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Avetta: "Ivrea e Canavese abbandonati. La Giunta Cirio cambi rotta"

Il consigliere regionale Pd denuncia in Commissione l’assenza di fondi per la circonvallazione di Borgofranco e i ritardi sulla linea ferroviaria Aosta–Ivrea–Torino. Il sindaco Francisca: strade ottocentesche, tir da 40 tonnellate e un protocollo del 2019 ancora fermo al palo

Avetta: "Ivrea e Canavese abbandonati. La Giunta Cirio cambi rotta"

Il sindaco Fausto Francisca

Il Canavese torna a far sentire la sua voce in Consiglio regionale, e questa volta il grido arriva forte e chiaro da Borgofranco d’Ivrea. In II Commissione si è infatti svolta un’audizione dedicata alla viabilità della statale 26, alla presenza del sindaco Fausto Francisca e dell’assessore Gabriella Gedda, accompagnati dal presidente della Commissione Mauro Fava e dal consigliere regionale Alberto Avetta (Pd).

Il tema sul tavolo è uno di quelli che si trascinano da decenni: la variante alla SS 26, promessa, annunciata, pianificata più volte e mai realmente avviata. E nel frattempo il paese continua a sopportare un traffico pesantissimo, con tir da oltre 40 tonnellate che attraversano strade nate nell’Ottocento e ponti che non hanno la portata per reggere simili carichi.

“Abbiamo ascoltato il grido di dolore del sindaco di Borgofranco – ha spiegato Avetta – e la fotografia è impietosa. Dalla frana di Quincinetto che incombe sulla A5 e paralizza il traffico ogni volta che l’autostrada viene chiusa, al futuro incerto della ferrovia Aosta–Ivrea–Torino, fino alla totale assenza di certezze sui fondi per la circonvallazione di Borgofranco. È un’emergenza continua, eppure la Regione continua a far finta di nulla”.

Avetta e Fava

Alberto Avetta e Mauro Fava

Avetta ha puntato il dito anche contro la gestione della nuova concessione autostradale: “Era un’occasione storica per legare il rinnovo alle esigenze reali dei territori. Si potevano almeno prevedere due nuovi caselli, a San Bernardo e a Baio Dora, ma l’opportunità è stata buttata al vento. E non tornerà a breve”.

Il sindaco Francisca, dal canto suo, ha ricordato che esiste un progetto di fattibilità elaborato da Anas e che nel 2019 era stato sottoscritto un protocollo d’intesa con Regione Piemonte, Città Metropolitana, Rfi, Anas e i Comuni della zona. Un’intesa che prevedeva la realizzazione della variante della SS 26, la soppressione dei passaggi a livello e altre opere viarie necessarie. “Ad oggi – ha detto Francisca – Rfi è disponibile a costruire i sovrappassi, ma tutto è fermo perché manca il progetto esecutivo della circonvallazione. Almeno uno dei due sovrappassi, quello a nord del paese, andrebbe realizzato subito: servirebbe la zona industriale dove operano due aziende che da sole impiegano 750 persone. Non possiamo più aspettare. E ci vuole anche un casello autostradale a Baio Dora: per collegarlo all’autostrada basterebbero 300 metri di strada”.

Un quadro che il presidente della Commissione Mauro Fava ha definito senza mezzi termini come una priorità: “La situazione di Borgofranco deve avere una risposta. Ci faremo portatori di questa esigenza con la Giunta regionale, perché è tempo che si attuino gli interventi necessari”.

Il problema, però, non riguarda solo Borgofranco. Per Avetta la questione è più ampia.

“Il Canavese - ha stigmatizzato - rischia di essere tagliato fuori. La Valle d’Aosta da anni lavora con determinazione per garantire ai suoi cittadini un collegamento veloce con Torino. E il Piemonte cosa fa? Nulla. Non investe sulla tratta Carema–Chivasso, non valorizza le fermate intermedie, non trasforma la linea in un vero collegamento metropolitano. Eppure Ivrea e il Canavese hanno assoluto bisogno di un servizio ferroviario moderno ed efficiente”.

Secondo il consigliere dem, la Giunta Cirio non può più sottrarsi alle sue responsabilità.

“Il servizio ferroviario è scadente da anni, lo denunciamo settimanalmente. Ma non c’è alcun segnale di inversione di rotta. A questo punto ci chiediamo cosa debbano ancora dire amministratori, cittadini e imprese per far maturare la consapevolezza che questa tratta è vitale. Non per un capriccio, ma per lo sviluppo stesso del Canavese, che deve restare agganciato alla crescita di Torino”.

La sensazione, condivisa da più parti, è che si stia rischiando di perdere un altro treno, in senso letterale e figurato. Le strade del Canavese continuano a essere vecchie, strette e insicure, mentre progetti e protocolli rimangono sulla carta. Nel frattempo il traffico aumenta, le aziende chiedono infrastrutture adeguate e i cittadini sono costretti a convivere con code, ponti fragili e binari incerti.

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