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Val Germanasca. 18 mesi di lavori e 850.000 euro per ritrovare la strada

Dopo anni di frane, muri crollati e isolamento, la Val Germanasca torna a respirare. Con 850 mila euro di lavori, la provinciale 170 è di nuovo sicura: un segnale di attenzione per chi vive in montagna, dove ogni metro di strada vale come una promessa di futuro.

Val Germanasca.  18 mesi di lavori e 850.000 euro per ritrovare la strada

Val Germanasca. 18 mesi di lavori e 850.000 euro per ritrovare la strada

In Val Germanasca, il rumore dei cantieri ha finalmente sostituito quello delle frane. Lungo la strada provinciale 170 di Massello, per anni simbolo di abbandono e precarietà, sono tornati a lavorare mezzi e uomini per restituire sicurezza a un’arteria vitale, l’unica che tiene unito il paese al resto del mondo. In questi luoghi aspri e magnifici, dove le rocce incombono e i torrenti scavano profondi solchi nella valle, anche una piccola crepa può trasformarsi in un incubo. E per chi abita qui, ogni frana è più di un disagio: è un isolamento che pesa come un macigno sulla vita quotidiana.

Lo sanno bene gli abitanti di Massello, che nel 2022 si ritrovarono tagliati fuori da tutto. Un muro cedette improvvisamente nella zona delle Grange, costringendo a chiudere la strada e a organizzare un servizio navetta per collegare gli studenti e i residenti alle auto parcheggiate più a valle. Erano giorni di pioggia, di paura, di attesa: la valle si era spezzata, e con essa la routine di chi da sempre vive in equilibrio tra la montagna e la civiltà.

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Oggi quella ferita è rimarginata. Dopo un anno e mezzo di lavori, coordinati dalla Direzione Viabilità 2 della Città Metropolitana di Torino, la Provinciale 170 torna a essere percorribile in sicurezza. Gli interventi, per un totale di 850 mila euro, sono stati possibili grazie ai fondi del PNRR e ai contributi regionali provenienti dai canoni idrici. Ma dietro ai numeri c’è molto di più: c’è il lavoro concreto su un terreno difficile, l’impegno di tecnici e operai che hanno affrontato pareti scoscese, roccia friabile, muri che si piegavano sotto il peso del tempo.

Sono state consolidate le pareti dove la montagna minacciava di franare, rimosse le porzioni di roccia instabili, rinforzati i muri di contenimento che si gonfiavano come vecchie ferite non più suturate. Sono comparse nuove barriere metalliche, là dove prima non c’era alcuna protezione, e sono stati ricostruiti i tratti di asfalto più deteriorati, quelli che da anni si sfaldavano sotto le piogge torrenziali e le gelate invernali. L’acqua, nemico silenzioso delle strade di montagna, ora scorre più ordinata grazie alla correzione delle pendenze e al rifacimento dei canali di scolo.

Ma ciò che più conta è il significato di questo intervento per chi qui vive. In valle, ogni cantiere non è solo un’opera pubblica, ma un atto di resistenza civile. Significa che qualcuno si ricorda che anche a 1.200 metri d’altitudine ci sono comunità che lavorano, studiano, vivono. Significa che il diritto alla sicurezza non si ferma alle pianure, e che le montagne non devono più essere lasciate a se stesse, come se fossero un lusso da cartolina o un peso economico da sopportare.

Camminando oggi lungo la nuova provinciale, si vedono i segni del lavoro: i muretti ripuliti, l’asfalto nuovo che segue le curve del torrente, le reti che si aggrappano alle pareti come cicatrici luminose. È una strada che racconta la fatica e la dignità di un territorio, dove ogni chilometro guadagnato è un passo avanti verso la normalità.

E se la montagna resta imprevedibile, almeno ora la valle sa di non essere sola. Ogni barriera, ogni pietra fissata, ogni metro d’asfalto nuovo è una promessa: quella di non dover più temere il prossimo crollo, di non dover più restare chiusi in casa per una strada interrotta, di poter finalmente dire che la Val Germanasca ha ritrovato la sua via.

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