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A Settimo la scienza scappa: Piastra e Netto censurano Leonardo per paura di Gaza

Tra polemiche per l'invito a Cingolani, accuse di complicità nelle forniture a Israele e una cancellazione silenziosa: il festival dell'innovazione diventa spettacolo di ipocrisia

A Settimo la scienza scappa: Piastra e Netto censurano Leonardo per paura di Gaza

Il programma ufficiale...

C’è chi chiama questo evento Festival dell’Innovazione e della Scienza. Ma a Settimo Torinese, ormai, bisognerebbe ribattezzarlo Festival dell’Imbarazzo Permanente. Ogni anno, puntuale come una raccomandata Equitalia, il direttore della Fondazione ECM, Dario Netto, riesce a combinare un pasticcio nuovo di zecca. Lo scorso anno fu la volta dei posti “esauriti” ancor prima che iniziasse lo show con Alessandro Barbero: sold out ufficiale, polemiche, audience promettenti e delusioni dietro le quinte.
Quest’anno, invece, la genialata è stata invitare Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo S.p.A., insieme ad Antonio Calabrò di Pirelli, per parlare di “Cultura Politecnica”.

Un’accoppiata rigorosa, almeno sulla carta. Se non fosse che proprio in questi giorni, tra bombe su Gaza, proteste internazionali e accuse pesanti al governo italiano di complicità nel genocidio palestinese, il nome di Cingolani – ex ministro della Transizione Ecologica e oggi al vertice del colosso bellico nazionale – suona come un detonatore politico.

Appena il suo volto è comparso sulla locandina ufficiale del festival, è partito il tam tam: “Blocchiamo Cingolani, complice del genocidio in Palestina!” si leggeva in alcuni banner comparsi in rete. Appuntamento davanti alla Biblioteca Archimede, dove venerdì si sarebbe dovuto tenere l’incontro.

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E così, mentre a Settimo si preparavano i teli con slogan come “Vendere armi non è innovazione”, qualcuno dev’essersi accorto che il vento stava girando. Un vento che ha soffiato forte fino alle orecchie della sindaca Pd Elena Piastra e agli uffici della Fondazione ECM, dove, tra un caffè e un “ma chi ce l’ha fatto fare?”, è scattato il panico...

Nel giro di poche ore, Cingolani è sparito da ogni programma. Cancellato. Come un treno di Trenitalia soppresso senza annuncio. Nessuna nota ufficiale, nessuna spiegazione. Nulla. Solo un silenzio imbarazzato, rotto dal solito “per impegni improvvisi, preferisce non esserci”.

Antonio Calabrò, invece, è rimasto solo soletto. Lui sì, a raccontare la Cultura Politecnica davanti a un pubblico che, dopo tutto questo trambusto, probabilmente si aspettava una conferenza di fisica quantistica più movimentata.

D’altronde, anche questo è “equilibrio”: parola chiave di questa edizione del festival. Un equilibrio che però, a quanto pare, a Settimo serve solo per giustificare le capriole organizzative degli organizzatori, organizzati dal comune (Fondazione è detenuta al 100%) che peraltro dicono di fare solo questo (cioè organizzare il festival) tutto l'anno... Chapeau! Bel lavoro!

Ora, delle due l’una: o Netto e il suo entourage non leggono i giornali, quelli di oggi, di ieri, dell'altro ieri, di due mesi fa, di un anno fa e non hanno idea del clima politico in cui viviamo, oppure – ipotesi forse peggiore – pensavano davvero che invitare il capo dell’industria bellica italiana in un momento del genere potesse passare inosservato.

Possibile che nessuno, tra assessori, dirigenti e funzionari comunali, abbia pensato che Cingolani potesse diventare un problema?

Detto tutto questo, la cancellazione silenziosa di Cingolani dal palinsesto del Festival non è un fatto banale: è la paura del coinvolgimento, il tentativo di disinnescare la protesta, la volontà di mantener pulita l’immagine pubblica di Settimo e soprattuto dell'Amministrazione comunale guidata dalla sindaca Elena Piastra. 

