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Ombre su Torino

Torino 1979, l’agguato delle Brigate Rosse a Cesare Varetto: “Abbiamo azzoppato il coso della FIAT Mirafiori”

In una città piegata dal terrorismo, tre uomini fanno irruzione in una merceria di Largo Sempione. Il dirigente sindacale FIAT viene colpito alle gambe davanti alla famiglia. Poche ore dopo, la rivendicazione all’ANSA. Trent’anni dopo, la medaglia d’oro come vittima del terrorismo.

Accadde oggi - Le storie dimenticate della violenza quotidiana della Torino negli anni di piombo.

Nella Torino che un articolo di Stampa Sera, il giorno dopo, definirà “La città con la più alta percentuale di terrorismo al mondo” il 4 ottobre 1979 la signora Rita Popolani sta per chiudere la sua merceria di Largo Sempione 164. Insieme a lei si trovano suo marito, Cesare Varetto, con il braccio il loro secondo figlio, Andrea, di due anni e mezzo e sua sorella Marta col marito e il loro figlioletto, di cinque mesi.

Varetto, 36 anni, lavora alla FIAT. Il suo, soprattutto per quei tempi, è un ruolo molto delicato: è il responsabile delle relazioni sindacali della Mirafiori. Un ruolo che il suo predecessore, Rinaldo Camaioni, aveva lasciato due anni prima dopo essere stato gambizzato dalle BR.

L’uomo se l’aspetta che potrebbe capitare anche a lui, probabilmente lo ha messo in conto. Sicuramente in famiglia ne parlano: la moglie racconterà la sua abitudine, ogni mattina, di mettersi con le orecchie protese verso la strada all’uscita del marito, temendo di sentire gli spari, un giorno o l’altro.

Certamente non si aspettano, quella sera, di vedere tre uomini, a volto scoperto, entrare intorno alle 19,30 nel negozio. La frase, nella sua banalità, è sempre la stessa: <<Non vi muovete, è una rapina>>.

Ma quando la signora Rita apre la cassa per consegnare i soldi ai malviventi questi ultimi la scansano e si dividono. Uno va nel retro a controllare che non ci sia nessuno nascosto mentre gli altri due puntano su Varetto, che ha ancora il figlio in braccio. Gli dicono di darlo alla madre e poi, rapidamente, lo spingono in un angolo e gli sparano quattro colpi silenziati alle gambe. L’azione è fulminea e, mentre i familiari tentano di tamponare Varetto, i tre terroristi sono già spariti.



Alle 19,45 arriva la rivendicazione, via telefono, all’ANSA: <<Sono delle Brigate Rosse, poco fa abbiamo azzoppato il “coso” della Lancia. No, anzi, della FIAT Mirafiori. Si chiama Varetto>>.

In un successivo volantino verrà additato come “il responsabile, in prima persona, dei licenziamenti avvenuti nella fase contrattuale e di varie lettere di ammonizione e sospensione a tutti gli operai che resistono e attaccano il regime di supersfruttamento”.

Varetto, fino a quel momento ventesimo dirigente FIAT colpito dai terroristi, se la caverà con due settimane di ospedale.

Il 21/4/2010 gli verrà conferita la medaglia d’oro come vittima del terrorismo.

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