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Addio a Gino Baroetto, la memoria storica del paese

Fondò il Museo delle Contadinerie insieme al fratello Arturo nel 2001. Renato Dutto: “Era la nostra enciclopedia vivente”.

Nel marzo del 2022, pochi giorni prima della fine dello stato d’emergenza Covid, amici e compaesani lo avevano festeggiato con una targa e un video che ripercorreva la sua vita

Nel marzo del 2022, pochi giorni prima della fine dello stato d’emergenza Covid, amici e compaesani lo avevano festeggiato con una targa e un video che ripercorreva la sua vita

A Lauriano è calato un silenzio denso di gratitudine. È mancato Gino Baroetto, 94 anni, l’uomo che per decenni ha custodito la memoria di un paese intero. “Era la nostra enciclopedia vivente”, scrive Renato Dutto nel suo commosso ricordo su Lauriano e Piazzo Domani. E in effetti, chiunque lo abbia conosciuto sa che Gino non era solo uno studioso: era un testimone, un raccoglitore instancabile di storie, un ponte tra generazioni.

Nato a Cocconato d’Asti il 4 gennaio 1931, Gino Baroetto aveva attraversato un secolo di trasformazioni senza mai perdere il suo legame con la terra e con le persone. Dopo aver lavorato come giardiniere al Comune di Torino e poi come capo della mensa delle Molinette, dove fu premiato dal sindaco Diego Novelli, aveva scelto di tornare a Lauriano. Qui si era dedicato anima e corpo al volontariato, alla parrocchia, e soprattutto alla ricerca storica.

Con la moglie Rosa Elia, mancata nel 2008, aveva scritto libri che oggi sono pietre miliari della memoria locale: “Lauriano le sue chiese nel tempo” (1997), “Ricordi di Lauriano: la lunga storia di un piccolo paese” (2001), e “Il Prezzo della Libertà” (2005), dedicato alle storie partigiane di Lauriano, Piazzo e Monteu da Po. Lì dentro, tra nomi, fotografie e testimonianze, si ritrova un intero mondo: quello della fatica, della solidarietà e del coraggio quotidiano.

Il suo sogno più grande, però, prese forma il 15 settembre 2001, quando inaugurò insieme al fratello Arturo il Museo delle Contadinerie di Lauriano. Un piccolo scrigno di civiltà, dove ogni zappa, ogni tino, ogni arnese raccontava la dignità di chi lavorava la terra. “Quel museo era la sua seconda casa”, ricorda ancora Dutto, “ci passava ore, a spiegare ai più giovani come si viveva un tempo, con il rispetto di chi non dimentica da dove viene”.

Non era solo uno studioso: era un uomo di comunità. Nel marzo del 2022, pochi giorni prima della fine dello stato d’emergenza Covid, amici e compaesani lo avevano festeggiato con una targa e un video che ripercorreva la sua vita. “Fu un momento di emozione pura”, scrive Dutto, “e Gino, dietro la mascherina, aveva lo sguardo di chi sa di aver lasciato un segno”.

Oggi quel segno resta, inciso nella storia e nei cuori. Ai figli Maria Grazia, Paola e Giuseppe e ai parenti di Gino vanno le condoglianze della comunità laurianese, ma anche la riconoscenza di tutti coloro che sanno che, senza memoria, un paese smette di essere se stesso.

Lauriano perde la sua memoria storica, ma conserva l’eredità di un uomo che ha saputo trasformare i ricordi in futuro. Perché, come scrive ancora Renato Dutto, “l’amico Gino ci mancherà molto: era la nostra coscienza, la voce delle radici”.

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