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Paura e tensione nel ricordo del 7 ottobre: Roma blindata, divieti a Bologna e Torino

Due anni dopo l’attacco di Hamas, l’Italia si prepara a commemorare le vittime tra allarmi per la sicurezza, manifestazioni vietate e polemiche sulla partita Italia-Israele. Le comunità ebraiche chiedono rispetto e coerenza alle istituzioni

Paura e tensione nel ricordo del 7 ottobre: Roma blindata, divieti a Bologna e Torino

Paura e tensione nel ricordo del 7 ottobre: Roma blindata, divieti a Bologna e Torino

Due anni dopo il terribile attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, l’Italia torna a fare i conti con la paura e con la memoria. Quel giorno di sangue, in cui centinaia di civili israeliani furono uccisi e decine di persone prese in ostaggio, segna ancora profondamente le comunità ebraiche italiane. Ma il ricordo, quest’anno, si intreccia con nuove tensioni e con un’allerta sicurezza senza precedenti.

A Roma, la città è blindata: controlli serrati nelle stazioni, pattugliamenti intensificati nei pressi del Ghetto, delle sinagoghe, delle scuole ebraiche e dei centri culturali. La commemorazione ufficiale delle vittime, inizialmente prevista per il 7 ottobre, è stata rinviata a domenica 12 ottobre, nel rispetto della festività ebraica di Sukkot. Si terrà nella capitale alla presenza di autorità politiche e religiose, in un clima di raccoglimento ma anche di riflessione sulla convivenza e sulla tutela dei diritti.

Il Ministro Piantedosi

Il Ministro Piantedosi

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi conferma che «l’attenzione è molto alta», pur precisando che non ci sono al momento segnali specifici di minaccia. Sulle manifestazioni non autorizzate previste per domani, a Bologna e Torino, Piantedosi ha chiarito la linea del Viminale: «Siamo sempre cauti nel vietare manifestazioni per motivi ideologici, ma inneggiare al 7 ottobre significa fare apologia di un atto terroristico. E quel tema richiama i violenti, quelli che poi scendono in piazza per devastare».

A Bologna, il prefetto Enrico Ricci ha vietato la manifestazione indetta dai Giovani Palestinesi, che sui social avevano rilanciato lo slogan “Viva il sette di ottobre, viva la resistenza palestinese”, celebrando quella che definiscono “la più grande azione di resistenza degli ultimi decenni contro l’occupazione sionista”. Nonostante il divieto, gli organizzatori hanno annunciato di voler comunque scendere in piazza Nettuno. Un’iniziativa analoga è prevista a Torino, in piazza Castello, alle 19.30 di domani.

E mentre cresce la tensione, monta anche la polemica sulla partita Italia-Israele, in programma il 14 ottobre a Udine. Alcuni esponenti di Avs, Andrea Di Lenardo e Serena Pellegrino, hanno accusato il governo di aver “autorizzato il Mossad ad agire a Udine”, chiedendo chiarimenti sui poteri concessi ai servizi segreti israeliani. «Sono autorizzati ad aprire il fuoco contro cittadini italiani? In quali casi?», hanno domandato in una nota. Ma in serata è arrivata la smentita ufficiale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che ha negato qualsiasi coinvolgimento di agenzie di intelligence straniere in occasione del match.

Il clima di tensione si avverte ovunque. La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, parla di “un dolore profondo trasformato in paura di vivere anche nelle nostre città”. Aggiunge parole durissime contro quella che definisce “un’Italia disposta a cedere coerenza e rigore senza comprendere la gravità di quanto sta accadendo”. E conclude con un appello: «L’ora è grave e la speranza di recuperare serenità e convivenza resta il nucleo delle nostre preghiere».

Dalla Comunità ebraica di Roma, il presidente Victor Fadlun non nasconde l’amarezza: «Il 7 ottobre avremmo voluto unirci in raccoglimento per ricordare le vittime e pregare per il ritorno degli ostaggi. Invece abbiamo visto striscioni e slogan che celebrano gli assassini. È aberrante». A Milano, il presidente Walker Meghnagi parla di “preoccupazione quotidiana”, segno di un disagio che non si dissolve.

L’Ucei ha organizzato, per accompagnare la commemorazione, un convegno dal titolo “La storia stravolta e il futuro da costruire”, a cui parteciperanno, oltre alla stessa Di Segni, il ministro dell’Interno Piantedosi, il presidente del CnelRenato Brunetta e l’ambasciatore israeliano Jonathan Peled. Un momento di confronto che vuole trasformare il ricordo in riflessione, e la memoria in consapevolezza.

La paura, però, resta. E mentre Roma si prepara alla cerimonia ufficiale, il Paese intero si misura con un equilibrio sempre più fragile, tra libertà di espressione, sicurezza e memoria.

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