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23 Settembre 2025 - 18:28
CHIND, vent’anni di promesse mancate: l’interrogazione di Claudia Buo riapre il caso
Si tornerà a parlare di CHIND in Consiglio comunale a Chivasso.
A riaccendere i riflettori sulla società partecipata al 55% dal Comune di Chivasso è l’interrogazione della consigliera Claudia Buo di Liberamente Democratici, che chiede chiarimenti al sindaco Claudio Castello, all’assessore al Bilancio Chiara Casalino e all’assessore all’Urbanistica Pasquale Centin sullo stato della procedura concorsuale, sui debiti ancora pendenti e soprattutto sul futuro delle aree produttive che un tempo dovevano rappresentare la grande occasione di sviluppo per la città.
È l’ennesimo capitolo di una vicenda che parte da lontano, dagli anni Novanta, e che ancora oggi lascia dietro di sé più domande che risposte.
Una storia fatta di grandi aspettative, di promesse di crescita economica e di occupazione, finite però in un mare di debiti e nel fallimento di un progetto che avrebbe dovuto trasformare Chivasso in un polo industriale competitivo. La CHIND S.p.A. nasce nel 1996 con l’obiettivo di creare e gestire un’area industriale strategica, a ridosso dell’autostrada Torino-Milano e della rete ferroviaria. L’acronimo significava “Chivasso Industria” ed evocava un futuro di modernizzazione, nuovi insediamenti produttivi e posti di lavoro.
I soci fondatori non erano soltanto pubblici: accanto al Comune di Chivasso e alla Provincia di Torino c’erano l’Unione Industriale di Torino, l’API, la CNA, Finpiemonte, la società di costruzioni SECAP, e privati come Zoppoli & Pulcher. Un partenariato pubblico-privato che, almeno sulla carta, garantiva solidità e prospettive di successo.
Il progetto prevedeva la realizzazione di due grandi lotti, Nord e Sud, con terreni edificabili per capannoni, aree produttive e un edificio direzionale. La posizione era invidiabile: a due passi dallo svincolo dell’A4, ben collegata alla statale 26 e alla rete ferroviaria. Gli amministratori dell’epoca parlavano di una nuova frontiera per l’industria chivassese, di un trampolino per attrarre imprese e occupazione. Ma già nei primi anni Duemila le difficoltà iniziano ad emergere.
La CHIND
Nonostante la posizione strategica, le vendite dei lotti non decollano come previsto. Le aziende non si insediano con la rapidità sperata e la società comincia ad accumulare costi di gestione e debiti.
Il Comune, che detiene la quota di maggioranza assoluta, si ritrova progressivamente a dover fronteggiare una partecipata sempre più in difficoltà. Intanto i piani ambiziosi di sviluppo si scontrano con la crisi economica, la concorrenza di altre aree industriali meglio organizzate e la scarsa attrattività di un progetto che, col passare del tempo, appare sempre meno competitivo.
La svolta negativa arriva nel 2017, quando la società, ormai strangolata da circa 7,5 milioni di debiti, chiede l’ammissione al concordato preventivo liquidatorio presso il Tribunale di Ivrea.
È la presa d’atto ufficiale del fallimento di un progetto che, vent’anni prima, era stato presentato come la grande speranza industriale di Chivasso.
Nel 2018 la trasformazione in CHIND S.r.l. segna l’avvio della fase di liquidazione. L’anno successivo, nel 2019, il tribunale omologa il concordato. Da quel momento la società cessa di essere operativa: non ha più personale, non produce attività, e i beni residui vengono progressivamente messi in vendita all’asta.
Nel 2024 si registrano nuove cessioni di terreni, ultimo atto di una liquidazione che non si è ancora conclusa e che continua a pesare sul bilancio del Comune. La fotografia più recente è impietosa.
Dalla relazione sulla gestione allegata al Bilancio Consolidato 2024 emerge che al 31 dicembre 2024 la CHIND S.r.l. presentava un patrimonio netto negativo per quasi 2 milioni di euro (–1.958.628 €) e una perdita d’esercizio di oltre mezzo milione (–594.141 €).
Numeri che raccontano meglio di ogni parola il fallimento di un progetto industriale e amministrativo. E che spiegano perché la società non venga più consolidata nel bilancio comunale: è in liquidazione e sottoposta a procedura concorsuale. Non solo.
Sul sito istituzionale del Comune, nella sezione dedicata alle società partecipate, non risultano aggiornati i dati più recenti sui bilanci e sulla situazione debitoria. Un’assenza di trasparenza che ha spinto la consigliera Buo a presentare la sua interrogazione.
Nell’interrogazione depositata nei giorni scorsi, la consigliera Claudia Buo di Liberamente Democratici ricorda che tutte le aree libere originariamente destinate a insediamenti produttivi risultano ormai cedute. Chiede quindi al sindaco e alla giunta: quanti metri quadrati siano stati ceduti dall’inizio della procedura di liquidazione, a quali prezzi siano stati venduti i terreni e con quale destinazione (produttiva o diversa), a quanto ammontino i debiti complessivi della società alla data odierna e quali azioni intenda intraprendere il Comune per rilanciare nuovi insediamenti produttivi, visto il fallimento della CHIND e l’accantonamento del progetto del Polo Logistico, promesso in campagna elettorale e mai realizzato.
Buo sottolinea anche come nei comuni limitrofi si stiano insediando attività produttive di rilievo, mentre a Chivasso non si registrano iniziative analoghe. Un confronto che pesa, soprattutto se si considera che nel nuovo Piano regolatore è stata individuata un’area di oltre 33 ettari destinata a insediamenti produttivi, ma situata in una zona con vincoli ferroviari ed energetici e scarsa viabilità.
In altre parole: un’area che difficilmente potrà attrarre investitori seri. L’interrogazione di Buo riporta in aula una vicenda che per molti chivassesi è diventata il simbolo di promesse mancate e di occasioni sprecate. La CHIND era nata per rendere competitivo il territorio, per portare imprese, posti di lavoro, ricchezza.
Si è invece trasformata in una società che ha generato debiti, che non ha saputo attrarre insediamenti, e che oggi sopravvive solo come procedura concorsuale da liquidare. Nel frattempo, i comuni vicini hanno saputo muoversi meglio, intercettando aziende e investimenti. Chivasso, al contrario, si ritrova a dover giustificare perché un’area potenzialmente appetibile non abbia mai davvero decollato.
Il tema non è solo economico, ma anche politico. Nel corso degli anni diverse amministrazioni hanno affrontato la questione senza mai trovare una soluzione definitiva.
La storia della CHIND è la storia di un sogno incompiuto. Un progetto partito con grandi ambizioni, naufragato tra indebitamento, mancanza di attrattività e gestione discutibile.
Oggi la consigliera Claudia Buo chiede chiarezza e trasparenza, e pone una questione che non riguarda solo i conti, ma il futuro economico della città.
Perché il punto non è più salvare la CHIND – troppo tardi per questo – ma capire se Chivasso sarà in grado di offrire nuove occasioni di sviluppo produttivo, oppure se resterà a guardare i territori vicini crescere e prosperare.
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