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26 Settembre 2025 - 10:38
Solidarietà a Gaza, anche i piccoli comuni si mobilitano: presidio a Cavagnolo per la Global Sumud Flotilla
Cavagnolo non è Torino. Non ha i cortei che sfilano per chilometri, non ha le piazze gremite, non ha l’eco mediatica che fa tremare i palazzi del potere. Eppure, ieri pomeriggio, giovedì 25 settembre, davanti al Municipio, un piccolo gruppo di cittadini ha deciso di non voltarsi dall’altra parte. Una ventina di persone, non di più, ma sufficienti a trasformare la piazza in un luogo di resistenza civile. Non servono numeri oceanici per lanciare un messaggio chiaro: anche nei piccoli paesi, anche laddove la quotidianità sembra scorrere immutabile, arriva l’eco di Gaza e il bisogno di dire basta.
Il presidio, organizzato dal collettivo Statale 590 con il sostegno spontaneo di amici e simpatizzanti, si è svolto tra le 16 e le 18. Volantini distribuiti ai passanti, chiacchiere al volo, spiegazioni pazienti. Nessun clamore, nessun megafono, nessuno scontro. Solo la volontà di raccontare cosa sta accadendo: la Global Sumud Flotilla, attaccata ancora una volta nella notte, tenta di portare viveri e medicinali a una popolazione allo stremo, e in tutta Italia si moltiplicano i gesti di vicinanza. Cavagnolo ha scelto di esserci, di metterci il volto.
Non è banale. Perché la tentazione di girarsi dall’altra parte è forte. Nei “quartieri dove tutto sembra rimasto come ieri, senza barricate, senza feriti, senza granate”, c’è chi pensa di potersi dichiarare estraneo. E invece no. Anche se ci si crede assolti, si è comunque coinvolti. È la lezione che arriva da una vecchia canzone di Fabrizio De André, la Canzone del maggio, e che ieri ha preso corpo davanti al Municipio: nessuno può sottrarsi alla responsabilità morale di quello che accade. Non in Palestina, non in Ucraina, non ovunque la guerra divora vite umane.
E allora quel presidio diventa un simbolo. Una manciata di donne e uomini, tra cui Frediano Dutto di Sinistra Ecologista, l’ex sindaco Mario Corsato, l'assessore Silvano Vallesio, il consigliere comunale di Brusasco Gian Lorenzo Lagna e per la Statale 590 lo stesso Giorgio Borrometi con Marilena, hanno dato sostanza a un principio semplice: la solidarietà non ha confini né misure. Non si calcola in metri di corteo o in numero di bandiere, ma nella scelta di esserci. Anche se si è in pochi, anche se la televisione ignora, anche se le istituzioni tacciono.
Il presidio di ieri a Cavagnolo
Il filo che lega Cavagnolo a Gaza passa da quel presidio e racconta di un’Italia che non vuole essere complice. Non serve gridare, basta esserci. Ogni gesto, ogni parola, ogni volantino spiegato con pazienza diventa parte di una rete di resistenza civile che attraversa città e campagne. È lo stesso filo che unisce le rive del Po alle barche della Flotilla, Genova a Tunisi, Torino a Betlemme. E che dice al mondo che qui, anche in provincia, qualcuno ha deciso di non voltarsi.
Il contesto è quello che conosciamo. A Gaza si continua a morire. I bombardamenti hanno trasformato case, scuole e ospedali in macerie. L’accesso a cibo, acqua e medicine è negato. Organizzazioni umanitarie, medici e giornalisti parlano apertamente di genocidio. E l’Associazione internazionale degli studiosi di genocidio lo ha certificato: il “crimine dei crimini” è in corso. Di fronte a tutto questo, i governi europei balbettano, l’Italia continua a vendere armi a Israele, le istituzioni si trincerano dietro comunicati sterili. La società civile, invece, reagisce. E lo fa come può: con i cortei nelle metropoli, con le occupazioni universitarie, con i piccoli presidi nei paesi di provincia.
È un mosaico di resistenza diffusa. Non tutti urlano, non tutti bloccano binari o aeroporti, ma tutti contribuiscono a incrinare il silenzio. Cavagnolo non è meno importante di Torino. Anzi, forse è proprio da questi luoghi apparentemente marginali che arriva il messaggio più forte: se anche qui, dove le notizie sembrano lontane, c’è chi sceglie di fermarsi un paio d’ore per parlare di Gaza, allora significa che qualcosa si muove. Che la coscienza collettiva non è del tutto spenta.
Stasera, venerdì 26 settembre, la fiaccola della discussione si accenderà di nuovo nella vicina Crescentino, dove alle 21, al Teatro Mimmo Candito, si terrà l’incontro-dibattito “Pace e guerra oggi”, organizzato da ANPI, Comune e Circolo PD. Un altro tassello di questo mosaico. Perché la pace non è mai una parola astratta: è fatta di piccoli gesti, di presìdi in piazza, di assemblee nelle scuole, di dibattiti nei teatri di provincia. E quando questi gesti si sommano, anche il silenzio delle istituzioni diventa più difficile da sopportare.
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