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Lonely Planet sceglie Torino per presentare la guida “Alpi on the Road” che valorizza il Canavese e le Valli di Lanzo

Una chiamata al viaggio lento e rispettoso, tra cultura, natura e comunità montane

Marco Bussone di Uncem

Marco Bussone di Uncem

Mercoledì 3 settembre la Città Metropolitana di Torino ha ospitato la presentazione della nuova guida Lonely Planet “Alpi In The Road”, un volume che si annuncia come riferimento imprescindibile per chi vuole scoprire le terre alte con occhi nuovi. Realizzata in collaborazione con Uncem, la guida raccoglie 50 itinerari attraverso tutti e sette gli Stati alpini – Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria, Liechtenstein e Slovenia – e propone un modello di viaggio che guarda alle Alpi come a una cerniera d’Europa, non più come a una barriera.

L’incontro ha visto la partecipazione dei vertici istituzionali: Jacopo Suppo e Sonia Cambursano per la Città Metropolitana, l’assessore regionale Marco Gallo, l’assessore comunale torinese Francesco Tresso, il presidente nazionale Uncem Marco Bussone, quello piemontese Roberto Colombero, oltre al direttore di Lonely Planet Italia Angelo Pittro e all’autore della guida, il giornalista valdostano Denis Falconieri.

Il volume, uscito in libreria da poche settimane, ha un particolare significato per il Piemonte: uno dei 50 itinerari è interamente dedicato a Ivrea e alle Valli di Lanzo. Un riconoscimento non scontato, che valorizza il Canavese e le sue montagne come porta d’accesso privilegiata alle Alpi piemontesi.

Falconieri ha immaginato un percorso di cinque giorni che parte da Ivrea, città d’Olivetti e patrimonio mondiale Unesco, attraversa la Valchiusella, si innesta nel Parco Nazionale del Gran Paradiso con tappa a Ceresole Reale e al Colle del Nivolet, per poi risalire le tre Valli di Lanzo fino a Usseglio e Balme, con conclusione nella suggestione medievale di Lanzo Torinese. Un itinerario che non è soltanto paesaggi e natura, ma anche storia, cultura, enogastronomia e comunità locali.

Nel corso della presentazione non si è parlato soltanto di turismo, ma di politiche per le aree montane. Bussone e Colombero hanno sottolineato come «sulle montagne piemontesi non vi sia overtourism, ma anzi la necessità di far crescere flussi turistici intelligenti, capaci di portare sviluppo senza snaturare i territori». La sfida, hanno rimarcato, passa anche dal rafforzamento delle ferrovie regionali e da un’azione di sistema che aiuti gli amministratori pubblici, nel quadro delle Green Communities, a sviluppare pacchetti di offerta turistica competitivi.

Denis Falconieri, giornalista originario di Aosta e autore coordinatore della guida appena pubblicata

Il volume di Falconieri si presenta non come una semplice raccolta di suggerimenti, ma come un racconto appassionato delle Alpi. Ogni itinerario è corredato da mappe, consigli pratici, indicazioni per attività outdoor, note sulla sicurezza, e persino accorgimenti per chi viaggia in moto o auto. «Gli itinerari suggeriti partono dalle città per collegarle alla montagna e molti valicano i confini, proprio per evidenziare come le Alpi siano una cerniera tra i popoli e non una barriera», ha spiegato l’autore, che conosce le montagne come si conosce la propria casa.

La guida invita a un turismo lento, consapevole, rispettoso. Nell’introduzione Falconieri scrive: «Oggi più che mai, la montagna ha necessità di essere curata e rispettata: trasformate il viaggio in un’opportunità di conoscenza e di approfondimento, che vi permetta di diventare ambasciatori di questo messaggio». Una chiamata alla responsabilità, in un’epoca segnata dalla crisi climatica e dallo spopolamento delle valli.

Per Uncem, il progetto si inserisce in un percorso di lungo periodo che guarda alle Alpi come laboratorio di innovazione. «Questi itinerari – ha ricordato Bussone – sono i migliori per scoprire trasformazioni e grandi opportunità, ma anche per capire come le comunità alpine affrontano la crisi climatica e demografica. Le Alpi non sono più confine, ma spazio di dialogo con le città, un fronte di accoglienza e vivibilità che può giovare a tutto il continente».

Il capitolo dedicato a Ivrea e alle Valli di Lanzo assume dunque un valore particolare: è la conferma che queste terre, a lungo considerate marginali, possono diventare protagoniste di un turismo nuovo, attento, intelligente. Un turismo che non consuma, ma che sa lasciare un segno.

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