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Sanità in proroga: Città della Salute appesa alle cliniche private

Fornaca, Sedes, Santa Caterina: convenzioni allungate di 30 giorni, crediti da un milione ancora da incassare, linee guida regionali che impongono pagamenti digitali e trasparenza. Dopo Schael, la sanità piemontese continua a navigare a vista tra rinvii, circolari e bandi ai privati

Sanità in proroga: Città della Salute appesa alle cliniche private

l'assessore Riboldi e il direttore Tancrida

La Città della Salute e della Scienza di Torino ha deciso di allungare di un altro mese le convenzioni con alcune cliniche private – Fornaca, Sedes Sapientiae e la già prorogata Santa Caterina da Siena – sul fronte della libera professione intramuraria. Ancora una proroga, come se la sanità piemontese fosse un contratto di stage. La decisione è stata messa nero su bianco nell’ultimo giorno utile, come a dire: ci siamo ricordati all’ultimo minuto che i contratti scadevano, proroghiamo e se ne riparla più avanti. Un classico.

La direzione aziendale, guidata da Livio Tranchida, giustifica la scelta parlando di “allineamento” con le nuove disposizioni regionali. In sostanza, il Consiglio del Piemonte ha approvato da poco il regolamento unico per l’attività libero-professionale, quello voluto dall’ex assessore Luigi Icardi, e tutte le Asl devono uniformarsi. Peccato che questa uniformità arrivi con la consueta toppa all’ultimo minuto, che somiglia tanto alle soluzioni adottate in passato da Thomas Schael, l’ex commissario che su questo terreno aveva tentato la strada della reinternalizzazione, salvo poi vedersi bocciare l’operazione dal Tribunale del Lavoro per condotta antisindacale. Schael, piaccia o no, aveva almeno provato a dire: riportiamo dentro gli ospedali quello che è pubblico. Oggi, invece, si tira a campare con proroghe e cautele.

E così Tranchida, tra i mille fronti aperti, sceglie la linea del “piedi di piombo”. Tanto che viene prorogata anche la convenzione con ECAS S.p.A., per il recupero dei crediti arretrati di terzi – cioè pazienti e assicurazioni – che ammonterebbero a circa un milione di euro. In cassa, nei prossimi giorni, dovrebbero entrare 300 mila euro. Una specie di collezione rateale della sanità, dove il pubblico rincorre i privati come un creditore qualunque, senza però avere il lusso di poter staccare la spina.

Il rigore, a parole, non manca. Lo ha detto chiaramente anche l’assessore Federico Riboldi: “Non intendiamo retrocedere di un millimetro rispetto alle richieste fatte alle strutture private per il pagamento dei fondi arretrati”. Sembra un avviso ai naviganti, quasi un messaggio subliminale: guai a pensare che la caduta di Schael significhi liberi tutti. Ma intanto si proroga, si aspetta, si rinvia. Le cliniche non sono contente – perché con proroghe a tempo determinato non si pianifica nulla – ma la direzione pubblica non sembra curarsene troppo.

tancrida

Nel frattempo, a livello regionale, è arrivata la nuova cornice normativa. Il Consiglio del Piemonte ha varato le linee guida sull’intramoenia: uniformare tutto, imporre i pagamenti solo digitali e tracciabili, obbligare le aziende sanitarie ad aggiornare i regolamenti aziendali pena il taglio fino al 70% degli incentivi ai direttori generali. Una sorta di “o vi adeguate o niente premi”, che rende ancora più chiaro come questa partita non sia affatto secondaria.

Ma non basta. In rete rimbalzano notizie e indiscrezioni su prenotazioni fittizie e anomalie nella gestione della libera professione alla Città della Salute. Non bastavano proroghe e convenzioni in scadenza, ci mancavano pure le ombre di opacità. Una gestione che spesso fa pensare a un grande condominio amministrato senza bilanci chiari, dove ogni tanto si scopre che qualcuno ha prenotato senza passare dalla portineria.

A complicare il quadro è arrivata anche una circolare interna del 2025, che ribadisce con aria severa ciò che tutti dovrebbero già sapere: l’attività intramuraria non deve mai interferire con l’attività istituzionale né con l’orario di servizio. Tradotto: prima si cura il malato con il ticket, poi – se avanza tempo – quello con la parcella privata. Un principio banale, che però evidentemente va riscritto nero su bianco perché altrimenti c’è il rischio che qualcuno lo dimentichi.

E non è tutto. L’ASL Città di Torino ha addirittura pubblicato un avviso per invitare strutture private non accreditate a “mettere a disposizione locali attrezzati, materiale e personale” per consentire ai medici del pubblico di esercitare la libera professione. Una sorta di outsourcing dell’intramoenia: il pubblico che chiede ospitalità ai privati, a pagamento, per permettere ai suoi dipendenti di fare attività privata. Una scena che sembra scritta da un comico, se non fosse drammaticamente vera.

Resta l’enorme punto interrogativo: che fine farà il processo di reinternalizzazione della libera professione? Quella partita aperta da Schael con fragore e chiusa dal giudice con uno schiaffo. Nelle ultime settimane qualcuno dalla Città della Salute aveva persino annunciato che il percorso era confermato, ma solo su base volontaria dei medici. Un mezzo pasticcio, subito rientrato in attesa dello scontro con i sindacati. Perché in questa vicenda ogni mossa sembra un passo avanti e due indietro.

Insomma, la sensazione è che si continui a navigare a vista: proroghe a tempo, note diffuse all’ultimo giorno utile, crediti da rincorrere, volontariati improbabili, bandi ai privati per affittare sale e regolamenti che arrivano dopo anni di anarchia. Con Schael si era provato a rimettere ordine a costo di inimicarsi mezzo ospedale; oggi si preferisce il passo felpato, la tattica del “non disturbare il manovratore”. Peccato che nel frattempo la sanità pubblica resti ostaggio di convenzioni ballerine, di debiti non incassati e di un’eterna transizione che non finisce mai.

Airbnb

È la Città della Salute che proroga le convenzioni con le cliniche private. Un mese, non di più, forse, chissà. Fornaca, Sedes, Santa Caterina: non ospedali, ma calendari dell’Avvento. Apri la casella e trovi un’altra proroga.

Si dice che bisogna “allinearsi” al nuovo regolamento regionale. Allinearsi: bella parola. In pratica significa aspettare l’ultimo giorno, tirare la riga e scrivere “proroga”. Poi firmare e andare a casa.

Il rigore, però, non manca. L’assessore Riboldi tuona: “Non arretriamo di un millimetro”. Infatti non arretrano: non si muovono. Fermi immobili, come birilli, tanto prima o poi qualcuno li tirerà giù.

Il commissario Schael voleva riportare la libera professione negli ospedali. Gli hanno detto che era antisindacale. E allora oggi si chiede ai privati: per favore, ci prestate una sala operatoria? Intramoenia su Airbnb.

Insomma, proroghe, bandi, circolari. La sanità pubblica resta appesa come un calzino dimenticato sul filo. E il giorno che cadrà, sarà colpa del vento.


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