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Ivrea in Azione

La forza della coerenza e l’ingratitudine degli eletti

Promesse dimenticate, assessori assenti e parole al vento: al sindaco Matteo Chiantore il compito di riportare la politica eporediese alla concretezza

La forza della coerenza e l’ingratitudine degli eletti

Francesco Comotto e il mobility manager

È difficile oggi parlare di politica senza inciampare in due parole che fanno male: incoerenza e ingratitudine. Ci sono amministratori che vengono eletti con la promessa di portare avanti gli impegni presi con i cittadini, e ci sono amministratori che, una volta seduti in giunta, finiscono per fare esattamente l’opposto di ciò che avevano sempre combattuto. Poi ci sono i maestri della chiacchiera: non fanno nulla, ma parlano talmente tanto che, tra un piatto e un bicchiere, a cena hanno già dimenticato quello che dicevano poche ore prima.

Come si fa a combattere tutto questo? Probabilmente non si può. La frittata ormai è fatta: gli elettori sono stati ingannati. Oggi, l’unico che può tentare di rimettere ordine è il sindaco Matteo Chiantore. Ma è una missione tutt’altro che semplice. Anche lui deve fare l’equilibrista tra forze politiche amiche, correnti interne e detrattori che non aspettano altro che un suo passo falso.

Prendiamo un esempio concreto: Fabrizio Dulla. Ha compiti e responsabilità importanti e, pur con soluzioni non sempre condivise, dedica tempo ed energie per cercare risposte ai problemi. È amministrare, questo. Diverso è invece il comportamento di altri assessori, che si limitano a sfilate, dichiarazioni e passerelle senza lasciare alcun segno concreto. Come se un amministratore locale dovesse occuparsi di grandi questioni ideologiche o nazionali, dimenticando che è stato eletto per migliorare la vita quotidiana dei suoi concittadini.

E allora torniamo al sindaco. Chiantore deve avere il coraggio – e la fermezza – di far capire alla sua giunta che è chiamata a fare cose concrete. Non proclami, non fuffa, ma progetti realizzabili e utili. Soluzioni, non chiacchiere. I cittadini non pretendono la luna: chiedono soltanto che le decisioni importanti non cadano dall’alto come macigni, ma vengano condivise e discusse.

Proprio in questi giorni si è parlato molto di mobilità, con una settimana di iniziative e incontri. Eppure il grande assente è stato Massimo Fresc, assessore alla mobilità. Al suo posto si è fatto avanti il mobility manager, che ha illustrato una prima bozza di progetto: studio della viabilità, mappatura delle abitudini degli automobilisti, analisi dei flussi. Bene, ma non basta.

L’ho già scritto più volte, anche in editoriali recenti: il giudizio su questo esperimento dipenderà da come sarà condotto. Ci sarà dialogo e concertazione con commercianti e cittadini? Ci saranno alternative valide e alla portata di tutti? Saranno considerate le esigenze dei più fragili? Solo se queste condizioni verranno rispettate, l’esperimento potrà dirsi serio e utile.

La verità è che la questione fondamentale non è tecnica, ma politica: serve confronto per evitare scontri, serve buon senso per non sacrificare la libertà delle persone sull’altare degli slogan. Amministrare vuol dire questo: gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma con i piedi ben piantati nella realtà della gente comune.

Ciao!!

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