità pubblica: dalla filodiffusione alle politiche di sostegno, le scelte necessarie per ridare vita al centro di Ivrea.

A Ivrea serrande abbassate e idee spente

L'assessora Gabriella Colosso

Come in tante altre città italiane, le serrande che si abbassano non sono più un’eccezione ma una triste normalità. Solo le località turistiche e le grandi città sembrano resistere, grazie a amministrazioni che hanno creduto davvero nel turismo e che, anziché ignorare i piccoli negozi, li hanno valorizzati come parte essenziale dell’identità urbana.

Le amministrazioni comunali possono e devono fare molto per il commercio locale: incentivi economici, bandi mirati, promozione del territorio, sostegno concreto alle attività di vicinato. Sono strumenti che servono a rafforzare l’offerta commerciale esistente, favorire nuove aperture, ricucire un tessuto economico ormai sfilacciato e restituire vitalità alle strade del centro. Un commercio vivo, infatti, non è solo una questione economica: è una questione di sicurezza, di qualità della vita, di identità cittadina.

Ma per ottenere un ambiente urbano migliore serve una visione. E servono azioni concrete, condivise tra più assessorati: manutenzioni puntuali, pulizia costante, arredo urbano curato, gestione ordinata del verde pubblico. Tutto ciò che a Ivrea, oggi, continua purtroppo a mancare.
Certo, non tutta la colpa è delle amministrazioni. I comportamenti dei consumatori sono cambiati: lo shopping online ha rivoluzionato abitudini e mercati. Ma questo non può essere un alibi. La politica locale ha il dovere di fare qualcosa, di agire, di proporre. Nessuno è obbligato a candidarsi: se lo fai, devi avere un progetto, una visione, la volontà di migliorare la vita degli altri, non solo la tua. Governare una città non è un hobby né un trampolino di carriera.

filodiffusione

Durante un recente incontro pubblico con i commercianti ho lanciato una proposta semplice ma concreta: installare la filodiffusione nel centro cittadino nei weekend e nei periodi di festa — Natale, Carnevale, San Savino — per creare un’atmosfera più accogliente e vivace. L’ho presentata all’assessora competente, Gabriella Colosso, durante un confronto che avrebbe dovuto essere un momento di dialogo costruttivo. Invece, la mia idea è stata accolta con un atteggiamento polemico e, direi, eccessivamente difensivo. L’assessora, più che ascoltare, ha preferito contestare, trasformando un’occasione di confronto in un episodio di scontro personale. E non solo: ha poi continuato a screditare la proposta anche fuori da quella sede, con i colleghi di giunta, alcuni commercianti e persino con i giornalisti.

Un accanimento inspiegabile, soprattutto perché i rapporti politici tra noi sono sempre stati civili e collaborativi. Eppure, nonostante l’importante presenza dei commercianti all’incontro in Sala Santa Marta — e la totale assenza degli ambulanti — il Bando del Distretto del Commercio è stato dedicato quasi interamente proprio a loro, con l’acquisto di shopper e carrelli per il mercato. Una scelta che sa di improvvisazione e di superficialità, l’ennesima dimostrazione di come il commercio di vicinato venga sistematicamente ignorato o delegato ad altri.

Per fare politica servono idee, visione, sensibilità e competenza. Non bastano le chiacchiere, i sorrisi di circostanza e la “politica del gnegne”, quella delle giustificazioni e dei proclami vuoti. Quella non serve a nessuno.
Ogni decisione sbagliata si traduce in un’altra serranda abbassata, in un’altra vetrina spenta, in un altro pezzo di città che muore. Basta fare una passeggiata in via Palestro per capirlo: il numero crescente di locali sfitti non è solo un segnale economico, ma un allarme sociale.

Il commercio locale non è un problema secondario: è la spina dorsale della città. E se continua a piegarsi, prima o poi anche Ivrea rischia di cadere.

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