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Mercenasco, paese di migranti: in municipio una scuola per stranieri

Tre aule e un ufficio trasformati in sede del Cpia 4 Torino. Corsi di lingua, informatica e diplomi per una comunità dove un residente su cinque è immigrato

Mercenasco, paese di migranti: in municipio una scuola per stranieri

foto archivio

Mercenasco, poco più di mille abitanti nel cuore del Canavese, è pronto a scommettere su un progetto che va ben oltre le mura di un’aula scolastica. A breve, infatti, nel palazzo comunale prenderà forma un nuovo Punto di erogazione del servizio scolastico pubblico (Pes), nato dalla collaborazione con il Cpia 4 Torino “Adriano Olivetti” di Chivasso, realtà che da anni porta avanti corsi e percorsi formativi per adulti in tutto il territorio. Non una scuola tradizionale, ma una “scuola diffusa”, capace di adattarsi alle esigenze di chi, per ragioni diverse, non ha potuto completare gli studi o ha bisogno di rafforzare le proprie competenze.

foto archviio

La decisione di ospitare questo nuovo servizio è arrivata all’unanimità dal consiglio comunale, su proposta del sindaco Giovanni Levrio, e non è solo una delibera burocratica: è un gesto che parla di inclusione e di fiducia nel futuro. Il Comune ha messo sul piatto spazi funzionali e ben accessibili: tre aule, un ufficio di segreteria con connessione wireless, servizi igienici e un corridoio attrezzato con montascale per persone con disabilità. Ambienti che oggi sono occupati dalla biblioteca civica Luisa Mosso, ma che da domani saranno frequentati anche da studenti molto diversi dai “classici” bambini e ragazzi: adulti, migranti, mamme straniere, lavoratori in cerca di nuove opportunità.

Il contesto che ha spinto a questa scelta è chiaro. A Mercenasco la presenza straniera è alta, altissima se confrontata con i centri vicini: più del 22% della popolazione è di origine non italiana, un dato che rende il paese uno dei più multietnici della zona. Basta dare uno sguardo all’anagrafe dei nuovi nati del 2024: 17 bambini, di cui 9 con genitori stranieri. Nomi che raccontano un mondo che cambia — Amir, Purity, Liam, Aniela Ese, Diamond, Denis Nicolò — intrecciati alle storie delle famiglie locali. Numeri e volti che mostrano come l’integrazione non sia più un tema astratto, ma una realtà quotidiana.

Il Cpia 4 Torino, con il progetto “Scuola diffusa”, arriva qui per dare strumenti concreti a questo mosaico di culture. La sua proposta va oltre la semplice alfabetizzazione: l’obiettivo è il conseguimento del diploma di scuola secondaria di primo grado, titolo fondamentale per chi vuole accedere alla cittadinanza italiana. Ma non solo. Nei programmi rientrano corsi di lingua (italiano, inglese, francese, spagnolo), informatica, cittadinanza digitale, educazione finanziaria e sanitaria. E ancora percorsi professionalizzanti: dalla preparazione alla patente di guida, ai corsi per operatori socio-sanitari, fino a quelli dedicati ai caregiver. Non mancano i laboratori creativi e tecnologici, come quelli di pittura, di arte, di stampa 3D e robotica applicata al mondo del lavoro.

Un’offerta che risponde non solo a un bisogno educativo, ma anche sociale. Le priorità riguardano in particolare le donne, spesso mamme di bambini che frequentano le scuole locali, che hanno necessità di imparare l’italiano per integrarsi davvero: poter parlare con gli insegnanti, dialogare con i pediatri, capire i documenti. Ma anche gli ospiti dei Cas (centri di accoglienza straordinaria) troveranno qui la possibilità di imparare e di iniziare a costruire un futuro più solido. In questo senso, la scuola diventa un ponte, un luogo in cui la convivenza non resta un concetto astratto ma prende forma tra banchi e lavagne.

L’attesa ora è per il nulla osta definitivo della Città metropolitana di Torino, che dovrebbe aprire ufficialmente la strada all’avvio delle attività. Nel frattempo, l’iniziativa raccoglie l’appoggio di enti regionali, autorità sanitarie e consorzi socio-assistenziali, a conferma di come il progetto non sia una scommessa isolata, ma parte di una rete più ampia.

Per un piccolo comune come Mercenasco, che negli ultimi anni ha visto cambiare profondamente la propria composizione demografica, la nascita di questo Pes rappresenta un banco di prova importante. Non solo per l’efficacia dei corsi, ma per la capacità di trasformare la sfida dell’integrazione in un’occasione di crescita collettiva. Se funzionerà, non sarà soltanto una questione di diplomi conseguiti o di certificazioni linguistiche ottenute: sarà il segno che una comunità ha saputo accogliere, innovare e costruire un futuro diverso.

Insomma, nel palazzo che un tempo era soltanto la sede di uffici e della biblioteca, presto si parleranno lingue diverse, si useranno computer e stampanti 3D, si prepareranno esami e nuove carriere. Una piccola rivoluzione silenziosa che parte da Mercenasco, ma che guarda ben oltre i confini del paese.

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