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Olivetti delle Meraviglie

“Che diavolo è ’sto Internet?”: i giorni geniali di Elserino Piol

Il padre del Venture Capital italiano visto attraverso episodi, intuizioni e colpi di scena: dall’Olivetti a Omnitel, fino al primo Internet in Italia

“Che diavolo è ’sto Internet?”: i giorni geniali di Elserino Piol

Elserino Piol

Considerato da molti il padre del Venture Capital italiano, Elserino Piol nasce a Limana, in provincia di Belluno, l’8 dicembre 1931. È mancato a Milano il 17 aprile 2023, all’età di 91 anni. Sulla creazione di imprese aveva detto: “L’idea è una condizione necessaria ma non sufficiente. Se l’idea è valida e chi dovrà trasformarla in impresa è una persona di valore, allora gli ingredienti ci sono tutti. Se il manager non è valido, l’idea da sola non serve a niente. Sono sempre le persone a fare le Imprese.”

Elserino Piol fu vicepresidente di Olivetti negli anni ’90, responsabile della Strategia e delle Acquisizioni, rispondendo direttamente a Carlo De Benedetti, presidente e azionista di maggioranza di Olivetti. Possedeva un’immensa capacità di sintesi, cioè l’abilità di estrarre informazioni utili da enormi quantità di dati. Non ho mai incontrato nessuno capace di una comprensione così rapida di fatti ed eventi. Durante un incontro con lui si avevano al massimo 30 secondi per catturare la sua attenzione, quindi bisognava essere veloci, concisi e andare diritti al punto. Una volta, intorno al 1994, mi chiese di preparargli 20 pagine di una presentazione da fare a Roma a un gruppo particolare di persone. Quando gli portai le 20 pagine stampate, sapendo che avrei avuto solo 30 secondi per spiegare l’approccio, dissi velocemente: “L’idea è fare questo e quello e…” Nel frattempo Elserino sfogliava le pagine. Dopo circa nove secondi di spiegazione alzò la mano e disse “stop!”. Poi aggiunse: “Devi cambiare la slide 17, e io aggiungerò del testo alla slide 18, per il resto va bene.”

Andammo insieme a Roma e ascoltai la sua brillante presentazione delle mie diapositive ben meno riuscite. Dopo la riunione mi disse, felice come un bambino: “È andata abbastanza bene, credo.” Durante il volo di ritorno su Torino, Elserino mi disse che dovevamo aggiornare Microsoft sui risultati del suo intervento. Io risposi: “Nessun problema, manderò una e-mail a Bill Gates via Internet. Dimmi cosa vuoi dire.” Mi guardò e disse: “Che diavolo è questo Internet?” e “che diavolo è una e-mail?” All’epoca Internet era agli albori e ancora poco noto. A Ivrea preparai un riassunto di due pagine su cos’era Internet, come funzionava la posta elettronica e così via, e lo mandai a Elserino. Una settimana dopo fondò Italia Online, la prima società italiana di Internet che offriva e-mail e siti web. Rimasi piuttosto deluso (per usare un eufemismo) quando nominò però Gianni Granata come Amministratore Delegato della società. Gianni era un manager con buona esperienza, ma non avrebbe potuto Elserino offrire quel lavoro a me, invece? Dopotutto ero io che gli avevo fornito lo spunto.

Un’altra volta, si racconta che fosse in un taxi a Londra con l’autista che ascoltava le notizie alla radio. Una notizia riferiva che la Acorn, società britannica di elettronica, aveva appena ottenuto un contratto con la BBC per fornire PC Acorn a tutte le scuole del Regno Unito. Elserino scese dal taxi e comprò Acorn! In questo modo l’offerta Olivetti di PC si ampliò con la fornitura di PC Olivetti (Acorn) a tutte le scuole britanniche.

Mi capitò anche di dover andare a Londra con uno dei giovani fenomeni del Venture Capital di Elserino per valutare una possibile acquisizione da parte di Olivetti. Il fenomeno si occupava di esaminare i numeri e i bilanci, mentre il mio compito era valutare tecnicamente i prodotti sul posto. Come spesso accadeva, non avevo alcuna documentazione preventiva: tutto basato sull’improvvisazione. La mia valutazione fu negativa, e per fortuna anche il fenomeno non apprezzò i bilanci. La sera prima di partire, mi dissero di tenermi pronto all’alba, perché un’auto aziendale sarebbe venuta a prendermi. All’aeroporto scoprii che non avrei preso un aereo commerciale, ma il jet aziendale, davanti al quale l’autista mi fece scendere in attesa che arrivasse anche Elserino, che avrebbe viaggiato con me. Arrivati a Londra, mi disse: “Dopo il mio incontro vado a Parigi. Organizzati da solo il viaggio di ritorno a Torino.” Non avrebbe partecipato all’incontro al quale mi aveva mandato: ne aveva un altro separato. Grazie, gentile signore, pensai, non senza qualche parolaccia. La vita con Elserino era proprio “o nuoti o affondi”, e bisognava avere molta iniziativa per sopravvivere. Per fortuna avevo con me la mia carta di credito personale, e così potei tornare a casa.

