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28 Settembre 2025 - 11:13
Villa Iaria confiscata alla criminalità organizzata rinasce: da ottobre i primi lavori per il “Dopo di Noi”
Una villa restituita alla città, un progetto sociale che prende forma, un segnale di riscatto civile. A Cuorgnè, in via Salgari, la villa Iaria — un tempo sottratta alla ’ndrangheta — si prepara a una nuova vita: diventerà una casa inclusiva per il “dopo di noi”, con ambienti accessibili e camere pensate per persone con disabilità rimaste sole. È una storia di pazienza amministrativa, impegno associativo e visione comunitaria.
La scorsa settimana il Comune ha preso atto formalmente dello stato di fatto dell’immobile, un passaggio necessario dopo le discrepanze riscontrate tra i permessi edilizi rilasciati a suo tempo e quanto realmente costruito. Superato questo nodo, l’Associazione Mastropietro — ente affidatario — può presentare la Scia e aprire il cantiere di ristrutturazione.
I lavori dovrebbero iniziare per ottobre. E' l’auspicio di Andrea Contratto, referente della Mastropietro. L’associazione ha già messo mano a interventi non strutturali: sistemazione del giardino, ambienti interni ripuliti dall’aria d’abbandono, spazi preparati per accogliere benefattori e visitatori. A marzo la villa ha aperto le porte agli studenti in occasione della giornata del ricordo delle vittime delle mafie: un simbolo che diventa luogo vivo. C’è anche un tassello di legalità in più: un piccolo capanno, risultato abusivo, sarà demolito. Prima, però, si attende l’esito delle analisi per escludere la presenza di amianto.
Sulla struttura principale sono previsti rinforzi strutturali e interventi sul tetto, poi una riorganizzazione interna degli spazi. Il piano terra, con capienza fino a tre persone, sarà completamente accessibile: rampe di accesso esterne e interne e un bagno adeguato alle norme. Al primo piano nasceranno tre stanze e un mini appartamento, pensato per gli ospiti più autonomi del “dopo di noi”. È un disegno che unisce cura e indipendenza, con attenzione all’equilibrio tra privacy e sostegno. Gli ambienti includeranno al piano terra un ufficio e una stanza per gli operatori. Durante il giorno vi saranno addetti in copresenza mentre di notte è previsto un operatore, più altri in reperibilità. Una scelta organizzativa che punta sulla continuità del presidio, senza rinunciare all’autonomia degli ospiti.
L’obiettivo è restare entro i 100 mila euro, cifra in linea con il bando regionale ottenuto dal Comune per la ristrutturazione: 50 mila euro di risorse proprie e 50 mila regionali. La Mastropietro ha partecipato anche ad un secondo bando della medesima misura regionale, dedicato all’efficientamento energetico, e annuncia una raccolta fondi. Una strategia mista — finanziamenti pubblici e sostegno privato — che oggi rappresenta, per molti progetti sociali, l’unica strada percorribile.
Non si tratta solo di lavori edili. La trasformazione di Villa Iaria porta con sé un messaggio che parla alla città: i beni confiscati possono diventare beni comuni, se la macchina amministrativa procede con rigore e se le realtà del territorio sanno farne un presidio sociale. Nel progetto del “dopo di noi” c’è l’idea di una casa che non sostituisce gli affetti, ma costruisce legami: spazi curati, accessibilità reale, una presenza discreta degli operatori. È una promessa di normalità, spesso la più difficile da realizzare.
Con la Scia in arrivo e il cantiere pronto a partire, la timeline è tracciata. L’orizzonte indicato dalla Mastropietro è il 2026: avere spazi pronti e fruibili, con lavori strutturali completati e una cornice gestionale stabile. Il tempo dirà se l’ambizione potrà incrociare le risorse necessarie. Intanto, il primo mattone — quello della fiducia pubblica — è stato deposto.
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