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Bambini adulti troppo presto: il Brasile dichiara guerra all’adultizzazione digitale

Dopo la denuncia di FELCA, il Paese sudamericano si mobilita contro la crescente esposizione dei minori a contenuti sessuali e comportamenti da adulti sui social. Inasprite le leggi, avviate campagne educative e creati centri di supporto per le vittime di sfruttamento digitale

Una battaglia inedita di un Paese che si mobilita per proteggere le nuove generazioni da un fenomeno invisibile ma devastante

Un bambino di pochi anni, con uno smartphone in mano, scorre video che parlano di sesso, di corpi, di relazioni adulte: tutto a portata di clic. È una scena che ormai si ripete sempre più spesso, ma dietro alla sua apparente innocenza si cela un allarme urgente e profondo: quello dell’adultizzazione digitale, un fenomeno che in Brasile ha acceso una mobilitazione sociale e istituzionale senza precedenti dopo la denuncia presentata da FELCA, un’organizzazione attiva nella difesa dei diritti delle donne e delle famiglie in America Latina. Questo grido d’allarme non investe soltanto una generazione, ma mette in pericolo il futuro stesso dell’infanzia, sempre più esposta a contenuti inappropriati e a forme tattiche o subdole di sfruttamento mediatico e digitale.

L’adultizzazione digitale descrive una condizione in cui bambini e adolescenti vengono immersi, talvolta forzatamente, in ambienti — reali e virtuali — dominati da contenuti, richieste e dinamiche proprie del mondo adulto. Si tratta di un’alterazione precoce e traumatica dei confini evolutivi, soprattutto nelle aree della sessualità, del consumo, dell’autopromozione e dei comportamenti sociali. In Brasile, ciò si traduce spesso in video, challenge e narrazioni digitali che trasformano i minori in piccoli performer di temi e situazioni tipiche dell’età matura, con un impatto potenzialmente devastante sulla loro formazione psicologica, affettiva e sociale.

Le piattaforme social – motore e amplificatore di queste dinamiche – rispondono in gran parte alla logica della visibilità e del successo. Spinte dalla richiesta di engagement e dalla pressione degli algoritmi, tali piattaforme spesso favoriscono e premiano contenuti che suscitano scandalo o clamore, mettendo in competizione l’attenzione e la notorietà anche di utenti minorenni. Così, molti ragazzi si sentono spinti a imitare modelli comportamentali inadeguati all’età, nel tentativo di apparire “grandi” prima del tempo.

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È stato proprio FELCA a lanciare l’allarme in modo pubblico nel 2025, denunciando la diffusione virale di video e contenuti digitali che mostrano bambine e bambini coinvolti in performance con espliciti richiami sessuali o in comportamenti adulti — spesso alimentati da logiche di intrattenimento, monetizzazione e visibilità superficiale. Questa denuncia ha innescato una reazione robusta in Brasile: associazioni della società civile, esperti in diritto minorile, politici, educatori e cittadini si sono mobilitati per un confronto intenso e urgente sul tema.

La situazione ha assunto una tale rilevanza che il governo brasiliano si è sentito costretto a esplorare modifiche legislative e interventi mirati per proteggere i minori dall’adultizzazione digitale. Le autorità hanno attivato una serie di iniziative concrete: una revisione e inasprimento delle normative in materia di protezione dei dati e privacy dei minori online, con sanzioni più severe per chi promuove contenuti lesivi; campagne di sensibilizzazione rivolte a genitori, educatori e agli stessi giovani sull’uso consapevole dei social media; collaborazioni con piattaforme digitali per limitare la diffusione di contenuti che incoraggiano o normalizzano l’adultizzazione; e la creazione di servizi di supporto psicologico e legale per le vittime di sfruttamento mediatico e abuso digitale in molte città del paese.

Accanto alle azioni istituzionali, cresce il richiamo rivolto alle famiglie e alle scuole affinché diventino “sentinelle attive” e ben informate. In Brasile si stanno diffondendo progetti educativi e iniziative didattiche che mirano a insegnare ai giovani un uso critico, etico e sano della tecnologia, promuovendo strumenti cognitivi e affettivi che salvaguardino la loro innocenza e il loro diritto a crescere protetti.

Genitori e insegnanti vengono incoraggiati a instaurare un dialogo sincero e aperto con i ragazzi su temi complessi legati alla comunicazione digitale, offrendo chiavi interpretative per comprendere e respingere messaggi manipolatori o pericolosi. È fondamentale che i più giovani abbiano consapevolezza dei meccanismi che spesso si insinuano nei social media e sappiano riconoscere quando una proposta, un video o una sfida superano i confini del lecito e del rispettoso.

Il caso brasiliano, pur avendo modalità e caratteristiche locali, è lo specchio di un problema di scala globale: l’adultizzazione dei bambini nell’era digitale non conosce confini nazionali. Tuttavia, ogni paese declina questa sfida secondo le proprie dinamiche culturali, sociali e normative. In molti paesi dell’America Latina, la portata del fenomeno è aggravata da contesti di disuguaglianza sociale, limitato accesso all’educazione digitale e da tradizioni culturali che possono rendere i minori ancora più vulnerabili.

La mobilitazione brasiliana si configura dunque come un laboratorio di soluzioni innovative su cui riflettere e da cui trarre insegnamenti. La sfida cruciale consisterà nel conciliare la crescita della tecnologia e della creatività digitale con il rispetto dell’età, della dignità e dell’autonomia dei bambini, costruendo uno spazio virtuale che non diventi luogo di sfruttamento o di erosione dell’innocenza.

Serve un impegno condiviso, che coinvolga governi, piattaforme digitali, società civile, istituzioni educative e famiglie, per costruire un ecosistema digitale sano, dove i più piccoli possano crescere protetti, liberi, consapevoli — e dove il loro futuro non sia sacrificato sull’altare della visibilità.

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