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Un murales di 40 metri per la Vuelta: il capolavoro di Corrado Bianchetti a San Colombano Belmonte

In meno di 24 ore l’artista canavesano ha trasformato un muro anonimo in un omaggio al ciclismo. Il 25 agosto la carovana della Vuelta passerà sotto lo sguardo dei colori e delle linee che raccontano fatica, velocità e orgoglio di un territorio

San Colombano Belmonte dipinge la Vuelta: il maxi murale che racconta il ciclismo e un paese

San Colombano Belmonte dipinge la Vuelta: il maxi murale che racconta il ciclismo e un paese

C’è chi racconta la storia con i libri, chi con i monumenti, chi con i giornali. E poi c’è chi la scrive direttamente sui muri, trasformando il cemento in emozione. È quello che ha fatto Corrado Bianchetti, conosciuto come Corracomics, che ancora una volta ha deciso di lasciare un segno nel suo Canavese. Lo ha fatto a San Colombano Belmonte, dove il 25 agosto passerà la Vuelta, una delle corse ciclistiche più importanti al mondo, portando con sé i colori, le grida e il respiro affannato degli atleti. E proprio qui, in meno di 24 ore, Bianchetti ha compiuto l’ennesimo piccolo miracolo artistico: un murales di oltre 40 metri quadri, un omaggio grande e vibrante al ciclismo, alla fatica, alla passione.

Lo ha raccontato lui stesso con un reel su Instagram, dove ha mostrato pennelli, rulli e scale all’opera, e poi ha scritto una frase che da sola racchiude tutta la forza di quel momento: “Un giorno, un murales, una Vuelta”. Non c’è nulla di più semplice e allo stesso tempo potente. Perché in quelle parole c’è la velocità di una corsa che non aspetta, l’urgenza di un’opera che nasce di getto e la consapevolezza di stare costruendo memoria collettiva. “La Vuelta passa dal Canavese e noi siamo pronti ad accoglierla così! In meno di 24 ore con pennelli, rulli e scale abbiamo dipinto più di 40 metri quadri di muro per omaggiare una delle corse più importanti del ciclismo! Un grazie enorme a chi ha dato una mano in particolare a Vladimir Chiuminatto e che ha permesso a questo murales di prendere forma”, ha aggiunto, ringraziando chi ha condiviso con lui la fatica e l’entusiasmo.

Chi conosce Bianchetti sa che non è nuovo a queste imprese. Nato a Ivrea nel 1987, ha fatto del suo talento un mestiere e della sua terra un laboratorio creativo. Ha dipinto il calcio con una rovesciata immortalata sul muro della torretta d’ingresso del campo Cogliati a Castellamonte. Ha celebrato la memoria e le radici a Borgiallo, con un murales che racconta mestieri antichi, la Temperino, la biblioteca riaperta, la montagna come luogo di identità. Ha gridato al mondo l’orgoglio canavesano con le opere dedicate a Egan Bernal, prima dopo la vittoria al Tour de France 2019 e ora con questo nuovo omaggio legato alla Vuelta. Ogni volta la stessa miscela di passione e tecnica, di velocità e cura del dettaglio, di energia e dedizione.

Il nuovo murales colpisce non solo per le dimensioni, ma per la scelta di uno stile diverso, più geometrico, essenziale, quasi a voler restituire la velocità stessa della corsa. Le linee nette richiamano la forza del pedalare, i colori saturi il sudore e la fatica, le figure imponenti sembrano spingere contro il vento. È un’opera che non nasce per fermarsi, ma per correre insieme agli atleti, per fondersi con il rumore delle ruote sull’asfalto e con i cori dei tifosi a bordo strada.

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Eppure, dietro la spettacolarità, c’è anche un messaggio più profondo. Dipingere un murales in meno di un giorno significa rispondere con l’arte alla stessa urgenza che hanno i ciclisti in gara. Vuol dire trasformare la velocità in bellezza, l’istante in memoria, la corsa in segno tangibile che resterà sul muro anche quando la carovana avrà già oltrepassato i confini del Canavese. È un gesto collettivo, perché Corrado Bianchetti non si è limitato a impugnare i pennelli, ma ha coinvolto amici, volontari, compagni di strada come Vladimir Chiuminatto, che hanno contribuito a riempire di colore uno spazio che prima era solo un pezzo di cemento anonimo.

In questo c’è tutta la poetica di Bianchetti: non un artista chiuso nel proprio studio, ma un muralista che lavora con la gente e per la gente, trasformando piazze, campi e strade in gallerie a cielo aperto. E così, anche stavolta, la Vuelta non è solo attesa: resterà. Non solo nelle cronache sportive o nelle statistiche di gara, ma nelle pareti di un piccolo comune che da oggi porta addosso un’opera capace di raccontare orgoglio e appartenenza. Perché un murales non è mai soltanto colore. È voce, è radice, è grido che si stampa sulla pietra e dice a chi passa: qui c’era qualcuno che ha voluto lasciare un segno.

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