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Diretta della sindaca-influencer: quattro gatti e un assessore che non rasa

Da star social a karaoke in un bar vuoto: semafori spenti, tombini otturati, cestini spariti. Lei sorride, lui “fa verificare”. Intanto i cittadini parlano di lettamaio

Diretta della sindaca-influencer: quattro gatti e un assessore che non rasa

Elena Piastra in diretta

La diretta Facebook di Elena Piastra di martedì sera, anticipata alle 19 per via della patronale? Un karaoke in un bar semivuoto. Eppure c’è stato un tempo in cui era davvero un evento. “C’è la sindaca! C’è la sindaca!” e tutti inchiodati davanti al pc ad ascoltarla come quando in Tv andava in onda "Portobello".  Centinaia di cittadini connessi, applausi virtuali, cuoricini a pioggia. Un trionfo della sindaca-influencer che si raccontava come la paladina della partecipazione.

Oggi è diverso. Il sipario si alza e la platea è quella che è: 76 commenti, 162 mi piace in ventiquattr’ore. Insomma, quattro gatti e neanche particolarmente convinti. Tra un sorrisetto e l’altro, tra una frase fatta e l'altra, tra una domanda telecomandata e tante altre. 

La parabola è compiuta: da influencer a micro-influencer, da star a comparsa, da sindaca del 75% che sognava il grande salto a Roma o in Regione a… sindaca e basta. La verità? A furia di dire sempre le stesse cose, non ti ascoltano più nemmeno i parenti. E chi resiste lo fa per lamentarsi o per compiacenza.

Tutto questo perchè le dirette sono diventate un confessionale del degrado. Semafori spenti davanti alle scuole, con il rischio che la prima lezione dell’anno sia di pronto soccorso. Dossi inesistenti che invece di rallentare le auto le invitano ad accelerare. Cestini dell’immondizia spariti come se li avesse rapiti la Spectre. Quartieri in balìa dei vandali notturni. Scivoli per disabili occupati da parcheggiatori creativi. Un campionario da fiera del trash urbano, roba che “Black Mirror” al confronto sembra una commedia romantica.

E poi i grandi classici: tombini otturati che non ti lasciano dormire, sterpaglie che invadono i cortili più veloci delle promesse elettorali, aree verdi annunciate e mai realizzate, raccolta differenziata che si traduce in sacchi di plastica abbandonati come installazioni d’arte contemporanea. Barriere ferroviarie che non arrivano, passerelle da attraversare con la raccomandazione del parroco, code infinite ai semafori che potrebbero essere risolte con un minimo di ingegno. E la comunicazione sugli eventi? Un mistero. A volte sembra che l’unica vera notizia sia che la notizia non c’è.

E mentre i cittadini si sfogano, lei che fa? Che domanda... Evidentemente sorride e annuisce. Perché su Facebook bisogna sempre sorridere, anche se dietro lo schermo la città cade a pezzi. Le risposte sono un disco rotto che conosciamo a memoria: “grazie per la segnalazione”, “verificheremo”, “non è di nostra competenza ma lo segnaliamo”. Il catalogo dell’inutilità.

Dietro le quinte, a parare i colpi, non poteva mancare la spalla: l’assessore Alessandro Raso, detto “l’assessore che non rasa”. Sempre pronto con la sua formula magica: “faremo fare una verifica”.

È il mantra che dovrebbe rassicurare e che ormai non rassicura più nessuno.

Raso da sempre raccoglie segnalazioni come figurine Panini: semafori, cestini, tombini. Non ne risolve una, ma le colleziona tutte. Un giorno, forse, uscirà davvero l’album: “Settimo, lavori in corso”, allegato a La Settimana Enigmistica.

Il bello è che qualcuno, stremato, glielo dice chiaro e tondo: queste risposte valgono zero. "Bla bla bla". "I cittadini scrivono, segnalano, mandano mail, e dal Comune nemmeno un cenno...". "Se vuoi una reazione, devi dirlo in pubblico su Facebook, altrimenti resti invisibile."

È la nuova frontiera dell’efficienza amministrativa: se non ti lamenti in diretta, non esisti.

E allora la frustrazione monta: c’è chi parla di lettamaio, chi di città abbandonata, chi di istituzioni che non rispondono neanche con un “presa in carico”. Ma tanto la diretta non è fatta per risolvere. È fatta per galleggiare. Per dire “ci siamo” anche quando non ci siamo.

Morale? Quella di una sindaca-influencer che voleva essere vicina alla gente e si ritrova lontanissima. Perché il feeling si è rotto: quando la gente ti scrive che vive tra sterpaglie e tombini otturati e tu rispondi con un sorriso e un “vi aggiorneremo”, non è più dialogo, è cabaret. Ed è anche la prova che stai andando troppo in giro a cercare preferenze per le Regionali ― persino a San Raffaele Cimena (high...) ― e hai perso di vista la tua città.

Certo, c’è sempre il fan che ti scrive “sei grande”, ma suona più come l’applauso stanco a fine spettacolo che un vero incoraggiamento.

L'amara verità è lì, nuda e cruda: nei commenti, nei like, nelle condivisioni. 

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