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13 Settembre 2025 - 15:34
La canzone La campana di San Giusto a prima vista sembra non avere un nesso con il Canavese, argomento principe di questa rivista. In realtà Giovanni Drovetti, l’autore dei versi, scritti esattamente cento anni fa, è di origini canavesane.
Pronipote di Bernardino Drovetti (il barbaniese più illustre, la cui collezione di reperti egizi è il nucleo fondante del Museo Egizio di Torino), Giovanni Drovetti nacque a Sesto San Giovanni il 1° aprile 1879 da Giuseppe, di Barbania, ferroviere, e Vittoria Ottini, di Gallenca, frazione di Valperga. Fu scrittore, commediografo, poeta e sceneggiatore cinematografico.
Morì a Torino il 17 aprile 1958 e venne sepolto nel cimitero di Sassi.
Copertina disegnata da Giovanni Manca della prima edizione (1915) dello spartito della celebre canzone.
Giovanni Drovetti, poeta, commediografo e sceneggiatore (1879-1958).
Alcuni raccontano che Giovanni Drovetti abbia scritto i versi de La Campana di San Giusto seduto al tavolo di un bar sotto i portici di via Po (forse il bar Faramia, diventato poi il Bar dell’Università), altri, come Renzo Rossottinell’articolo per Stampa Sera del 7 novembre 1985, affermano che sia stata scritta d’impeto la mattina in cui il maestro Colombino Arona (1), presentatosi inaspettato in Via Montebello 21, dove il Drovetti risiedeva, lo richiamava a gran voce dalla strada: «Giuanin! Giuanin! Questa volta ci siamo», riferendosi alla melodia che aveva in testa.
Il Drovetti, con la faccia insaponata ed il rasoio in mano s’affacciava alla finestra facendogli segno di salire e correva alla porta ad accogliere l’amico che, senza indugio e dimostrando di conoscere bene la casa, si precipitava al pianoforte accennandovi alcune note: immediatamente, Drovetti, mollando il rasoio e asciugatosi frettolosamente la faccia, prendeva carta e penna e scriveva le strofe poi diventate famosissime.
Non sappiamo quale sia la verità sul come e dove sia stato scritto il testo della canzone, certamente ne conosciamo l’anno: 1915.
Era trascorso quasi un anno da quando Gavrilo Princip e i suoi complici, compiendo l’attentato di Sarajevo, riuscivano ad ottenebrare le menti dei governanti europei conducendoli a quella follia, prima europea e poi mondiale, passata alla storia come la Grande Guerra.
Il nostro Paese, nei mesi trascorsi da agosto 1914 a maggio 1915, si era diviso e logorato, come sempre, fra interventisti e neutralisti.
Nella notte fra il 23 e il 24 maggio 1915 l’Italia, pressata dalle insistenze di Gran Bretagna e Francia, passava dalla neutralità alla guerra aprendo il fronte sud.
La torpediniera Audace che per prima portò il tricolore a Trieste il 5 novembre 1918
Una pagina dello spartito della canzone. Le musiche sono state composte dal torinese Colombino Arona
La sera del 28 giugno, a poco più di un mese dall’inizio della guerra, al teatro del Parco Michelotti di Torino, uno dei più graditi ritrovi estivi dei torinesi (che negli anni Trenta verrà abbattuto per far posto allo zoo), va in scena La nuova borgheide di Cesare Demaria, Giovanni Corvetto e Colombino Arona, rivista portata in scena dalla Compagnia Casaleggio, a cui gli autori avevano apportato numerosi cambiamenti.
Quella sera è presentata una novità assoluta agli spettatori convenuti: nella rivista è inserita la canzone La campana di San Giusto da poco scritta e musicata da Drovetti e Arona.
La canzone, interpretata da Giorgina Goletti, ottiene un immediato successo con un trionfale tris. Narrano le cronache che il pubblico chiedesse a gran voce altre esecuzioni, ma lo spettacolo doveva andare avanti.
Il grande tenore Enrico Caruso
Durante gli anni della guerra la canzone circola clandestinamente anche nei territori ancora occupati di Trento e Trieste, ed è proprio con i suoi versi e le sue note che i bersaglieri e marinai italiani vengono accolti dalla popolazione festante a Trieste il 5 novembre 1918 sbarcando dalla torpediniera Audace.
La canzone verrà interpretata da tutti i tenori italiani da Caruso in poi e non vi è banda musicale nella penisola che non l’abbia in repertorio.
Da un articolo dello stesso Drovetti per il mensile torinese Augusta Taurinorum datato luglio-agosto 1928, leggiamo: «Mi è dolce e doveroso rammentare qui, che fu proprio dalla Compagnia Casaleggio che prese il volo per l’Italia tutta la canzone più popolare della nostra guerra: La campana di San Giusto, versi del sottoscritto e musica del maestro Colombino. Cantata da Giorgina Goletti unitamente alla Compagnia Casaleggio al teatro del Parco Michelotti con un indescrivibile successo, la canzone attraversò l’oceano ripetuta da Caruso e dalla celebre Fanny Anitùa in tutta l’America del Sud e del Nord ed ebbe l’altissimo onore di essere eseguita, per festeggiare Wilson, dai cori della Scala di Milano avendo come solisti Alessandro Bonci e Giannina Russ».
Oggi i nomi di Fanny Anitùa, Alessandro Bonci e Giannina Russ non dicono molto ai più, forse solo Caruso (2) è rimasto nella memoria popolare, ma all’epoca erano tra i massimi esponenti del bel canto.
Il riferimento a Wilson è rivolto al presidente degli Stati Uniti in visita in Italia nel 1919.
I diritti della canzone vennero venduti all’editore Gustavo Gori per la modica cifra di cinquanta lire.
Note
Colombino Arona nasce nel 1885 a Torino. Musicista e compositore è noto per avere scritto la musica de La campana di San Giusto e dell’altra canzone A Tripoli su versi di Giovanni Corvetto. L’8 settembre 1911, al teatro Balbo di Torino, la bella bruna Gea della Garisenda, romagnola, lanciò l’inno patriottico A Tripoli, che divenne noto con il primo verso della strofa Tripoli bel suol d’amore. La sua esibizione fece scandalo: si presentò sul palco vestita, sembra, unicamente del tricolore. Arona muore a Buenos Aires nel 1952.
In rete si trovano registrazioni di alcuni tenori che non s’attengono al testo del Drovetti, variandone parole o aggiungendo addirittura strofe come nella versione cantata da Tito Schipa.
Per le spiaggie, per le rive di Trieste,
suona e chiama di San Giusto la campana,
l’ora suona, l’ora suona non lontana
che più schiava non sarà!
Le ragazze di Trieste
cantan tutte con ardore:
− O Italia, o Italia del mio core
tu ci vieni a liberar!*
Avrà baci, fiori e rose la marina,
la campana perderà la nota mesta,
su San Giusto sventolar vedremo a festa
il vessillo tricolor!
Le ragazze di Trieste
cantan tutte con ardore:
− O Italia, o Italia del mio core
tu ci vieni a liberar!*
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