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22 Agosto 2025 - 21:23
San Colombano Belmonte dipinge la Vuelta: il maxi murale che racconta il ciclismo e un paese
C’è chi racconta la storia con i libri, chi con i monumenti, chi con i giornali. E poi c’è chi la scrive direttamente sui muri, trasformando il cemento in emozione. È quello che ha fatto Corrado Bianchetti, conosciuto come Corracomics, che ancora una volta ha deciso di lasciare un segno nel suo Canavese. Lo ha fatto a San Colombano Belmonte, dove il 25 agosto passerà la Vuelta, una delle corse ciclistiche più importanti al mondo, portando con sé i colori, le grida e il respiro affannato degli atleti. E proprio qui, in meno di 24 ore, Bianchetti ha compiuto l’ennesimo piccolo miracolo artistico: un murales di oltre 40 metri quadri, un omaggio grande e vibrante al ciclismo, alla fatica, alla passione.
Lo ha raccontato lui stesso con un reel su Instagram, dove ha mostrato pennelli, rulli e scale all’opera, e poi ha scritto una frase che da sola racchiude tutta la forza di quel momento: “Un giorno, un murales, una Vuelta”. Non c’è nulla di più semplice e allo stesso tempo potente. Perché in quelle parole c’è la velocità di una corsa che non aspetta, l’urgenza di un’opera che nasce di getto e la consapevolezza di stare costruendo memoria collettiva. “La Vuelta passa dal Canavese e noi siamo pronti ad accoglierla così! In meno di 24 ore con pennelli, rulli e scale abbiamo dipinto più di 40 metri quadri di muro per omaggiare una delle corse più importanti del ciclismo! Un grazie enorme a chi ha dato una mano in particolare a Vladimir Chiuminatto e che ha permesso a questo murales di prendere forma”, ha aggiunto, ringraziando chi ha condiviso con lui la fatica e l’entusiasmo.
Chi conosce Bianchetti sa che non è nuovo a queste imprese. Nato a Ivrea nel 1987, ha fatto del suo talento un mestiere e della sua terra un laboratorio creativo. Ha dipinto il calcio con una rovesciata immortalata sul muro della torretta d’ingresso del campo Cogliati a Castellamonte. Ha celebrato la memoria e le radici a Borgiallo, con un murales che racconta mestieri antichi, la Temperino, la biblioteca riaperta, la montagna come luogo di identità. Ha gridato al mondo l’orgoglio canavesano con le opere dedicate a Egan Bernal, prima dopo la vittoria al Tour de France 2019 e ora con questo nuovo omaggio legato alla Vuelta. Ogni volta la stessa miscela di passione e tecnica, di velocità e cura del dettaglio, di energia e dedizione.
Il nuovo murales colpisce non solo per le dimensioni, ma per la scelta di uno stile diverso, più geometrico, essenziale, quasi a voler restituire la velocità stessa della corsa. Le linee nette richiamano la forza del pedalare, i colori saturi il sudore e la fatica, le figure imponenti sembrano spingere contro il vento. È un’opera che non nasce per fermarsi, ma per correre insieme agli atleti, per fondersi con il rumore delle ruote sull’asfalto e con i cori dei tifosi a bordo strada.
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Eppure, dietro la spettacolarità, c’è anche un messaggio più profondo. Dipingere un murales in meno di un giorno significa rispondere con l’arte alla stessa urgenza che hanno i ciclisti in gara. Vuol dire trasformare la velocità in bellezza, l’istante in memoria, la corsa in segno tangibile che resterà sul muro anche quando la carovana avrà già oltrepassato i confini del Canavese. È un gesto collettivo, perché Corrado Bianchetti non si è limitato a impugnare i pennelli, ma ha coinvolto amici, volontari, compagni di strada come Vladimir Chiuminatto, che hanno contribuito a riempire di colore uno spazio che prima era solo un pezzo di cemento anonimo.
In questo c’è tutta la poetica di Bianchetti: non un artista chiuso nel proprio studio, ma un muralista che lavora con la gente e per la gente, trasformando piazze, campi e strade in gallerie a cielo aperto. E così, anche stavolta, la Vuelta non è solo attesa: resterà. Non solo nelle cronache sportive o nelle statistiche di gara, ma nelle pareti di un piccolo comune che da oggi porta addosso un’opera capace di raccontare orgoglio e appartenenza. Perché un murales non è mai soltanto colore. È voce, è radice, è grido che si stampa sulla pietra e dice a chi passa: qui c’era qualcuno che ha voluto lasciare un segno.
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