Era la vigilia di Natale del 1992 e stavo lavorando con Massimo Rusconi nel gruppo delle Strategie Aziendali di Olivetti. Erano circa le 17:00 e ci stavamo preparando a chiudere per le vacanze, quando ricevemmo una telefonata da Elserino Piol: “Venite subito nel mio ufficio.” Ci disse che c’erano enormi problemi con la gara d’appalto per il secondo gestore GSM per telefoni mobili. A quell’epoca, in Italia c’era un solo operatore telefonico, Telecom Italia, che tramite TIM gestiva anche la telefonia mobile. Quando il governo decise di aprire il mercato, Olivetti volle proporsi come secondo gestore GSM. Si costituì così un consorzio internazionale di aziende chiamato Omnitel per preparare la proposta, da presentare entro il 20 gennaio 1993. Elserino disse che io e Massimo dovevamo prendere il controllo del consorzio e preparare il testo. Sapeva della nostra esperienza con UNIX International e, anche se non conoscevamo i sistemi di telefonia mobile, pensò che ce l’avremmo fatta. Significava mettersi subito al lavoro e dimenticarsi delle vacanze di Natale. In quegli anni non esisteva lo smart working, non c’erano PC a casa e pochissimi avevano un cellulare. Olivetti ci fornì un prototipo simile a un tablet, non ancora in commercio, così da poter lavorare anche da casa. Ci misero in contatto con una società esperta di telefonia cellulare che, pur non facendo parte del consorzio, accettò di spiegarci il funzionamento delle infrastrutture. Le settimane successive le passammo a studiare e a redigere l’offerta in inglese, visto che nel consorzio c’erano società estere.

Massimo Rusconi

Massimo Rusconi

La parte Olivetti del consorzio era guidata da Francesco Caio, con esperienza in McKinsey. Aveva formato un buon team. Uno dei suoi collaboratori preparò un enorme foglio di calcolo con tutte le proiezioni economiche. Pochi giorni prima della consegna, qualcuno si accorse che non era stato inserito nulla sugli SMS. All’epoca si dava per scontato che nessuno li avrebbe usati: il telefono serviva a parlare. Furono fatte ipotesi al volo, aggiornati i calcoli e modificata l’offerta. Alla vigilia della gara, Caio notò che avevamo previsto circa 500.000 contratti nel primo anno. Non gli piaceva quel numero e disse: “Mettiamo un milione di nuovi abbonati.” Sembrava improbabile, ma il capo era lui. I calcoli furono rifatti in fretta e l’offerta aggiornata.

Incredibilmente, la nostra proposta vinse e Omnitel ottenne la licenza come secondo gestore. Più tardi sarebbe diventata Vodafone, e noi avevamo contribuito alla sua nascita. Ma che dire delle previsioni? Ci sbagliammo completamente: non furono 500.000 né 1.000.000, bensì 5.000.000 di nuovi abbonati in sei mesi! Un errore clamoroso, ma felice. Quando arrivò la notizia della vittoria, io, Massimo, Caio e altri fummo convocati da Carlo De Benedetti. “Grazie ragazzi”, ci disse stringendoci la mano. Ma per noi nessun bonus, nessun riconoscimento economico, nemmeno per aver lavorato a Natale trascurando le nostre famiglie. Sono certo che Caio ebbe una ricompensa, ma chi lavorava dietro le quinte non ebbe nulla. Alla fine ci facevano fare un lavoro interessante e ci pagavano lo stipendio: era questo il privilegio di lavorare.

Dopo la vittoria, Francesco Caio mi chiese se volevo entrare nella nuova Omnitel. Ci pensai, ma con prudenza rifiutai: preferii restare con la “nave madre”, invece di lanciarmi nell’ignoto di una start-up. Alcuni anni dopo Olivetti era praticamente scomparsa, ma Vodafone è ancora oggi una società solida. Come può qualcuno che lavorava nella Pianificazione Strategica non cogliere un’occasione simile? Riflettei di nuovo su questo, anni dopo, quando decisi finalmente di mettermi in proprio, fondando Arttic Italy e poi Nexture Consulting.

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