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16 Ottobre 2025 - 09:37
Associazione aBRCAdabra Donata Raschiotti
Il cammino di Donata, di Torre Canavese, comincia nel marzo 2014, quando il chirurgo la convoca per consegnarle il referto istologico del nodulo che le era stato asportato qualche settimana prima. Fino a quel momento, tutti pensavano fosse benigno. Ricorda ancora il tono pacato e le parole misurate del medico nel rivelarle che, invece, quell’intruso era un tumore triplo negativo, una forma aggressiva e curabile solo con la chemioterapia. La ferita era doppia: poco più di un anno prima, aveva perso sua madre per un tumore. E ora, senza neanche il tempo di riprendersi, Donata si ritrovava di nuovo dentro quel tunnel che conosceva fin troppo bene. Ma, stavolta, decisa a non farsi schiacciare.
Nell’estate del 2015, terminate le terapie, arriva un’altra notizia destinata a cambiare la sua vita: il test genetico a cui si era sottoposta rivela la presenza della mutazione BRCA-1, la stessa di cui si era parlato dopo il caso di Angelina Jolie. Donata ricorda di aver letto articoli e testimonianze in merito e comincia a documentarsi sul web. È così che scopre l’esistenza di aBRCAdabra ETS, un’associazione appena nata per sostenere chi convive con la stessa mutazione. Attraverso quell’incontro, Donata comprende meglio i rischi che ancora correva e, l’anno successivo, decide di non lasciare nulla al caso: sceglie di sottoporsi a interventi preventivi di annessiectomia e mastectomia, per togliere alla mutazione ogni potere sul suo destino.
L’associazione aBRCAdabra ETS è la prima realtà nazionale dedicata alle persone portatrici delle varianti patogenetiche dei geni BRCA-1 e BRCA-2 e alle loro famiglie. Collabora con strutture sanitarie e istituzioni per promuovere una corretta informazione sui tumori BRCA associati, individuare chi è a rischio oncogenetico, sostenere la ricerca scientifica e creare percorsi di prevenzione e diagnosi precoce. L’obiettivo è uno: garantire un’assistenza completa alle famiglie, mettendo al centro la persona portatrice della mutazione.
Le ricerche più recenti hanno evidenziato che, seppure con minore incidenza, la mutazione BRCA può aumentare il rischio anche per altre patologie oncologiche, come il tumore del pancreas e il melanoma, in entrambi i sessi.
L’associazione continua a crescere grazie al sostegno dei soci e alle donazioni. Tutte le informazioni e gli aggiornamenti sono disponibili sul sito ufficiale e sui canali social – Facebook, Instagram e LinkedIn. Quest’anno, aBRCAdabracelebra il suo decimo anniversario con un grande evento in programma il 17 e 18 novembre a Pavia, un momento per fare il punto sul cammino percorso e rinnovare l’impegno verso chi combatte ogni giorno.
Dopo aver conosciuto da vicino l’associazione e aver approfondito la conoscenza della mutazione genetica, Donata capisce di voler fare di più. «Il tumore lascia segni non solo nelle cicatrici, ma soprattutto nell’animo, e cambia il modo di vedere la vita», racconta. «Così ho deciso di fare qualcosa per le donne che potrebbero trovarsi nella mia stessa situazione e ho scelto di collaborare con l’associazione, diventando referente per il Piemonte. Aiuto le persone “mutate”, come me, che hanno bisogno di supporto, di ascolto, di non sentirsi sole».
Oggi, chi si rivolge ad aBRCAdabra può entrare in contatto con gruppi WhatsApp regionali: spazi riservati e protetti, gestiti dalle referenti, dove confrontarsi, chiedere consigli, condividere paure e speranze. Una rete di auto-aiuto cresciuta negli anni in modo esponenziale, capace di diventare un punto di riferimento vitale per centinaia di persone in tutta Italia.
Donata invita chiunque si trovi ad affrontare un percorso simile a non lasciarsi sopraffare dal panico e a seguire due regole semplici ma fondamentali: rivolgersi sempre a centri specializzati e non esitare a contattare associazioni di volontariato come la loro, che possono offrire orientamento, supporto e testimonianze preziose.
Durante il suo percorso, Donata vive anche una scoperta inaspettata: grazie all’associazione, scopre di avere una parente portatrice della stessa mutazione. Un genetista conferma che la mutazione deriva dalla linea paterna, risolvendo un interrogativo che la accompagnava da tempo. Un tassello di vita, una rivelazione che aggiunge consapevolezza e radici a un cammino già straordinario.
Oggi Donata guarda avanti e invita tutti alla prevenzione, con parole semplici e profonde: «È cruciale che ci sia una maggiore adesione alle campagne di prevenzione e che si sensibilizzino le nuove generazioni, spingendole a conoscere la propria storia familiare. L’albero genealogico può essere la chiave per scoprire eventuali predisposizioni ereditarie da discutere con il proprio medico di base».
La sua storia non è soltanto una testimonianza personale, ma un atto d’amore e di coraggio, un esempio concreto di come anche le prove più dure possano trasformarsi in un impegno civile e umano, capace di generare solidarietà e speranza.
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