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31 Agosto 2025 - 10:50
È a Stromboli quando ci ha risposto al telefono. “Ho dato la disponibilità a supportare la flotta. Partire per Gaza in un viaggio che impegna dalle 4 alle 8 settimane in barca a vela, per la mia età, sarebbe stato troppo e non me la sono sentita. Non nego che sarebbe stata un’esperienza anche quella di finire in galera…”. Così Francesco Giglio, consigliere comunale di Ivrea e segretario cittadino del Partito Democratico, in tono ironico e consapevole, come lui è.
Perché, come sanno bene tutti gli attivisti, la Global Sumud Flotilla non è un viaggio come un altro: è la più grande mobilitazione via mare mai organizzata per provare a rompere l’assedio di Gaza, un gesto collettivo che sa di coraggio e di sfida, ma anche di umanità.
Dietro questa storia c’è Ivrea, c’è il Canavese. C’è la solidarietà silenziosa di chi, da mesi, ha deciso di non restare a guardare. In tanti hanno partecipato alla raccolta fondi per finanziare la missione: chi con una donazione attraverso il sito della Flotilla, chi con un versamento sui conti correnti aperti in Italia per lo stesso scopo. Piccoli e grandi contributi che, messi insieme, hanno permesso di acquistare beni di prima necessità e coprire parte dei costi dell’operazione. Ma c’è chi ha fatto un passo in più, scegliendo di mettersi in gioco di persona. Francesco Giglio è stato tra questi.





Alla chiamata degli organizzatori, non ci ha pensato due volte: ha dato la propria disponibilità, sia per il supporto logistico a terra, sia per salire effettivamente a bordo. Ha superato anche un test selettivo che richiedeva competenze non comuni: saper navigare senza strumentazione elettronica, nel caso – molto probabile – che le forze israeliane provino a schermare o disattivare i sistemi di orientamento satellitare. Ammesso subito tra i membri della Flotilla, Giglio ha iniziato un percorso tortuoso, fatto di spostamenti repentini e continui cambi di programma.
La sua avventura è partita dalla Toscana: lì avrebbe dovuto imbarcarsi su una barca diretta a Catania. Ma all’ultimo minuto è stato richiamato a Civitavecchia: un’imbarcazione aveva urgente bisogno di un marinaio. Arrivato al porto, la barca era già partita. Non si è arreso: un gommone ha lasciato gli ormeggi e lo ha scortato fino all’imbarcazione, dove lo attendevano la capitana e un altro membro dell’equipaggio. Sembrava tutto risolto, ma a Napoli un grave problema personale della capitana ha bloccato la navigazione. Contattata l’organizzazione, Giglio ha atteso nuove disposizioni. E così, venerdì scorso, è ripartito alla volta della Sicilia. Tappa a Stromboli e poi a Catania.
L’atmosfera è carica di attesa e di tensione. Giovedì 4 settembre è la data prevista per la partenza verso Gaza. Sarà un viaggio lungo – dalle quattro alle sei settimane – condotto sempre in acque internazionali. Ma la memoria è piena di precedenti inquietanti: nel 2010 la nave turca Mavi Marmara, parte della Freedom Flotilla, fu abbordata in acque internazionali dai militari israeliani. Nove attivisti furono uccisi. È un ricordo che pesa come un macigno su chi oggi si prepara a partire.
Sabato scorso, al 183° presidio per la pace di Ivrea, l'attivista Cadigia Perini ha descritto con parole nette il senso di questa mobilitazione. “Il blocco israeliano non riguarda soltanto il mare. Ha stravolto la vita dei palestinesi. I pescatori, un tempo liberi di spingersi fino a 11 chilometri dalla costa, dal 2018 sono stati ridotti a 5,6. Oggi non possono nemmeno fare il bagno nel loro mare. È un divieto totale, assoluto”. E ha aggiunto: “Dall’inizio dell’attuale offensiva israeliana a Gaza esiste il divieto totale di navigazione di tutte le navi palestinesi. Israele è arrivato persino a vietare ai palestinesi di fare il bagno nel loro mare. L’obiettivo dichiarato della Global Sumud Flotilla è tentare, con un’azione simultanea e nonviolenta, di rompere l’assedio che da 18 anni interessa la Striscia via mare, terra e aria, aprendo un corridoio umanitario per la popolazione civile allo stremo”.
Parole dure, accompagnate da un ricordo che ancora brucia.
“Nel 2010 la nave turca Mavi Marmara, che faceva parte della Freedom Flotilla diretta a Gaza, fu abbordata in acque internazionali dai militari israeliani che uccisero nove membri dell’equipaggio. Oseranno farlo di nuovo, questa volta, con decine e decine di barche, con centinaia di persone e giornalisti che riporteranno ogni movimento?”.
La riflessione si è chiusa con un appello alla speranza: “Israele ha abituato il mondo a superare ogni volta limiti umanamente insuperabili, ma resta la speranza – e la gratitudine – nella Global Sumud Flotilla. Come scrive uno dei partecipanti, Manfredo Pavoni Gay, ciò che vogliamo è restare o ritornare umani. Al centro della missione ci sono i palestinesi, che a Gaza muoiono a centinaia ogni giorno, ma che resistono, anche senza visibilità. Anche quando le loro voci non possono arrivare fino a noi e, quando arrivano, vengono raccolte da giornalisti che rischiano la vita per raccontarle”.
Le parole trovano eco nei numeri. A Genova, grazie al supporto dell’associazione Music for Peace, in soli cinque giorni sono state raccolte 80 tonnellate di aiuti: farmaci, alimenti, miele, scelti per il loro valore nutritivo e la capacità di essere assorbiti facilmente da chi, a Gaza, da mesi patisce la fame. Da Barcellona e da Genova le prime barche sono già salpate; altre arriveranno da ogni parte d’Italia. Tutti i velieri convergeranno in Sicilia o a Tunisi, per dare vita a un corteo marittimo destinato a entrare nella storia.
La Global Sumud Flotilla si descrive con parole semplici e radicali al tempo stesso: “Siamo una coalizione di persone comuni – medici, avvocati, artisti, marinai, sacerdoti – unite da una sola verità: l’assedio e il genocidio devono finire. La nostra fedeltà è alla giustizia, alla libertà e alla sacralità della vita umana. Quando il mondo resta in silenzio, noi salpiamo”.
La mobilitazione è frutto dell’unione di quattro organizzazioni: la Freedom Flotilla Coalition, che dal 2010 coordina le missioni via mare verso Gaza; la Global March to Gaza; la Maghreb Sumud Flotilla; e la Sumud Nusantara, rete di resistenza del sud-est asiatico. In mare ci saranno delegazioni provenienti da 44 paesi diversi, con a bordo anche decine di giornalisti. Non un’avventura, ma una vera e propria campagna internazionale di solidarietà.
In questo mosaico di storie, bandiere e culture, Ivrea porta il volto di Francesco Giglio, consigliere comunale che, tra attese e imprevisti, ha deciso di esserci. La telefonata da Stromboli è il filo diretto che lega Ivrea a un convoglio di barche che sfida la forza di uno degli eserciti più potenti al mondo.
Ed è lì, in questa decisione personale, che si misura il senso di un gesto collettivo. Non si tratta solo di aiuti umanitari. Non solo di rompere un assedio che da quasi vent’anni soffoca Gaza. Si tratta di riaffermare, come ricordava Vittorio Arrigoni, la necessità di “restare umani”.
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