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Piazza del mercato: l’ennesimo caso acuto di annuncite

Ivrea si riempie di tavole e promesse: 8-9 milioni di euro per tre ipotesi di riqualificazione, ma tra bandi, studi idrogeologici e lotti spezzettati il rischio è che resti l’ennesimo annuncio, come per il Peba, la mobilità e il raddoppio ferroviario

Piazza del mercato: l’ennesimo caso acuto di annuncite

Il sindaco al microfono

Venerdì mattina, sotto le vecchie coperture dell’ex mercato all’ingrosso di Ivrea, è andata in scena l’ennesima presentazione di progetti futuri, questa volta dedicata alla piazza del mercato. Tre possibili scenari, tre visioni di rinascita urbana, tre tavole colorate firmate dallo studio milanese Land (Landscape-Architecture-Nature-Development), mostrate con orgoglio dal sindaco Matteo Chiantore, dall’assessore Francesco Comotto, insieme alle assessore Gabriella Colosso e Patrizia Dal Santo. Presenti anche gli operatori del mercato e qualche cittadino incuriosito.

La giornata, coincidenza perfetta, ha chiuso la Settimana europea della mobilità: giusto per dare un’aura europea a un progetto che, più che mobilità, sembra per ora fermo in sala d’attesa.

Il problema di partenza lo conosciamo bene: 60mila metri quadri di asfalto sopra una "palude" che d’estate diventano una fornace e d’inverno una piscina a cielo aperto. S'aggiunge il gattile che a ogni pioggia affoga in acqua e fango.

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Da queste “meraviglie” nascono le tre proposte: depavimentare tutto, rimettere pavimentazioni drenanti, piantare alberi, ampliare la zona umida, creare percorsi pedonali, aree picnic, spazi sportivi disegnati sulla pavimentazione e, non ultimo, spostare il gattile in una posizione più elevata.

Insomma, un piccolo Eden che però – lo sanno anche i progettisti – resta sospeso tra fantasia e bilanci.

Le tre ipotesi hanno nomi poetici: “La biblioteca della natura”, “Le vie verdi del mercato” e “I campi nella natura”. Sui rendering sembrano scenari da rivista patinata: filari alberati, panchine, aree verdi fino a 30mila metri quadri, seicento o settecento alberi in più e 4,5 tonnellate di CO₂ sequestrate ogni anno. Un impatto ambientale da manuale. Eppure, mentre gli architetti parlavano di filtri verdi, multifunzionalità e depavimentazioni, i mercatali presenti riportavano tutti con i piedi per terra: “Belli gli alberi, ma i banchi dove li mettiamo? E chi lo cura tutto questo verde?”

Il sindaco Chiantore ha insistito: “Questa deve rimanere l’area del nostro mercato, ma deve diventare anche parcheggio strategico, area camper, spazio per il Carnevale e per il luna park, con meno asfalto e più natura”.

Parole condivisibili, se non fosse che rientrano in quella patologia cronica che a Ivrea dopo un po' contagia tutti gli amministratori comunali: la cosiddetta annuncite. Una malattia che colpisce giunte di ogni colore e che si manifesta con sintomi evidenti: grandi promesse, slide accattivanti, cronoprogrammi fumosi e, soprattutto, cifre a molti zeri senza mai un assegno pronto a coprire le spese.

Sul mercato poi le "visioni" si sprecano. Oggi quelle di Comotto, ieri quelle dell'ex assessore Michele Cafarelli e prima ancora quelle dell'ex sindaco Carlo Della Pepa. Tutti gran sognatori ad occhi aperti. Poi si svegliano e zac! finiscono tutti dentro alla solita pozzanghera.

I numeri "strabilianti" sono lì: tra gli 8 e i 9 milioni di euro. E siccome nessuno in Comune ha sotto mano il borsellino di Paperon de’ Paperoni, si è già deciso che l’intervento andrà suddiviso in lotti, in attesa di bandi e finanziamenti europei. Tradotto: prima di vedere anche solo un filare d’alberi, passeranno anni. E non pochi. Perché c’è da fare lo studio idrogeologico, bisogna inseguire bandi, bisogna integrare le proposte e magari modificarle. Un percorso che, come spesso accade, rischia di allungarsi fino a far dimenticare l’entusiasmo iniziale.

La malattia dell’annuncite non si ferma qui: basta guardare i precedenti. C'è il protocollo d'intesa sul raddoppio selettivo della linea ferroviaria Chivasso-Ivrea. C’è il Peba, il piano per eliminare le barriere architettoniche più vicino ad una dichiarazione d'intenti che a un progetto vero e proprio. C'è il piano per la mobilità, anch’esso presentato con tanto di slogan, ma che di fatto prima che si traduca in azioni concrete, campa cavallo che l'erba cresce. A Ivrea siamo diventati esperti in progettazione futura, campioni nell’arte di dire che “si farà”, “è previsto”, “è programmato”.

Il paradosso è che ogni volta le intenzioni sono pure lodevoli, persino innovative: verde al posto dell’asfalto, parcheggi intelligenti, viabilità migliorata. Tutto bello, tutto giusto. Ma poi ci si scontra con la realtà: la lentezza burocratica, la difficoltà nel trovare gli sghei, la mancanza di manutenzione che rende qualsiasi progetto, anche il più ambizioso, fragile già in partenza. I rendering restano perfetti, le conferenze stampa pure, ma tra annuncio e realizzazione scorre un fiume di tempo.

Perché la vera domanda, alla fine, resta sempre la stessa: quando e con quali soldi? E soprattutto: ci sarà una medicina contro l’annuncite?

L'annuncite

A Ivrea hanno presentato tre progetti per la piazza del mercato. Tre. Perché uno solo pareva troppo realistico. Li hanno chiamati “La biblioteca della natura”, “Le vie verdi del mercato” e “I campi nella natura”. Roba che già senti il fruscio delle foglie e il cinguettio degli uccellini. Poi ti giri e sei di nuovo nel parcheggio bollente, con le pozzanghere grandi come il lago Maggiore e il gattile che diventa acquario a ogni temporale.

Il sindaco Chiantore ha detto che il mercato resterà mercato, ma diventerà anche parcheggio, area camper, carnevale, luna park, bosco verticale, picnic orizzontale. Tutto, insomma. Mancano giusto Disneyland e il porto turistico. Costo? Otto-nove milioni, a spanne. I soldi? Bandi europei, cioè “un giorno, forse”. Tempi? Dopo lo studio idrogeologico, cioè “un altro giorno, forse”.

Si chiama annuncite. È una malattia rara che a Ivrea è diventata cronica: colpisce solo i progetti, mai le pozzanghere.

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