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11 Ottobre 2025 - 22:38
Endrio Milano, consigliere di minoranza
Il Consiglio comunale di Caselle Torinese ha approvato — con un solo voto favorevole e undici astensioni — una mozione dal titolo eloquente: “Contro la follia della corsa al riarmo”. Un documento politico che punta il dito contro le politiche del Governo in materia di difesa e investimenti militari, e che invita a un deciso cambio di rotta.
Il testo, presentato da Endrio Milano, consigliere del gruppo Progetto Caselle 2027 – Lista civica progressista, esprime la totale contrarietà dell’assemblea alle decisioni assunte dall’esecutivo nazionale in merito all’aumento delle spese per la difesa.
Nel documento si legge che il Consiglio “chiede al Governo, in conformità al dettato costituzionale, di recedere immediatamente dall’impegno sottoscritto in sede NATO e di attivarsi nelle opportune sedi europee per ottenere la sostituzione integrale del piano ‘Rearm Europe/Readiness 2030’ con un piano alternativo di investimenti finalizzati alla transizione ecologica e alla garanzia dei diritti fondamentali al lavoro, alla salute, all’istruzione e alla sicurezza sociale”.
Una posizione netta, che si inserisce nel più ampio dibattito nazionale sull’aumento della spesa militare — una misura che, secondo le intenzioni del Governo, dovrebbe portare il bilancio della difesa italiana al 2% del PIL entro il 2030, in linea con le richieste della NATO. Una prospettiva che tuttavia suscita resistenze crescenti, soprattutto nei contesti locali e civici, dove si teme che le risorse destinate alle armi vadano a scapito dei servizi pubblici essenziali.
La mozione, pur trovando spazio all’interno del Consiglio, ha ricevuto una sola adesione esplicita: quella del suo proponente. Tutti gli altri undici consiglieri presenti in aula hanno scelto di astenersi, determinando un’approvazione “tecnica” ma che evidenzia un marcato isolamento politico di Milano all’interno dell’assemblea.
Nonostante l’esito numerico, la mozione introduce un elemento di dibattito significativo. Oltre a chiedere una revisione degli impegni italiani in ambito militare, il documento impegna il sindaco di Caselle a convocare una seduta di Consiglio comunale aperta alla cittadinanza, per discutere pubblicamente il tema del riarmo e delle priorità di spesa dello Stato.
Un passaggio che, nelle intenzioni del proponente, dovrebbe trasformare una delibera locale in un’occasione di partecipazione e riflessione collettiva, riportando al centro dell’agenda politica il ruolo dei comuni nella promozione di una cultura di pace e nella difesa dei diritti sociali.
Come ha spiegato Milano nel suo intervento, “di fronte alla crisi ambientale, sociale ed economica che stiamo vivendo, parlare di riarmo è una follia. L’unico vero investimento per la sicurezza delle persone è quello in lavoro, salute, istruzione e ambiente”.
La mozione di Caselle si aggiunge così a una serie di iniziative analoghe promosse in diversi Comuni italiani, spesso su impulso di movimenti pacifisti e associazioni civiche che chiedono al Parlamento e al Governo di ridiscutere la strategia di riarmo europeo.
A Caselle, la discussione si è chiusa in un clima di compostezza istituzionale ma anche di evidente distanza politica tra le diverse forze rappresentate in Consiglio. Un segnale che, se da un lato conferma la libertà di espressione dei singoli consiglieri, dall’altro mette in luce la difficoltà di costruire, anche a livello locale, un consenso concreto attorno ai temi della pace e della giustizia sociale.
In tempi in cui anche la parola pace sembra essere diventata sovversiva, a Caselle Torinese un consigliere comunale ha avuto l’ardire di proporre una mozione dal titolo inequivocabile: “Contro la follia della corsa al riarmo”. E non parliamo di una boutade da social o di una petizione lanciata da qualche gruppo di attivisti. Parliamo di un atto politico, discusso in Consiglio comunale, che ha osato mettere nero su bianco ciò che in molti pensano ma pochi dicono: che spendere miliardi in armamenti, mentre ospedali e scuole cadono a pezzi, è un insulto alla ragione e al buon senso.
Il proponente, Endrio Milano, consigliere di Progetto Caselle 2027, ha messo il dito nella piaga: chiedere al Governo italiano di recedere dagli impegni NATO e di destinare quei fondi alla salute, al lavoro e all’istruzione. Semplice, limpido, perfino ovvio se ci si fermasse a pensare per cinque minuti. Ma nella politica contemporanea, l’ovvio è diventato rivoluzionario.
Eppure, alla fine della discussione, il risultato è stato quasi surreale: un solo voto favorevole, il suo. Undici astensioni. Undici mani che hanno preferito rimanere a metà strada, non schierarsi, non disturbare il manovratore. L’astensione, quella grande invenzione della politica italiana: non compromette, non rischia, non espone. È il rifugio perfetto di chi vuole essere presente ma invisibile.
Il paradosso è che nessuno ha votato contro. Nessuno ha avuto il coraggio di dire che la pace è una cattiva idea, o che il riarmo sia una follia sensata. Tutti, però, hanno scelto di non scegliere. Un capolavoro di equilibrio sterile, una fotografia impietosa del nostro tempo politico: dove il coraggio non sta più nelle decisioni, ma nel calcolo di come non prendersi responsabilità.
Così Caselle ha approvato una mozione storica con un solo voto. È una sconfitta aritmetica ma una piccola vittoria morale. Perché, nel deserto delle astensioni, quel voto solitario brilla come una candela accesa in una stanza buia. Ricorda che la politica può ancora avere un’anima, anche quando tutti sembrano averla dimenticata.
E se un giorno qualcuno dovesse chiedere dove è cominciata, almeno simbolicamente, la ribellione contro la logica del riarmo, si potrà rispondere: a Caselle, con un solo voto. Uno solo, ma sufficiente per dire che la coscienza, a volte, vale più della maggioranza.
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