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San Francesco torna in rosso sul calendario: il 4 ottobre verso la nuova festa nazionale?

Dal 2027 il 4 ottobre festivo: scuole e uffici chiusi, maggiorazioni pagate dallo Stato alle imprese

San Francesco torna in rosso sul calendario: il 4 ottobre verso la nuova festa nazionale

San Francesco torna in rosso sul calendario: il 4 ottobre verso la nuova festa nazionale

Dopo più di quattro decenni di assenza, il 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, tornerà a essere una festività nazionale. Non solo un nuovo “ponte” nel calendario, ma un segnale politico e culturale che intreccia memoria religiosa e civile, guardando a un Paese che cerca di ricostruire simboli condivisi. La proposta, sostenuta da Noi Moderati, Fratelli d’Italia e Forza Italia, ha ormai ottenuto il via libera politico e viaggia spedita verso l’approvazione definitiva.

La scelta non è casuale: il 2026 segnerà l’ottocentesimo anniversario della morte di San Francesco, un evento che ha spinto i promotori a ripristinare una ricorrenza abolita nel 1977, quando il Parlamento, con la legge n. 54, aveva sacrificato alcune feste religiose e civili in nome della produttività. Allora il pendolo era spostato verso il lavoro; oggi, con la riscoperta di temi come la pace, l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente, il baricentro torna sulla memoria e sui valori.

Dal punto di vista pratico, il provvedimento porterà conseguenze chiare. Il 4 ottobre sarà segnato in rosso sul calendario, al pari del Natale, del 25 aprile, del 1° maggio o del 2 giugno. Le scuole e gli uffici pubblici resteranno chiusi, mentre nel settore privato chi lavorerà in quella data riceverà una maggiorazione in busta paga, senza che i costi ricadano sulle imprese: sarà lo Stato a coprirli. Inoltre, la giornata sarà accompagnata da eventi, cerimonie e attività promosse da enti locali, associazioni e scuole, con al centro i valori francescani di fraternità e cura del creato.

Per i cittadini l’effetto concreto scatterà dal 2027, dal momento che nel 2026 il 4 ottobre cadrà di domenica. L’anno successivo, invece, sarà un lunedì e offrirà di fatto un lungo fine settimana festivo a milioni di italiani. Una scelta che, secondo i promotori, non mira solo a concedere riposo, ma a rafforzare la coesione sociale attorno a una figura universalmente riconosciuta.

Il percorso parlamentare ha registrato anche tentativi di ampliamento. Il deputato Dieter Steger, rappresentante del gruppo misto delle minoranze linguistiche, ha chiesto di inserire anche il 19 marzo, giorno di San Giuseppe. Una proposta che è stata bocciata dal Governo, deciso a evitare una proliferazione di richieste simili che avrebbe potuto alterare l’equilibrio del calendario. La linea scelta è quella di un’eccezione, non di un’apertura generalizzata: il ritorno del 4 ottobre è stato infatti giustificato come un caso speciale, legato sia alla ricorrenza dell’anniversario sia al valore trasversale della figura di Francesco d’Assisi.

San Francesco, infatti, non appartiene solo alla tradizione cattolica. Il suo messaggio di umiltà, di cura dei poveri, di attenzione alla natura e di pace lo ha reso negli anni una figura riconosciuta e rispettata a livello globale. La sua proclamazione a patrono d’Italia nel 1939 aveva consacrato questo ruolo, e oggi la reintroduzione della sua festa nel calendario nazionale intende rinnovarne la centralità. Per il Governo e i gruppi parlamentari che hanno sostenuto la proposta, si tratta di riaffermare un’identità culturale che può unire il Paese oltre le appartenenze religiose.

Le ricadute saranno multiple. Per la scuola, la giornata potrà diventare occasione per attività educative e civiche, con percorsi che spieghino non solo la storia di San Francesco ma anche l’attualità del suo messaggio: la lotta alla povertà, la solidarietà verso gli esclusi, la difesa dell’ambiente. Per le comunità locali sarà uno spazio di riflessione e di partecipazione, con eventi capaci di trasformare una ricorrenza religiosa in un momento di coesione civile. Per le imprese, il sistema individuato garantisce che la festività non si traduca in costi aggiuntivi, limitando così le possibili resistenze economiche.

Il dibattito politico rimane acceso sul significato più ampio del provvedimento. Da un lato c’è chi lo vede come un passo importante per ridare valore al calendario delle festività nazionali, riportando al centro simboli che uniscono. Dall’altro, non mancano le voci critiche che temono un ritorno a un modello che sacrifica la produttività. La verità, probabilmente, sta nel bilanciamento tra queste due istanze: offrire ai cittadini non solo un giorno di riposo, ma un momento di riflessione collettiva capace di parlare al presente.

Con l’approvazione definitiva ormai a un passo, l’Italia si prepara dunque a recuperare una festa cancellata 44 anni fa. Il 4 ottobre tornerà a segnare il calendario non come un privilegio in più, ma come un’occasione per ricordare e attualizzare il messaggio universale di Francesco: un invito alla pace, alla fraternità, alla cura del creato. In un tempo segnato da conflitti, diseguaglianze e emergenze ambientali, la sua figura sembra parlare al Paese con la stessa forza di otto secoli fa.

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