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A Saluggia c’è un luogo dove la disabilità non isola, ma unisce. Si chiama comunità Lilly.

Una madre racconta vent’anni di fiducia e gratitudine verso la struttura “Le Villette”: un modello di assistenza che unisce professionalità, empatia e umanità quotidiana

A Saluggia c’è un luogo dove la disabilità non isola, ma unisce. Si chiama comunità Lilly.

A Saluggia c’è un luogo dove la disabilità non isola, ma unisce. Si chiama comunità Lilly.

Ogni giorno, nelle redazioni dei giornali, arrivano lettere di protesta, email, segnalazioni di disservizi, richieste d’aiuto. Poche, pochissime invece, sono le lettere che parlano di gratitudine, di amore, di dignità, di vita vissuta con dolcezza. Per questo oggi voglio darle spazio. Perché raccontare il bene, a volte, è un dovere tanto quanto denunciare il male.

Questa email porta la firma di Patrizia Antonini, madre di una donna diversamente abile che da circa vent’anni vive nella comunità “Lilly”, all’interno della struttura “Le Villette” di Saluggia.
Un luogo che, a leggere le sue parole, è diventato molto più di una casa: è diventato famiglia.

“Le proteste e le lamentele giungono subito al destinatario, i ringraziamenti e gli elogi, invece, tardano sempre o non arrivano affatto”, scrive Patrizia.

Patrizia racconta di sua figlia, che grazie all’impegno del Direttore, della precedente e dell’attuale gestione, ha ritrovato sé stessa.

“Ha fatto notevoli progressi dal punto di vista della socializzazione, dell’autonomia e dell’autostima. Non si è mai sentita emarginata ma considerata, accettata ed aiutata nel suo percorso individualizzato”.
Parole che non parlano solo di riabilitazione, ma di rinascita.

villette

E poi arriva la parte più tenera: l’elenco delle attività, una quotidianità che non è routine, ma vita vera. Gite, laboratori, feste, corsi di acquaticità in estate e in inverno.
Non una “struttura”, ma un piccolo mondo dove la normalità è condividere, sorridere, crescere insieme.

C’è un passaggio, in quella lettera, che vale più di mille reportage: “Quando rientra a casa il fine settimana, non vede l’ora di tornare in struttura. La domenica, la pizza della Lilly è particolarmente gettonata”.
Dietro questa frase c’è tutto: la fiducia, la serenità, la consapevolezza di aver affidato una persona amata a mani che sanno accogliere, capire, amare.

E poi quelle parole che fanno tremare il cuore: “I miei operatori mi vogliono bene”.
Non è un ringraziamento, è una dichiarazione d’amore. È il riconoscimento più autentico che un genitore possa sognare di sentire dalla bocca del proprio figlio o figlia.

Patrizia lo ribadisce con semplicità disarmante: “È bello, per noi genitori, vederla entusiasta e sentirla dire che gli operatori le vogliono bene. Queste parole ci allargano il cuore e ci dicono che abbiamo fatto per lei la scelta giusta”.

Ed è in quel “ci allargano il cuore” che c’è il senso più profondo di questa storia: la consapevolezza che la disabilità, quando incontra la dedizione, può trasformarsi in una forma altissima di umanità condivisa.

In un Paese dove troppo spesso si parla di strutture per disabili solo quando accadono tragedie o scandali, questa lettera è una lezione di civiltà.
La comunità Lilly – scrive ancora – è davvero “a misura di disabilità”: non un parcheggio umano, ma un laboratorio di vita, un esperimento riuscito di empatia e rispetto.
Un luogo dove l’assistenza non è burocrazia, ma partecipazione; non un turno di lavoro, ma un gesto d’amore.

E allora sì, cara Patrizia, oggi la tua lettera vale più di mille comunicati stampa, più di cento convegni e di tutte le parole vuote che troppo spesso circondano il tema della disabilità.
Perché racconta il concreto, racconta l’essenziale. Racconta che in un angolo del Piemonte c’è un posto dove le persone non vengono dimenticate, ma accompagnate. Dove gli operatori non lavorano solo per dovere, ma per vocazione. Dove la pizza della domenica è più buona, perché è impastata di affetto.

“Auguriamo lunga vita alla comunità Lilly e ai suoi scopi educativi e riabilitativi”, conclude Patrizia, con la semplicità di chi sa che il bene non ha bisogno di enfasi.

E noi, oggi, ci uniamo a lei.
Perché il mondo ha ancora un disperato bisogno di esempi come questo: di luoghi dove la fragilità è accolta, non nascosta; dove la disabilità non è un problema, ma una possibilità; dove ogni persona può sentirsi amata per ciò che è.

Le Villette di Saluggia: comunità terapeutico-riabilitativa per persone con disabilità

A Saluggia, in via Don Carra 49, sorge la struttura “Le Villette”, complesso che ospita comunità residenziali e centri diurni per persone con disabilità fisiche, psichiche o comportamentali.

Il centro è gestito dalla società Don Vittorio Dattrino S.p.A. – Servizi alla Persona, nata nel 2001 dalla collaborazione tra il Comune di Saluggia e la Congregazione delle Suore di Maria Consolatrice.

suor carla gigliola

Suor Carla Gigliola

L’origine di tutto è legata alla figura di suor Carla Cigliola, religiosa della Congregazione, donna tenace e caparbia, da sempre punto di riferimento per l’assistenza e la cura nel territorio. A lei si deve la visione e la capacità organizzativa che hanno dato vita a un sistema integrato di servizi sociali e sanitari: oltre a Le Villette, ruotano intorno alla sua esperienza anche la RSA Don Dattrino, che accoglie anziani non autosufficienti, e la Comunità per disabili “Cascina Primavera”, dedicata a percorsi di autonomia e inclusione lavorativa.

Le Villette si articolano in più unità abitative autonome, ciascuna organizzata come una casa vera e propria, con spazi comuni, camere, cucina, sale per le attività e aree esterne. L’obiettivo è garantire un ambiente familiare e il più possibile integrato nella comunità locale.

All’interno del complesso operano diverse strutture: la Comunità Lilly, la Comunità Letizia, la Comunità Falamì e il Centro Diurno Casetta.
Ognuna è dedicata a specifiche fasce d’età e tipologie di bisogno, in modo da offrire percorsi personalizzati di educazione, riabilitazione e assistenza.

La Comunità Lilly, citata nella lettera di Patrizia Antonini, accoglie giovani adulti con disabilità psico-fisiche medio-gravi o disturbi dello spettro autistico. La struttura ospita fino a sette persone e prevede attività finalizzate alla crescita dell’autonomia, alla socializzazione e al mantenimento delle capacità individuali.

Il Centro Diurno Casetta, invece, opera dal lunedì al venerdì e accoglie ragazzi del territorio con disabilità o difficoltà di inserimento sociale, offrendo laboratori, attività educative e momenti di supporto alle famiglie.

Il personale delle Villette è composto da educatori professionali, operatori socio-sanitari e figure specialistiche, e lavora in collaborazione con i servizi sociali e sanitari del territorio. Le ammissioni avvengono su valutazione congiunta delle équipe interne e dei servizi invianti.

Nel corso degli anni, Le Villette e le altre strutture nate dalla visione di suor Carla hanno consolidato una rete di relazioni con scuole, associazioni e realtà locali, diventando un punto di riferimento nel campo dell’assistenza e della riabilitazione.
La struttura è oggi riconosciuta come una delle esperienze più solide e organizzate del vercellese nel settore della disabilità.

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