Intanto il Festival va avanti, tra talk, sorrisi patinati e hashtag su Instagram. Ma la realtà è che la vera innovazione, a Settimo, è la capacità di cancellare in un clic ciò che disturba. Gli errori? Sempre “per impegni improvvisi”. Le proteste? Non pervenute. Le responsabilità? Mai riconosciute.

Insomma: anche quest’anno il Festival dell’Innovazione si conferma un grande spettacolo. Ma non di scienza. Di ipocrisia.

***

  • Leonardo S.p.A. è una società italiana a controllo pubblico che opera nei settori dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza. 

  • Il gruppo, che realizza tecnologie militari e sistemi bellici, è coinvolto in commesse internazionali e progetti strategici sia con governi che con istituzioni.

  • Leonardo è esplicitamente criticato per aver continuato scambi commerciali con Israele, nonostante le pressioni internazionali e accuse che l’azione israeliana su Gaza costituisse genocidio o crimini contro l’umanità.

  • Nei giorni scorsi è stata presentata una denuncia da parte del gruppo Giuristi e Avvocati per la Palestina (GAP) contro il governo italiano e Leonardo, per “complicità in crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio”, sostenendo che le forniture belliche e i rapporti mantenuti con lo Stato israeliano abbiano favorito il perpetrarsi delle azioni militari. 

  • Più nello specifico, l’esposto cita responsabilità di figure come Giorgia Meloni, i ministri Tajani e Crosetto, e anche di Roberto Cingolani, in quanto ad oggi al vertice dell’azienda più importante d’Italia in campo difesa. 

  • Qualche elemento usato per l’argomentazione legale è che il governo italiano non avrebbe sospeso del tutto le vendite di armamenti, e che Leonardo avrebbe continuato a fornire “materiale bellico” nonostante le condanne internazionali.

La morale?

A Settimo Torinese è in corso il Festival dell’Innovazione e della Scienza. Tema dell’anno: l’equilibrio. Già, perché ce ne vuole parecchio per restare in equilibrio tra le bombe su Gaza e i sorrisi istituzionali, tra i talk sulla sostenibilità e le aziende che vendono missili, tra i laboratori dei bambini e i laboratori bellici.

Il direttore della Fondazione ECM, Dario Netto, aveva invitato Roberto Cingolani, oggi amministratore delegato di Leonardo, a parlare di cultura politecnica. Già, la cultura politecnica: quella cosa che, a sentire chi ne sa di già, risolve tutto. Il sapere scientifico che si fa pensiero, il pensiero che si fa ingegneria, l’ingegneria che si fa bomba. E tutto in nome del progresso. Peccato che qualcuno in giro per la provincia di Torino deve essersi ricordato che Leonardo non è solo un genio del Rinascimento ma anche il principale produttore di armi d’Italia, e che nel frattempo a Gaza i bambini muoiono sotto i droni. E allora l’equilibrio si è rotto.

Cingolani è sparito dal programma, puff, come un miraggio tra un convegno e un comunicato stampa. Silenzio di tomba. Nessuna spiegazione. Forse “per impegni improvvisi”. O forse perché l’unica innovazione che a Settimo si riesce davvero a praticare è quella di cancellare ciò che disturba.

La sindaca Elena Piastra? Nessun commento. Lei è maestra di equilibrio da anni: mai uno scivolone, mai una parola di troppo, mai un’opinione che non passi prima per il filtro dell’opportunità. E in questo, bisogna riconoscerlo, è un talento naturale.

Alla fine, resta l’immagine perfetta di un’Italia che si muove tra droni e aperitivi culturali, tra Gaza e gli sponsor, tra missili e conferenze sulla pace. Si può essere pacifisti e ospitare chi produce armi, ambientalisti e invitare chi trivella, progressisti e restare zitti. L’importante è non sbilanciarsi troppo, e magari sorridere davanti ai fotografi.

Perché a Settimo Torinese, come altrove, l’equilibrio non è una virtù: è una strategia. E forse l’unica innovazione vera è proprio questa — riuscire a stare sempre in piedi, anche quando la coscienza vacilla.


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