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23 Settembre 2025 - 18:25
Anna Ansinelli e Arianna Sanna
Ci sono storie che meritano di non essere semplicemente ricordate, ma custodite come reliquie preziose, intatte, sospese nel tempo. Storie che non vivono soltanto nella memoria, ma nel cuore di chi le ha vissute e di chi, oggi, ha la fortuna di raccoglierne l’eredità. Sono racconti che si trasmettono come una fiamma, da una mano all’altra, da un sorriso all’altro, da una generazione all’altra. È ciò che è accaduto lunedì 22 settembre, alle 11:15, quando due donne si sono incontrate e, in quel gesto semplice, hanno unito settantacinque anni di storia: Anna Ansinelli, la terza Ninfa Albaluce della storia – e oggi la prima in quanto unica sopravvissuta delle origini – e Arianna Sanna, la Ninfa appena eletta, simbolo del presente e del futuro.
In quell’istante il tempo sembra essersi fermato. Non c’era più il 1950 e non c’era più il 2025, ma soltanto un filo invisibile che univa passato e presente, ricordi e sogni, giovinezza e maturità. Settantacinque anni racchiusi in un unico abbraccio, un incontro che ha celebrato la forza delle radici e la bellezza di una tradizione che non conosce oblio, ma si rinnova con la stessa energia di un tempo.
Arianna, con la freschezza dei suoi vent’anni e lo sguardo di chi porta sulle spalle la responsabilità di un titolo importante, si è trovata davanti a Anna, 92 anni, donna che porta nel cuore e nelle mani la storia viva del suo paese. Un incontro che non è stato soltanto cerimoniale, ma profondamente umano. Perché le Ninfe Albaluce non sono figure di carta: sono volti, emozioni, simboli di un territorio che attraverso loro ha trovato un modo per riconoscersi e ritrovarsi.
Due mondi diversi si sono guardati negli occhi. Arianna, laureata in Chimica e impegnata in un’azienda farmaceutica, figlia di un tempo in cui la scienza corre veloce e la precisione governa ogni gesto. Anna, sarta d’altri tempi, maestra di ago e filo che ha confezionato abiti per le principesse di Mazzè, quando il castello ancora viveva di fasti e di presenze nobiliari. Due vite lontane, due epoche che paiono inconciliabili, eppure unite da un titolo che ha saputo sopravvivere alle mode e alle tempeste della storia.
Da sinistra a destra : la mamma dell'attuale Ninfa, Anna Ansinelli e Arianna Sanna nel salotto della signora
Anna e Arianna in un momento di dialogo
Quando nel 1950 Anna fu eletta Ninfa, l’Italia si rialzava a fatica dalle macerie della guerra. Essere Ninfa non era un gioco o un evento folkloristico, ma un simbolo di rinascita, un atto di fiducia collettivo, un modo per ricostruire non solo le case, ma anche i legami e la speranza. Oggi, in un mondo in cui tutto sembra scorrere troppo in fretta e in cui le tensioni internazionali rendono fragile ogni armonia, la figura della Ninfa resta un punto fermo: un pilastro che ricorda l’importanza di custodire la propria identità e le proprie radici.
“Incontrare Anna Ansinelli è stata una forte emozione”, ha confidato Arianna Sanna, Ninfa Albaluce 2025, con la voce ancora tremante di gioia. Anna, calusiese dalla nascita, ha raccontato con ironia e dolcezza gli anni della sua giovinezza, rievocando il giorno in cui, a soli 17 anni, fu scelta per incarnare la bellezza e l’anima del suo paese. Un’epoca lontana, ma resa viva da fotografie in bianco e nero sfogliate insieme, dove il sorriso di una ragazza del dopoguerra è ancora lo stesso della donna di oggi, capace di trasmettere entusiasmo e felicità con uno sguardo.
“Vedere nei suoi occhi, a 75 anni di distanza, quell’entusiasmo intatto è stata per me una grande ispirazione”, ha aggiunto Arianna, colpita dall’ironia e dalla simpatia travolgente della signora Ansinelli, capace di conservare una leggerezza quasi fanciullesca. L’incontro, ha confessato la giovane Ninfa, le ha “riempito il cuore di gioia”.
E c’è di più. La storia di Anna non è solo quella di una Ninfa, ma di una donna che ha vissuto i rioni del paese in tutte le loro sfumature: eletta Ninfa nel rione che oggi conosciamo come Rosario, trasferitasi poi nel Rione Freta dopo il matrimonio, fino ad approdare nel Rione Rua, diventando così parte di ogni tessuto umano e sociale della comunità calusiese.
Oggi, quella eredità è nelle mani di Arianna. Due donne, due Ninfe, due testimoni che raccontano la stessa storia da prospettive diverse: la prima con il bagaglio di una vita lunga quasi un secolo, la seconda con la promessa di un futuro da costruire. In questo passaggio di consegne ideale, si condensa l’essenza stessa di Caluso: la capacità di ricordare senza restare prigionieri del passato, e di guardare avanti senza dimenticare da dove si viene.
Il 2025 è un anno speciale, perché segna anche il decennale dell’Ordine sotto la nuova presidenza di Marta Salvetti. In questo contesto, l’incontro tra Anna e Arianna acquista un significato ancora più profondo: è la conferma che la Ninfa Albaluce non è solo una tradizione folkloristica, ma un valore identitario, un collante che unisce la comunità, la rafforza e la rende consapevole della propria storia.
Custodire il passato e proiettarlo nel futuro: questo è il dono che due donne, con la loro grazia e la loro forza, hanno consegnato a Caluso. E così, settantacinque anni dopo, la storia continua a fiorire, in un dialogo senza tempo tra una Ninfa che ha visto nascere la rinascita e una Ninfa che guarda con fiducia al domani.
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