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03 Settembre 2025 - 15:25
A sinistra Giuseppe Summa
La crisi degli infermieri non conosce tregua, e i numeri delle università piemontesi parlano chiaro. Anche quest’anno le iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica non riescono a coprire i posti disponibili. Se nel 2024 i candidati erano 123 in meno rispetto all’offerta, nel 2025 il gap peggiora: mancano all’appello ben 190 iscritti sui 1176 posti messi a disposizione. Un trend negativo che, secondo Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind, rischia di trasformarsi in una vera emergenza per il sistema sanitario: «Le entrate compenseranno solo in minima parte le molte uscite. I servizi, senza la presenza costante degli infermieri, rischiano di chiudere o di non nascere affatto, come nel caso della riforma territoriale».
Il sindacato mette in evidenza una situazione drammatica: mentre altre professioni sanitarie sembrano recuperare attrattività, per gli infermieri nulla si muove. Eppure, senza di loro, non esiste sanità che possa reggere. Alla base del calo di iscrizioni pesano diversi fattori: condizioni di lavoro logoranti, responsabilità crescenti, scarso riconoscimento sociale, stipendi inadeguati e una difficile conciliazione tra vita professionale e privata. «Non basta dire che il problema è globale e nazionale: serve un focus immediato, con azioni e risorse dedicate, per attrarre i giovani e frenare le fughe verso altre carriere», ribadisce Coppolella.

Se il quadro regionale è allarmante, la situazione nell’Asl To4 si fa ancora più delicata. Da Ivrea arriva infatti un campanello d’allarme che riguarda l’intero territorio. Pur registrando una saturazione dei posti al corso di laurea in infermieristica della sede eporediese, i numeri restano insufficienti a coprire il fabbisogno locale, soprattutto in vista della riforma territoriale e del ruolo sempre più centrale delle RSA. «Gli infermieri nelle case di riposo sono ormai merce rara», denuncia Giuseppe Summa, referente Nursind Asl To4. Il sindacato sottolinea che dei 75 iscritti al corso, solo una parte sceglierà di restare a lavorare nell’area: molti guardano a Torino o ad altre realtà, attratti da migliori opportunità economiche e condizioni di vita-lavoro più favorevoli.
La “fuga verso il capoluogo” è già in atto. Nell’ultimo concorso di Azienda Zero, una ventina di infermieri dell’Asl To4 hanno tentato il trasferimento, e altri stanno seguendo la stessa strada. Dal pronto soccorso di Ivrea, due professionisti sono pronti a lasciare per Torino, dopo le tre uscite recenti. Un esodo che rischia di lasciare scoperti reparti e servizi fondamentali. «La provincia paga un prezzo più alto di altri territori, ma non possiamo permetterci di restare a guardare», avverte Summa, che chiede strumenti concreti per fidelizzare gli studenti già durante il percorso universitario.
Il messaggio di Nursind è netto: senza un piano di intervento mirato, il Piemonte rischia di ritrovarsi con ospedali e servizi territoriali desertificati dal punto di vista infermieristico. E questa volta non sarà colpa di tagli o protocolli, ma di una scelta chiara e crescente delle nuove generazioni: quella di non indossare il camice.
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