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28 Settembre 2025 - 18:49
Si affacciano dalla finestra e cosa vedono? Un disastro! “Qui è sempre peggio”, scuote la testa Mariangela Gamberini.
L’erba alta cresce senza controllo, il degrado dilaga ovunque e, in mezzo a questo scenario, si muovono galline, oche, capre, pecore e persino un ariete. Sono gli allevamenti improvvisati di due proprietari che continuano a coltivare e ad allevare sui loro piccoli appezzamenti, incastrati tra quelli che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto trasformarsi in orti urbani. "Si sono pure fatti una strada di accesso in mezzo al cantiere..." inforca Gamberini.
E a proposito degli animali...
“Ogni tanto si avvicinano persino alle scuole…”, racconta sconsolata.
E non basta: insieme al degrado sono arrivati anche i topi e le bisce.
Benvenuti a San Grato. Qui c'è chi si chiede a che punto sia davvero il progetto e quanto tempo ci vorrà per vedere un cambiamento nel quartiere.
Tutti ricordano bene le promesse fatte dall’Amministrazione un paio di anni fa.
“Ci sono i parchi giochi da mettere a posto. C’è il campetto di pallacanestro da sistemare. Tante parole. L’unico che effettivamente ha fatto qualcosa è l’assessore Massimo Fresc: aveva promesso tavoli e sedie per un’area verde e sono arrivate. Aveva promesso un po’ di catrame per asfaltare un buco su un marciapiede davanti al supermercato e il buco è sparito…”.
E invece siamo ancora qui, a discutere di quel milione e duecentomila euro di fondi PNRR destinati alla realizzazione di 70 lotti, con casette in legno, recinzioni e sistemi di irrigazione. Dovevano rappresentare il fiore all’occhiello della rigenerazione urbana di Ivrea. Invece gli orti urbani sono fermi da due anni, inghiottiti da una scoperta che definire scomoda è poco: sotto terra c’è amianto.
Gli operai lo hanno trovato durante gli scavi, nella primavera del 2024: lastre di Eternit, frammenti edilizi, materiale interrato chissà quando e da chi. Da allora, il cantiere è rimasto congelato: recinzioni divelte, erbacce cresciute a dismisura, fauna di ogni genere che gironzola indisturbata.
A maggio e poi ancora a luglio scrivevamo: “Niente pomodori o insalate, ma erbacce e amianto. Dovevano nascere orti condivisi, oggi resta solo una discarica a cielo aperto”.
Poi, ad agosto, qualcosa si è mosso: all’albo pretorio sono comparse due determine comunali che sembravano annunciare una nuova fase.
Con la determinazione n. 647, l’Amministrazione liquidava alla ditta Bonifiche San Martina Srl la prima tranche delle analisi sul terreno: campionamenti e verifiche chimiche per un importo di 16.775 euro. Gli esiti? Contraddittori. Alcuni test sembravano rispettare i limiti di legge, altri invece mostravano superamenti delle concentrazioni di contaminazione, confermando che l’area non era affatto “pulita”.
Con la seconda determina, la n. 645, firmata nello stesso giorno: il Comune decideva di avviare la fase 2 delle indagini, sempre affidata alla stessa ditta, con ulteriori campionamenti e analisi. Una spesa da 30.670 euro, necessaria per andare oltre la fotografia parziale della prima fase e predisporre un vero piano di caratterizzazione da presentare agli enti competenti.
La domanda, quindi, resta aperta: quanto amianto c’è davvero sotto quegli orti? La risposta, guarda caso, ancora non c’è. Le prime ipotesi parlavano di un inquinamento superficiale, limitato a pochi centimetri. Ma il timore – tutt’altro che remoto – è che l’amianto si sia frantumato nel tempo o durante demolizioni passate, disperdendosi più in profondità e rendendo necessaria una bonifica più pesante. Nel primo caso, la spesa potrebbe fermarsi a poche decine di migliaia di euro. Nel secondo, si rischiano milioni.
Intanto, la scadenza del PNRR incombe: i fondi devono essere spesi entro il 2026, pena la restituzione. Una corsa contro il tempo che stride con la lentezza e l’immobilismo mostrati sinora.
Morale? I residenti di San Grato si sentono traditi. Erano stati coinvolti con entusiasmo nella nascita del Comitato di quartiere, ma oggi non vedono altro che reti di plastica abbattute, frammenti di eternit e macerie a cielo aperto. Qualcuno denuncia: “Non possiamo continuare a vivere così. Qui si respira l’aria di un disastro”.
“Stiamo lavorando. Abbiamo affidato il piano di bonifica” ripete da mesi l’assessore ai Lavori Pubblici Francesco Comotto ma queste per i cittadini sono soltanto parole, le stesse già ascoltate la scorsa estate, quando si cercava “un’azienda a buon prezzo”.
C'è da dire che le determine di agosto hanno chiarito almeno un punto: i soldi per le analisi non provengono da nuove variazioni di bilancio, ma dagli stanziamenti PNRR già iscritti nel progetto. Il Comune non ha aggiunto un euro in più: ha semplicemente attinto a quanto già previsto, correggendo qualche cifra e impegnando somme già disponibili. In altre parole, non un passo avanti nelle risorse, ma soltanto l’avvio delle prime spese concrete.
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