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Il tramonto del Sole: quando Luigi XIV scoprì Settimo Torinese

Tra assedi, saccheggi e fughe ignominiose: il Re Sole entrò nella storia piemontese con la guerra di successione spagnola e il nome di Settimo riecheggiò nelle cronache del 1705

Il tramonto del Sole: quando Luigi XIV scoprì Settimo Torinese

La battaglia di Torino (7 settembre 1706), opera dell'austriaco Karl von Blaas

Il 1° settembre 1715, a Versailles, dopo una lunga agonia, moriva Luigi XIV, il Re Sole, personaggio controverso della storia francese ed europea. In Piemonte il suo ricordo è soprattutto legato alla guerra di successione spagnola e ai famosi assedi di Verrua, Chivasso e Torino, nel biennio 1705-1706.
Fu proprio durante l’assedio di Chivasso, durante l’estate del 1705, che Luigi XIV udì menzionare Settimo Torinese, come risulta da diverse fonti dell’epoca. Gli eventi si svolsero più o meno nel modo seguente. Il 28 luglio di quell’anno, informato che la cavalleria austro-piemontese stava ripiegando da Chivasso, il duca Louis d’Aubusson de La Feuillade decise di attaccarne la retroguardia, disponendo che il principe di Robecq, Charles de Montmorency, effettuasse una diversione su Volpiano, per poi piombare improvvisamente alla sinistra del nemico.

«Le guide – comunicò il principe di Vaudémont, don Carlo Enrico di Lorena, governatore di Milano, sulla base delle notizie pervenutegli dal duca de La Feuillade – non furono pontuali nel riferire la distanza e la qualità della strada da Volpiano a’ Settimo: e quindi è che M. de Robecq, non ostante la grandissima diligenza usatavi, non poté giugnervi che una buona mezz’ora dopo il fine del combattimento».

Luigi XIV (1638-1715) ritratto dal pittore francese Claude Lefebvre

 Luigi XIV (1638-1715) ritratto dal pittore francese Claude Lefebvre

L'assedio di Chivasso del 1705 in una stampa dell'epoca

L'assedio di Chivasso del 1705 in una stampa dell'epoca

Malgrado il contrattempo dei francesi, la cavalleria austro-piemontese, colta di sorpresa, si sbandò rovinosamente. I soldati – prosegue il principe di Vaudémont«non ebbero l’animo di voltarsi mai a’ nostri e furono caricati alle spalle dalle nostre spade infin’al fiume Stura, dove molti di essi si annegarono e furono ammazzati, e molti altri fuggirono feriti infino a Torino, dove sparsero un grandissimo spavento».

Le bandiere perse dagli austro-piemontesi vennero subito spedite alla corte di Luigi XIV, dove giunsero il 6 agosto, stando a ciò che annotò il marchese Philippe de Dangeau. Questi riferisce che lo scudiere del duca de la Feuilladepresentò al re le bandiere catturate durante lo scontro presso «Settimont». «Settimont» è Settimo Torinese.

Notizie ben diverse sulle conseguenze del combattimento fra le due cavallerie si ricavano da fonti locali. I pubblici amministratori denunciarono il «saccheggio patito nella chiesa parrocchiale e nelle case, si del luogo che del finaggio, di quasi tutte le granaglie, fieni, paglie e maggior parte de mobili de particolari et abitanti del […] luogo», a opera dell’«armata inimica francese». In seguito aggiunsero che la truppa aveva «occupato il luogo con saccheggio intiero non solo di quello [che] si ritrovava nelle case de particolari et chiese del luogo, ma anche delli grani del territorio che erano ancor in paglia, da battere, et incendio delle case di detto luogo, per il che tutti li particolari furono constretti d’abbandonare detto luogo e suo territorio».

In seguito, le sorti della guerra mutarono. L’anno dopo le truppe di Luigi XIV furono definitivamente sconfitte sotto le mura di Torino. A Giovanni Domenico Elia e Gaspare Antonio Conrado, rispettivamente consigliere e segretario della comunità di Settimo, il 7 settembre 1706, il giorno della sonora batosta subita dai francesi, furono rubati i cavalli. Ma poco importava. «In quel giorno – fecero verbalizzare – Sua Divina Maestà ci ha graziato non solo di liberar la metropoli [ossia Torino] dal duro et ostinato assedio della medema, ma anche di dar una fuga ignominiosa all’armata inimica francese». Con buona pace del Re Sole.

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