Cerca

Attualità

Sgombero in via Togliatti: Atc festeggia, ma le case restano un colabrodo

Liberato un alloggio occupato abusivamente, rimossi i veicoli abbandonati nei cortili. Marrone e Pedrini parlano di “aria nuova”, ma tra degrado, sfitti e fondi inesistenti i complessi popolari restano in agonia.

Sgombero in via Togliatti: Atc festeggia, ma le case restano un colabrodo

L'assessore regionale Maurizio Marrone con Pedrini di ATC

Un alloggio delle case Atc a Torino, in via Togliatti, è stato finalmente sgomberato dopo mesi di occupazione abusiva. La polizia municipale è dovuta intervenire non solo per liberare l’appartamento, ma anche per rimuovere alcuni veicoli lasciati dagli occupanti che da tempo deturpavano i cortili, trasformati in parcheggi abusivi e simbolo del degrado che regna sovrano in molti complessi popolari. È l’ennesima puntata di una serie infinita, che sembra quasi una fiction a episodi: ogni settimana un annuncio di sgombero, ogni settimana promesse di “rinascita”, e intanto centinaia di alloggi restano inutilizzabili e centinaia di famiglie aspettano invano una casa.

Il copione, puntuale, non è mancato neanche questa volta. “Grazie al filo diretto con i cittadini gli sgomberi non vanno in vacanza”, dichiarano l’assessore regionale alla Casa Maurizio Marrone e il presidente dell’Atc Maurizio Pedrini, che si intestano il successo dell’operazione. Già in passato avevano portato al tavolo in Prefettura la questione di via Togliatti, promettendo interventi rapidi. E oggi rivendicano: “Ormai l’aria è cambiata e i cittadini possono sentirla soffiare nei complessi Atc. L’aria diversa la sentono anche gli abusivi, che in alcuni casi abbandonano addirittura gli alloggi prima ancora degli sgomberi veri e propri. Ogni alloggio liberato rappresenta un passo determinato verso la rinascita dei nostri complessi”.

tac

Belle parole, peccato che il quadro complessivo racconti tutt’altra storia. Se davvero l’aria fosse cambiata, forse non ci troveremmo con 608 alloggi Atc a Torino e 1.182 in tutta la provincia inutilizzabili, perché fatiscenti, danneggiati o mai ristrutturati. Un patrimonio pubblico fermo, lasciato marcire, che richiederebbe investimenti per 55 milioni di eurosolo per tornare abitabile. Ma di questi soldi, ovviamente, non c’è traccia. Intanto gli abusivi proliferano e gli sgomberi non tengono il passo: sono stati una cinquantina in sei mesi, una goccia nel mare rispetto alle oltre 150 occupazioni illegali ancora in corso.

Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: da un lato i politici si fotografano compiaciuti davanti all’ennesima porta murata, sbandierando un successo che suona più come spot elettorale che come risultato reale; dall’altro i cittadini continuano a convivere con cortili ridotti a discariche, auto bruciate, rifiuti abbandonati e palazzi in stato di abbandono. Quartieri come Barriera di Milano, Mirafiori, Borgo Vittoria sono diventati laboratori del degrado urbano, dove la presenza delle forze dell’ordine sembra servire più a placare le ansie dei comunicati stampa che a riportare davvero ordine.

Eppure, mentre si esulta per uno sgombero, si tace sul fatto che gli alloggi liberati rischiano di restare chiusi per mesi, se non anni, in attesa di manutenzione. Oggi si sgombera, domani si murano porte e finestre, dopodomani si annunciano fantomatici piani di recupero. Nel frattempo, famiglie con graduatoria in mano aspettano una chiamata che non arriva mai.

Non va meglio con i progetti tampone: l’“autorecupero”, che permette agli inquilini di sistemare da sé gli appartamenti con piccoli lavori fino a 10 mila euro, è stato presentato come panacea ma finora ha coinvolto appena 150 alloggi, un’inezia di fronte al disastro complessivo. Una toppa su un vestito che cade a pezzi.

Insomma, dietro gli slogan resta la realtà: le case popolari di Torino sono un colabrodo, e la gestione appare più come una rincorsa agli abusi che un piano serio di edilizia pubblica. Ogni sgombero viene celebrato come una vittoria epocale, quando in verità è solo l’ennesimo episodio di un film già visto troppe volte, dove a pagare sono sempre gli stessi: i cittadini che rispettano le regole e continuano a vivere nei complessi Atc tra incuria, insicurezza e promesse non mantenute.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori