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Festa dell'Uva di Caluso: Arè, la frazione degli Sturnéj e dei sogni giovani

La frazione bianca e blu di Caluso si racconta tra storni, tradizioni familiari e un comitato rinnovato. Giulia, 21 anni: “È il viaggio, non la meta, a renderla speciale”.

Festa dell'Uva di Caluso: Arè, la frazione degli Sturnéj e dei sogni giovani

Aurora Ferrando, miss 2025

C’è un’energia nuova che scorre tra le vie di Arè, una delle frazioni più vivaci e simboliche di Caluso. Giovane nell’età dei suoi volontari ma di antiche radici, Arè si prepara alla Festa dell’Uva Erbaluce 2025 con uno spirito che unisce storia, leggende e un forte senso di comunità.

A raccontarcelo è Giulia Carnino, 21 anni, membro attivissimo del comitato organizzativo: Siamo un gruppo molto giovane– spiega Giulia - il direttivo è stato rifondato appena un anno fa, ad agosto del 2024, quindi questa è la seconda Festa dell’Uva che affrontiamo insieme. Io sono cresciuta in mezzo al comitato, fin da piccola aiutavo durante la festa insieme ai miei cugini. Ora, da grande, è una vera emozione vedere quanto riusciamo a fare con le nostre forze.”

Arè è una delle frazioni storiche di Caluso, e nonostante le sue dimensioni contenute la vitalità non manca. La frazione, ora guidata dal presidente Andrea Beltramo, si distingue per i suoi colori, il blu e bianco, e poi c’è un simbolo particolare che lo rende unico nel contesto della festa: lo storno.

Ci chiamano gli Sturnéj di Cascin-e, per via di una vecchia leggenda legata al tempo della vendemmia – racconta Giulia –. Si narra che, in autunno, stormi di uccellini invadessero i filari attorno alle cascine di Arè, rovinando il raccolto. Col passare dei giorni, le loro schiere si facevano sempre più fitte, fino a diventare un vero flagello. Così gli abitanti decisero di tendere una trappola: durante la notte, armati di reti e sacchi di iuta, tentarono di catturarli nel sonno. Riuscirono a imprigionare gli uccellini, ma gli storni si ribellarono, spezzarono i sacchi e volarono via, più vivi e furbi di prima. Da quell’episodio nasce il soprannome con cui ancora oggi siamo conosciuti con orgoglio: gli Sturnéj di Cascin-e.”

È una storia che Giulia ricorda fin dalle scuole elementari, anche se oggi è difficile trovare fonti scritte. “Una buona traccia si può trovare nei libri di Elio Magaton, ex sindaco di Caluso, persona molto conosciuta e stimata in tutto il Canavese. Era un personaggio eclettico, con una cultura vastissima, costruita quasi interamente da autodidatta. Scriveva di storia, leggende, tradizioni locali. Sarebbe bello recuperare e valorizzare anche questo patrimonio immateriale.”

Andrea Beltramo, presidente della frazione Arè 

Come ogni rione e frazione, anche Arè allestirà la sua taverna sabato 20 settembre, a partire dalle 18, in occasione dell’apertura ufficiale delle celebrazioni.

 “Siamo famosi per l’agnolotto commenta Giulia –. Se vuoi mangiare bene, abbondante e soprattutto se ami la pasta vieni da noi! E la domenica, quando tutti si preparano alla sfilata, noi siamo tra i pochi a tenere aperto anche a pranzo con gli agnolotti e il resto. Così capita spesso che arrivino a mangiare anche quelli di altri rioni e di altre frazioni”.

L’atmosfera è carica di aspettative e voglia di fare bene, soprattutto in vista del momento più atteso: la sfilata dei carri allegorici e il Palio della pigiatura dell’uva, momento di goliardia e folklore che coinvolge tutti i rioni e le frazioni.

Il tema scelto per il 2025 è dedicato alla Ninfa Albaluce, figura folkloristica legata alle origini del vitigno Erbaluce, in occasione del decennale dell’Ordine delle Ninfe, nato proprio per valorizzare la cultura vitivinicola calusiese.

“Il nostro carro lo stiamo preparando proprio in questi giorni – racconta Giulia e sicuramente sarà un omaggio alla Ninfa e alla nostra identità. La figura della Ninfa Albaluce è veramente molto sentita. È bello riscoprire questa figura e farla dialogare con le nostre tradizioni”.

Oltre alla festa, Arè si prepara anche al suo patrono, San Michele, che si celebra il 29 settembre. “Anche in quell’occasione sarà presente anche la nostra Miss del 2025, Aurora Ferrando, che vive a Parigi da anni e che viene apposta perché per lei essere stata nominata miss è un sogno che si realizza, noi è da quando siamo bambine che sogniamo di ricoprire questo ruolo”.

Durante il patrono, Aurora, insieme al sindaco e al parroco, parteciperà alla messa e verrà accolta, come da tradizione, dalla banda musicale, che farà tappa a casa sua per il consueto ritrovo.

Arè con i suoi colori e i suoi simboli 

“Io sono di Arè da 21 anni , da quando sono nata – spiega Giulia - e posso dire che questa festa per me è da sempre una grande fonte di emozione, la cosa bella è che è un’esperienza collettiva che unisce generazioni, che ci fa sentire parte di qualcosa di più grande. Certo, da piccoli la si vive in modo spensierato, da grandi diventa anche stressante, ma alla fine la cosa più bella è il viaggio, non la meta. Sentiamo di portare avanti la storia di chi è venuto prima di noi, e questo dà un significato profondo a tutto quello che facciamo. Io alla festa dell’uva sento aria di storia e per me questa è una cosa bellissima, voglio impegnarmi per portare avanti questa tradizione”.

E mentre Caluso si accende, tra carri, taverne e sorrisi, Arè è pronta a dare il meglio di sé, portando in piazza la forza dei giovani, la memoria degli storni e la voglia di costruire futuro a partire dalle radici.

 

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