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06 Ottobre 2025 - 13:29
Mazzè riscopre la memoria: presente alla visita “Tracce” al Museo della Resistenza di Torino
Un pomeriggio di scoperta e memoria, partecipato e denso di emozioni anche per Mazzè. Sabato 4 ottobre, il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino ha accolto un numeroso gruppo di visitatori per la visita guidata gratuita organizzata nell’ambito dell’iniziativa “Tracce”, un appuntamento pensato per riportare l’attenzione su uno dei luoghi più profondi e identitari del capoluogo piemontese.
L’esperienza, condotta dagli operatori museali del centro di corso Valdocco, ha raccolto grande entusiasmo e pieno gradimento da parte dei partecipanti. Un pubblico attento e curioso, composto da cittadini, studenti e appassionati di storia, ha seguito con partecipazione un percorso immersivo che ha intrecciato documenti, testimonianze e installazioni multimediali per raccontare le vicende della Torino della Resistenza.
La visita si è snodata tra le sale che custodiscono la memoria della città occupata, dei rastrellamenti, dei luoghi di prigionia e della rinascita democratica. Un itinerario non solo storico ma anche civile, costruito per far rivivere – attraverso immagini, suoni e parole – la complessità di un’epoca che ha segnato in modo indelebile la storia italiana.
Gli operatori museali, definiti dai partecipanti “competenti e appassionati”, hanno saputo accompagnare i visitatori in un dialogo autentico con la memoria, restituendo alle vicende partigiane e alle storie individuali la loro dimensione più umana. “È un luogo che non tutti conoscono – hanno commentato i presenti – ma che andrebbe visitato almeno una volta per comprendere davvero da dove veniamo”.
L’iniziativa “Tracce” ha voluto mettere in luce proprio questo: la necessità di riscoprire il patrimonio culturale e morale custodito dal Museo Diffuso, spesso considerato una realtà di nicchia ma in realtà capace di parlare a ogni generazione. La struttura, situata nei sotterranei di Palazzo San Celso, rappresenta oggi uno dei centri più avanzati in Italia per la divulgazione della storia della Resistenza e per la riflessione sui diritti umani e civili.
Il pomeriggio si è concluso con applausi, sorrisi e la promessa unanime di ripetere presto l’esperienza. Un successo che conferma come la memoria, quando raccontata con passione, non sia mai un esercizio del passato ma una chiave di lettura per il presente.
La Resistenza è stata il movimento politico, militare e civile che, tra il 1943 e il 1945, si oppose al nazifascismo in Italia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca del Nord Italia, uomini e donne di ogni età e provenienza sociale decisero di ribellarsi al regime fascista e all’esercito nazista, organizzandosi in formazioni partigiane e combattendo per la libertà, la democrazia e la dignità del Paese.
Non fu solo una guerra contro l’invasore, ma anche una battaglia morale e civile: la Resistenza rappresentò la rinascita di un’Italia nuova, libera dalle dittature e capace di fondare se stessa su valori condivisi come uguaglianza, giustizia, solidarietà e diritti umani. Dalle montagne del Piemonte alle città, dalle campagne del Centro Italia fino al Sud già liberato, migliaia di persone – militari sbandati, operai, contadini, studenti, donne e sacerdoti – scelsero di opporsi al totalitarismo pagando spesso con la vita.
Ricordare la Resistenza oggi è importante per almeno tre motivi fondamentali.
Anzitutto, perché è la radice storica della nostra democrazia: dalla lotta partigiana nacque la Costituzione italiana, scritta da chi aveva conosciuto sulla propria pelle la dittatura e ne aveva rifiutato l’ingiustizia. In quelle pagine si trovano ancora oggi i principi della libertà di pensiero, del diritto al lavoro, della parità tra uomini e donne, del ripudio della guerra.
In secondo luogo, ricordarla serve a difendere la memoria collettiva da ogni tentativo di revisionismo o banalizzazione. La Resistenza non fu un episodio marginale, ma un punto di svolta nella storia europea: il momento in cui un popolo, dopo vent’anni di propaganda e paura, scelse di dire no.
Infine, è un dovere civile verso chi sacrificò tutto per restituire all’Italia la libertà. Le loro storie – spesso silenziose, dimenticate, ma piene di coraggio – ci ricordano che la libertà non è mai scontata, e che ogni generazione deve impegnarsi per custodirla.
In un tempo in cui i valori democratici sono messi alla prova da nuove forme di odio, autoritarismo e disinformazione, ricordare la Resistenza significa tenere viva la coscienza critica del Paese. Non è solo un esercizio di memoria, ma un atto di responsabilità: un modo per dire che la libertà, come la pace, va difesa ogni giorno.
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