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10 Ottobre 2025 - 23:44
Un bambino di pochi anni, con uno smartphone in mano, scorre video che parlano di sesso, di corpi, di relazioni adulte: tutto a portata di clic. È una scena che ormai si ripete sempre più spesso, ma dietro alla sua apparente innocenza si cela un allarme urgente e profondo: quello dell’adultizzazione digitale, un fenomeno che in Brasile ha acceso una mobilitazione sociale e istituzionale senza precedenti dopo la denuncia presentata da FELCA, un’organizzazione attiva nella difesa dei diritti delle donne e delle famiglie in America Latina. Questo grido d’allarme non investe soltanto una generazione, ma mette in pericolo il futuro stesso dell’infanzia, sempre più esposta a contenuti inappropriati e a forme tattiche o subdole di sfruttamento mediatico e digitale.
L’adultizzazione digitale descrive una condizione in cui bambini e adolescenti vengono immersi, talvolta forzatamente, in ambienti — reali e virtuali — dominati da contenuti, richieste e dinamiche proprie del mondo adulto. Si tratta di un’alterazione precoce e traumatica dei confini evolutivi, soprattutto nelle aree della sessualità, del consumo, dell’autopromozione e dei comportamenti sociali. In Brasile, ciò si traduce spesso in video, challenge e narrazioni digitali che trasformano i minori in piccoli performer di temi e situazioni tipiche dell’età matura, con un impatto potenzialmente devastante sulla loro formazione psicologica, affettiva e sociale.
Le piattaforme social – motore e amplificatore di queste dinamiche – rispondono in gran parte alla logica della visibilità e del successo. Spinte dalla richiesta di engagement e dalla pressione degli algoritmi, tali piattaforme spesso favoriscono e premiano contenuti che suscitano scandalo o clamore, mettendo in competizione l’attenzione e la notorietà anche di utenti minorenni. Così, molti ragazzi si sentono spinti a imitare modelli comportamentali inadeguati all’età, nel tentativo di apparire “grandi” prima del tempo.
È stato proprio FELCA a lanciare l’allarme in modo pubblico nel 2025, denunciando la diffusione virale di video e contenuti digitali che mostrano bambine e bambini coinvolti in performance con espliciti richiami sessuali o in comportamenti adulti — spesso alimentati da logiche di intrattenimento, monetizzazione e visibilità superficiale. Questa denuncia ha innescato una reazione robusta in Brasile: associazioni della società civile, esperti in diritto minorile, politici, educatori e cittadini si sono mobilitati per un confronto intenso e urgente sul tema.
La situazione ha assunto una tale rilevanza che il governo brasiliano si è sentito costretto a esplorare modifiche legislative e interventi mirati per proteggere i minori dall’adultizzazione digitale. Le autorità hanno attivato una serie di iniziative concrete: una revisione e inasprimento delle normative in materia di protezione dei dati e privacy dei minori online, con sanzioni più severe per chi promuove contenuti lesivi; campagne di sensibilizzazione rivolte a genitori, educatori e agli stessi giovani sull’uso consapevole dei social media; collaborazioni con piattaforme digitali per limitare la diffusione di contenuti che incoraggiano o normalizzano l’adultizzazione; e la creazione di servizi di supporto psicologico e legale per le vittime di sfruttamento mediatico e abuso digitale in molte città del paese.
Accanto alle azioni istituzionali, cresce il richiamo rivolto alle famiglie e alle scuole affinché diventino “sentinelle attive” e ben informate. In Brasile si stanno diffondendo progetti educativi e iniziative didattiche che mirano a insegnare ai giovani un uso critico, etico e sano della tecnologia, promuovendo strumenti cognitivi e affettivi che salvaguardino la loro innocenza e il loro diritto a crescere protetti.
Genitori e insegnanti vengono incoraggiati a instaurare un dialogo sincero e aperto con i ragazzi su temi complessi legati alla comunicazione digitale, offrendo chiavi interpretative per comprendere e respingere messaggi manipolatori o pericolosi. È fondamentale che i più giovani abbiano consapevolezza dei meccanismi che spesso si insinuano nei social media e sappiano riconoscere quando una proposta, un video o una sfida superano i confini del lecito e del rispettoso.
Il caso brasiliano, pur avendo modalità e caratteristiche locali, è lo specchio di un problema di scala globale: l’adultizzazione dei bambini nell’era digitale non conosce confini nazionali. Tuttavia, ogni paese declina questa sfida secondo le proprie dinamiche culturali, sociali e normative. In molti paesi dell’America Latina, la portata del fenomeno è aggravata da contesti di disuguaglianza sociale, limitato accesso all’educazione digitale e da tradizioni culturali che possono rendere i minori ancora più vulnerabili.
La mobilitazione brasiliana si configura dunque come un laboratorio di soluzioni innovative su cui riflettere e da cui trarre insegnamenti. La sfida cruciale consisterà nel conciliare la crescita della tecnologia e della creatività digitale con il rispetto dell’età, della dignità e dell’autonomia dei bambini, costruendo uno spazio virtuale che non diventi luogo di sfruttamento o di erosione dell’innocenza.
Serve un impegno condiviso, che coinvolga governi, piattaforme digitali, società civile, istituzioni educative e famiglie, per costruire un ecosistema digitale sano, dove i più piccoli possano crescere protetti, liberi, consapevoli — e dove il loro futuro non sia sacrificato sull’altare della visibilità.
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