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Carnevale di Ivrea, i conti dietro la festa: debiti alle stelle e fornitori in attesa

La Relazione del Revisore certifica “tutto in ordine”, ma il bilancio racconta altro: debiti più che raddoppiati, magazzino svuotato, tasse arretrate e fondi di rischio ridotti. Una gestione che regge solo sulla carta

Carnevale di Ivrea, i conti dietro la festa: debiti alle stelle e fornitori in attesa

Alberto Alma

La Fondazione dello storico Carnevale preseduta da Alberto Alma archivia il bilancio 2024/2025 con il solito timbro di approvazione: il Revisore dei Conti, Silvia Di Palma, certifica la correttezza delle scritture, la regolarità dei contributi pubblici e la rappresentazione “veritiera” della situazione patrimoniale ed economica. Tutto bene, verrebbe da pensare. Peccato che, sfogliando le tabelle e confrontando i numeri con quelli dell’anno precedente, il quadro che emerge sembri tutt’altro che rassicurante. Anzi, i conti parlano di un Carnevale che in piazza offre spettacolo, ma dietro le quinte lascia un retrogusto amaro di debiti crescenti, rischi non coperti e scelte gestionali difficili da spiegare.

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La prima stortura è lampante: i debiti. Nel 2024 erano poco più di 53 mila euro, dodici mesi dopo arrivano a 136 mila. Più che raddoppiati. Ma il dettaglio che pesa come un macigno è quello dei debiti verso i fornitori, che passano da 17.581 euro a 85.539 euro. Significa che il Carnevale si fa sulle spalle di chi lavora e aspetta mesi per vedere un pagamento, mentre il Revisore, con tono serafico, scrive che i contributi pubblici sono stati “integralmente incassati”. Incassati sì, ma non destinati a saldare subito i conti con chi ha garantito il funzionamento della macchina organizzativa. Una contraddizione in piena regola.

Poi ci sono le rimanenze, il magazzino di beni e materiali legati al Carnevale. Nel 2024 valeva 66.870 euro, nel 2025scende a 20.709 euro. Un crollo del 70%. Possibile che si sia consumato tutto in dodici mesi? Oppure, come viene da pensare, nei bilanci precedenti certe poste erano state gonfiate per abbellire la fotografia patrimoniale? Il dubbio resta, e il calo così drastico lascia più di un interrogativo. A rendere il quadro ancora più bizzarro ci sono le immobilizzazioni immateriali: concessioni, licenze, marchi, spese di manutenzione. Nel 2024 valgono 75.447 euro, nel 2025 appena 41.100 euro. Praticamente dimezzate, come se di colpo il Carnevale avesse perso metà del suo valore immateriale.

Al contrario, le immobilizzazioni materiali (impianti, attrezzature e altri beni) crescono da 118.580 euro a 125.445 euro. Una voce in controtendenza: mentre il resto del patrimonio si riduce, qui si spende di più. Una crescita che appare quanto meno discutibile in un contesto in cui i debiti esplodono e i fornitori attendono pagamenti. È come se qualcuno decidesse di comprare mobili nuovi mentre non riesce a pagare le bollette.

Non meno sospetto è l’andamento dei fondi per rischi e oneri, che passano da 20.000 euro a 14.898 euro. Un taglio del 25% proprio mentre i debiti si impennano. È difficile comprendere la logica: aumentano le incertezze, ma si riduce il “paracadute” destinato ad affrontarle. Una scelta che definire imprudente è un eufemismo.

A crescere sono invece i debiti tributari, che raddoppiano da 11.147 euro a 21.456 euro. Insomma, non solo i fornitori, ma anche il fisco resta in attesa. E cresce pure l’importo dei crediti verso utenti e clienti, da 24.711 euro a 40.456 euro. Tradotto: più persone o enti che devono ancora pagare, segno che la riscossione non è proprio efficiente.

La cassa resta sostanzialmente ferma: 61.189 euro nel 2024, 62.630 euro nel 2025. I soldi ci sono, ma non vengono usati per ridurre i debiti. Restano lì, parcheggiati, mentre le spese bancarie aumentano. Già, perché gli oneri finanziarisalgono da 14.536 euro a 18.890 euro, un +30% che rende la situazione paradossale: soldi in banca inutilizzati e più denaro speso per interessi e costi accessori.

