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Pont, ex ospedale all’asta: il prezzo sale a 507 mila euro

La Giunta comunale approva la vendita dell’ex ospedale con base d’asta più alta

L'ex casa di riposo di Pont Canavese

L'ex casa di riposo di Pont Canavese

L’amministrazione di Pont ha ufficializzato la decisione di vendere l’immobile dell’ex ospedale, poi trasformato in Residenza per Anziani. Non è una sorpresa, dato che le intenzioni erano già state chiaramente esplicitate e che, dopo il bando emesso per concedere l’edificio a una società operante nel settore, la commissione giudicatrice aveva deciso di non considerare l’unica offerta arrivata. Il 12 agosto la Giunta ha approvato all’unanimità le Linee di Indirizzo per l’Avviso di Pubblico Incanto per l’Alienazione, dopo che, nel Consiglio di fine luglio, l’edificio era stato inserito nell’elenco dei beni alienabili, passaggio necessario per procedere. A differenza di quanto annunciato dal sindaco, il prezzo a base d’asta è stato fissato in 507.140 euro (anziché 300.000) con offerte in aumento. La valutazione terrà conto dell’Offerta Economica (massimo 10 punti) e della Proposta tecnico-progettuale (massimo 90 punti). È stata inoltre prevista la possibilità di mantenere la servitù a favore del Comune di Pont C.se sulle aree destinate a parcheggio in via Ospedale.

IL GRUPPO DI BONATTO E COSTA SODDISFATTO
PER IL BANDO A 500 MILA EURO INVECE DI 300 MILA

L’aumento della cifra a base d’asta viene accolto positivamente dal gruppo di minoranza Noi per Pont, che lo considera “un primo successo della raccolta firme da noi avviata”. Le firme erano state raccolte per opporsi alla vendita – come sottolineano Raffaele Costa e Gian Piero Bonatto in un comunicato del 28 agosto – ribadendo la contrarietà alla cessione, ma riconoscendo che “perlomeno vengono salvaguardati 200.000 euro. La cifra stimata per il risanamento dell’immobile non viene sottratta dal valore peritale – come indicato in un primo momento – ma resta inclusa nel prezzo a base d’asta: un risultato molto importante, poiché consente al Comune di non dover rinunciare a tale somma”. Costa ha inoltre trasmesso al sindaco, ai consiglieri e al segretario la richiesta di inserire nel bando vincoli d’uso e il mantenimento dei 40 posti convenzionati con l’ASL, “affinché l’immobile mantenga in via permanente la destinazione socio-sanitaria e che i 40 posti letto convenzionati restino vincolati alla struttura”. I vincoli richiesti sono quattro. Primo: mantenimento, nel Piano Regolatore, del vincolo dell’area a servizi socio-sanitari, con divieto di cambio di destinazione. Secondo: inserimento nel bando e nel contratto di compravendita di una clausola obbligatoria che imponga il mantenimento perpetuo della destinazione a RSA, con convenzione urbanistica o vincolo reale d’uso trascritto nei registri immobiliari. Terzo: costituzione di un vincolo di destinazione con atto notarile trascritto, opponibile a chiunque diventi proprietario. Quarto: vincolo di mantenimento dei 40 posti convenzionati, stabilendo che restino obbligatoriamente presso la struttura e non possano essere trasferiti o soppressi, prevedendo in caso di violazione la risoluzione del contratto e la retrocessione del bene al patrimonio comunale. A un occhio inesperto questi punti possono sembrare ripetitivi, ma non è così: in materia di clausole basta un cavillo per far saltare un impianto che appare solido.

EX RSA: COSTA E BONATTO RESTANO CONTRARI ALLA VENDITA

Come già dichiarato in passato, i due consiglieri di Noi per Pont temono che l’acquirente possa comprare solo per ottenere i 40 posti e poi trasferirli altrove, lasciando l’ex ospedale abbandonato o rivendendolo a prezzo stracciato, ormai privo di valore. Per questo ribadiscono la loro “totale contrarietà alla vendita: l’ex RSA non è un bene qualunque ma un patrimonio storico e sociale della comunità di Pont, che deve restare di proprietà pubblica”. La loro proposta resta la stessa: affidare la gestione della struttura mantenendo la proprietà comunale. “Una soluzione già verificata con la ditta che aveva manifestato disponibilità a gestirla, ristrutturarla e riattivarla a proprie spese entro un anno”. Quella ditta, tra l’altro, era un’impresa con esperienza nel settore e buona reputazione. In realtà si era fatta avanti anche una seconda società, che però si era ritirata dopo pochi giorni.

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