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03 Ottobre 2025 - 21:28
Sciopero generale e cortei in tutta Italia, due milioni in piazza per la Flotilla
Un’onda di protesta che ha attraversato l’intero Paese, dalle grandi città metropolitane ai centri più piccoli, trasformando una giornata feriale in un evento di portata nazionale. “Stop al genocidio, siamo tutti Global Sumud Flotilla”, è stato il coro che ha unito le piazze italiane nel giorno dello sciopero generale proclamato in solidarietà agli attivisti della missione umanitaria fermati da Israele e per ribadire la vicinanza alla popolazione di Gaza. Secondo la Cgil, che ha guidato e sostenuto la mobilitazione, sono stati più di due milioni i cittadini scesi in strada, un numero che il sindacato definisce “straordinario, mai visto negli ultimi anni, un successo della democrazia e della partecipazione”. Una lettura che contrasta però con quella del Viminale, che ha stimato poco meno di 400 mila partecipanti, parlando ufficialmente di 29 manifestazioni e di 55 agenti di polizia rimasti feriti tra ieri e oggi “a causa delle aggressioni subite”.
Nella Capitale la protesta ha assunto dimensioni oceaniche. Secondo gli organizzatori sono stati circa 300 mila i manifestanti che hanno invaso Roma, un corteo compatto che ha percorso le vie del centro per poi riversarsi sulla Tangenziale Est e occupare per ore un tratto dell’autostrada per L’Aquila, paralizzando la viabilità. La folla, composta da studenti, lavoratori, associazioni e semplici cittadini, si è mossa senza incidenti rilevanti, ma non sono mancati episodi simbolici come il lancio di uova contro il ministero dei Trasporti al grido “Salvini fascista, primo della lista”. E proprio Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato uno dei principali bersagli della rabbia dei manifestanti. Singolare anche la comparsa di autobus di linea che, con la scritta luminosa “Gaza” al posto della destinazione, hanno dato un contributo inaspettato al messaggio politico della giornata.
Se a Roma la tensione è rimasta contenuta, a Bologna la situazione è stata più accesa. In tangenziale e lungo i tratti autostradali che circondano la città si sono verificati momenti di forte scontro: bottiglie e bastoni lanciati contro gli agenti, che hanno risposto con lacrimogeni e cariche di alleggerimento. Il contatto fisico diretto è stato evitato, ma già nella giornata di ieri il capoluogo emiliano era stato teatro di scontri duri, e una ragazza, colpita da un lacrimogeno, rischia ora di perdere un occhio. Anche a Milano si sono registrati disordini, soprattutto quando i cortei hanno raggiunto la tangenziale, bloccando per ore il traffico e costringendo la polizia a un intervento che ha generato attimi di tensione e di paura.
A Torino la partecipazione è stata imponente, circa 50 mila persone, in gran parte famiglie e giovani che hanno manifestato pacificamente. Ma lo scenario è cambiato quando lo “spezzone sociale”, formato da un centinaio di antagonisti, ha cercato di forzare l’ingresso alle Officine Grandi Riparazioni, dove si svolgeva la Tech Week alla presenza della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, del fondatore di Amazon Jeff Bezos e dell’imprenditore John Elkann. Dopo il tentativo fallito, i manifestanti si sono spostati davanti alla sede di Leonardo, dove hanno sfondato alcuni pannelli, imbrattato le auto dei dipendenti con scritte e lanciato pietre contro le forze dell’ordine. La risposta dei reparti mobili è stata immediata, con l’uso di lacrimogeni per disperdere i gruppi più violenti.
La protesta non si è limitata alle piazze e alle strade. A Pisa un folto gruppo ha superato i cordoni della polizia ed è riuscito a invadere la pista e i piazzali dell’aeroporto, provocando lo stop dei voli e mettendo in crisi il traffico aereo. Scene simili anche a Firenze, dove i manifestanti hanno occupato i binari della stazione di Santa Maria Novella, provocando ritardi fino a due ore per i convogli dell’Alta Velocità e per i regionali. A Genova lo scalo ferroviario di Piazza Principe è stato preso d’assalto: cori, fumogeni e l’occupazione dei binari hanno bloccato la circolazione ferroviaria per gran parte della giornata. Sul fronte marittimo, a Napoli oltre diecimila persone hanno impedito l’accesso e l’uscita dei veicoli dal porto, mentre a Livorno barriere improvvisate e fuochi accesi hanno paralizzato l’intera area, compresi i traghetti passeggeri diretti verso le isole. Da Venezia a Bari, da Palermo a Cagliari, le piazze si sono riempite, trasformando il Paese in un mosaico di cortei che hanno messo sotto pressione trasporti, logistica e ordine pubblico.
Le immagini arrivate dalle città restituiscono l’idea di una mobilitazione corale, senza precedenti negli ultimi anni. La Cgil ha parlato di “un’Italia che ha deciso di alzare la voce contro la guerra e contro un genocidio che non si può più ignorare”, mentre dal governo si è insistito sulla necessità di non sottovalutare le infiltrazioni violente che hanno colpito obiettivi simbolici e messo in difficoltà le forze dell’ordine. Le stime divergenti, le letture contrastanti e i racconti di chi era in piazza offrono un quadro complesso: da un lato la voglia di partecipazione, dall’altro la paura che la protesta possa trasformarsi in scontro permanente.
Ma la mobilitazione non si ferma. Domani Roma tornerà ad essere il centro nevralgico delle proteste, con la grande manifestazione nazionale convocata dai movimenti studenteschi e dalle associazioni palestinesi in occasione della Giornata internazionale della Palestina. Il corteo partirà da Porta San Paolo e arriverà fino a San Giovanni. Le forze dell’ordine hanno predisposto un dispositivo di sicurezza imponente, con controlli sugli arrivi da altre città e una particolare attenzione ai gruppi più radicali. L’obiettivo dichiarato è quello di isolare eventuali infiltrati violenti e garantire che la protesta resti pacifica, ma l’attesa è alta e la tensione palpabile. Le strade di Roma, già provate oggi da un corteo senza precedenti, sono pronte ad accogliere decine di migliaia di persone in un nuovo appuntamento che, qualunque ne sia l’esito, segnerà la cronaca politica e sociale di questo autunno.
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