Eppure, la Relazione del Revisore non segnala nulla di tutto questo. Si limita a constatare che il bilancio è formalmente corretto. Ma la sostanza è che il Carnevale si regge su equilibri sempre più precari: fornitori in attesa, fisco da pagare, rischi senza coperture adeguate, immobilizzazioni che ballano da un anno all’altro. Un bilancio che “torna” solo perché scritto bene, ma che racconta una gestione fragile, appesa al sostegno pubblico e alla benevolenza degli sponsor.

Insomma, il Carnevale resta un evento spettacolare in piazza, ma nei conti il gioco delle parti si vede bene: dietro alle arance che volano e alla festa che riempie le strade, i numeri parlano di una Fondazione che cammina sul filo e che nasconde più di una stortura dietro la facciata rassicurante del “tutto in ordine”.

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Il comunicato stampa

La Fondazione rende noto che è stato pubblicato il bilancio dell'esercizio chiuso il 30 giugno 2025 che corrisponde alle risultanze delle scritture contabili regolarmente tenute e redatto secondo i principi d’esercizio ai sensi dell’art. 13 comma 1 D.L. 3 luglio 2017 n. 117, utilizzando gli schemi conformi al DM 5 marzo 2020 n.39, pertanto composti da Stato Patrimoniale, Rendiconto Gestionale, Relazione di Missione.

Il risultato economico consente di mantenere in pieno equilibrio la gestione generando un leggero utile (654 €) ed evidenzia il proseguimento del trend delle ultime 2 edizioni, che hanno visto crescere progressivamente le risorse disponibili ottenute con le iniziative autonome della Fondazione; ciò ha consentito di arricchire e ampliare le iniziative della manifestazione e parimenti di fronteggiare gli incrementi di spesa della gestione ordinaria.
La maggiore affluenza di turisti paganti nella domenica di Carnevale ha inoltre consentito di disporre di risorse per progettualità in parte avviate e in parte in via di definizione, anche da parte delle componenti del Carnevale.

Relativamente alla gestione operativa si registra un avanzo complessivo di circa 16 migl. €, con i ricavi che si attestano a 748 migl. € con una crescita di circa il 27% rispetto alla passata edizione, trainati in particolare dalle iniziative sul fronte sponsor e contributi da privati (152 migl. €) e vendite di merchandising (30 migl. €), oltre all’incremento degli introiti (+64 migl. €) derivanti dai biglietti venduti per la domenica.

I costi si posizionano a 717 migl. € in crescita del 28,5%, con un aumento degli oneri conseguenti alle opere per la sicurezza della manifestazione e l’assistenza per tutti i partecipanti, nonché agli interventi ordinari di messa in opera; vi è stato inoltre un arricchimento complessivo degli eventi programmati, con un ampliamento delle Bande partecipanti all’iniziativa “Bande in piazza” nella serata di giovedì grasso, con l’inserimento di uno spettacolo cittadino il lunedì sera, con l’incremento di Gruppi Storici e folkloristici nel Corteo della domenica e del martedì, comprensivi dell’esibizione stanziale in c.so Massimo d’Azeglio di Sbandieratori nel pomeriggio della domenica.

In continuità con il 2024 è stato affittato un locale per il ricovero del Cocchio e di altre attrezzature ed è proseguito il contratto di consulenza annuale per il personale di segreteria, necessario per seguire le attività e garantire una continuità strutturale.
Come nel 2024 durante la manifestazione tutte le iniziative intraprese con consumo di “carta”, compresa la produzione delle guide con il programma, e quelle relative agli eventi (es. stoviglie) sono state realizzate con materiale riciclabile e compostabile nel rispetto dei principi di sostenibilità adottati.

Il fondo rischi, stanziato negli esercizi precedenti per 20 migl. €, in ottica cautelativa pro-futuro, è stato usato in parte a copertura della perdita di crediti pregressi non esigibili.

Anche quest’anno è stato possibile incrementare il Fondo costituito per il contributo alle Componenti dello Storico Carnevale d’Ivrea, come da impegno preso in sede di insediamento del CDA: il Fondo di circa 22 migl. € deriva in parte dalla quota non assegnata (6 migl. €) del 2024, e per la restante parte dagli incassi percepiti dalla vendita dei biglietti e sarà a disposizione delle Componenti per specifici progetti, dalle stesse presentati e valutati da una commissione paritetica “Fondazione-Componenti”.

Sul fronte del Patrimonio si segnala in particolare l’incremento delle immobilizzazioni in corso con l’avvio del progetto per realizzare filmati da utilizzare per la realizzazione di un “museo” virtuale.

La gestione ha consentito di mantenere costanti le disponibilità liquide (61 migl. €) che costituiscono una base di partenza importante per l’avvio delle operatività del prossimo esercizio.

Nell’esercizio si è concluso il progetto con National Geographic, che ha portato alla realizzazione di un volume monografico sul Carnevale, valore compreso nelle rimanenze di magazzino.

In merito alle attività e iniziative intraprese si vuole sottolineare la continuità e crescita del progetto “Villaggio Arancio” in collaborazione con Ascom: un'area pensata per dare ristoro di qualità ai turisti che accorrono ad Ivrea per la manifestazione carnevalesca, promuovendo le eccellenze enogastronomiche ed artigiane di Ivrea e del Canavese.
Per la prima volta è stato allestito anche un punto di ristoro “RistoArancia” nei giardini di corso Botta, che ha operato il giovedì grasso e dal sabato al martedì di Carnevale, aiutando in maniera rilevante ad accogliere i numerosi turisti intervenuti.

La Fondazione nell’edizione 2025 ha continuato e incrementato il lavoro sul fronte della comunicazione ottenendo risultati molto soddisfacenti con un trend di visitatori in crescita e registrando dati record per copertura stampa e digital del Carnevale.

La Fondazione chiude dunque l’edizione 2025 con un risultato economico positivo che consente di guardare con fiducia alla predisposizione della prossima edizione dello Storico Carnevale di Ivrea, su cui è già alacremente all’opera, con anche nuove importanti progettualità.

E' la somma che fa il totale...

È sempre la stessa storia: la Fondazione del Carnevale di Ivrea ha approvato il bilancio. Un trionfo, ci dicono. Equilibrio perfetto, un utile di 654 euro che sembra la ricetta della nonna: due patate, un filo d’olio, una spolverata di zucchero a velo e via, la cena è servita. Del resto, se riesci a gestire una manifestazione da quasi 750 mila euro e ti resta in tasca giusto il prezzo di una cena per due, beh, sei un genio della finanza creativa.

Il comunicato ufficiale è un capolavoro di ottimismo. Crescono i ricavi, crescono gli sponsor, crescono i turisti, cresce pure il merchandising. Cresce tutto, insomma, tranne la sostanza. Perché poi ti volti e vedi che i debiti verso fornitorisono passati da 17 mila euro a 85 mila. Ma non è un problema, spiegano: tanto li paghiamo l’anno prossimo, o quello dopo ancora. E comunque i contributi pubblici sono arrivati, e quindi brindiamo. A che? Non si sa, ma brindiamo.

Il magazzino? Svuotato: meno 70% in dodici mesi. Che siano spariti i costumi? Che abbiano venduto gli stendardi al mercatino dell’usato? Mistero. Le immobilizzazioni immateriali, quelle che danno valore al Carnevale, dimezzate: da 75 mila a 41 mila. Così, come se il Carnevale fosse diventato improvvisamente metà Carnevale. Però tranquilli: con National Geographic abbiamo fatto un libro fotografico, quindi siamo salvi.

Nel frattempo la cassa resta ferma a 61 mila euro. Bella cifra, certo, se non fosse che intanto aumentano gli oneri finanziari, crescono del 30%. Quindi soldi ce ne sono, ma restano lì, fermi a prendere polvere, mentre si pagano più interessi. Una genialata: paghi per avere soldi che non usi. Altro che economia circolare, qui siamo all’economia pirandelliana.

E allora sì, viva il Carnevale. Viva il museo virtuale in cantiere, viva il “Villaggio Arancio”, viva il nuovo punto ristoro “RistoArancia”, viva gli sbandieratori in corso Massimo d’Azeglio. Viva tutto. Solo che dietro gli applausi e le arance che volano, restano fornitori che aspettano, tasse non ancora saldate, fondi di rischio che calano proprio mentre i rischi crescono. Ma d’altronde, come diceva Totò, è la somma che fa il totale. E qui, la somma fa 654 euro.

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