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La banconota da 500 euro è morta. Anzi no: è un fantasma che nessuno vuole vedere

La scomparsa silenziosa della banconota da 500 euro: tra lotta al riciclaggio e transizione digitale, come cambia il futuro del denaro e l'impatto su cittadini e banche

Addio alla banconota da 500 euro: il segnale silenzioso dell’era digitale

500 euro

Un tempo la chiamavano banconota viola, e già il soprannome sembrava uscito da un romanzo noir. Non era una banconota, era una diva. Poteva presentarsi in una valigetta di pelle, fare la sua comparsa fugace in qualche scambio riservato, oppure dormire sonni tranquilli in un caveau che odorava di evasione fiscale e di affari poco chiari. Per i comuni mortali restava invece un miraggio: nessuno la usava per fare la spesa, nessuno osava presentarsi al bar con lei in mano. Immaginate chiedere un caffè porgendo un 500 euro: il barista vi avrebbe guardato come se steste pagando con un Picasso.

Poi, nel maggio 2016, la Banca Centrale Europea decise che la carriera della diva doveva finire. Stop alla produzione, stop all’emissione: fuori dai giochi per sempre, e dal 2019 la maggior parte delle banche centrali smise davvero di distribuirla. Solo Germania e Austria, forse più romantiche o semplicemente più indulgenti, le concessero qualche mese di palcoscenico in più. Ufficialmente la motivazione era limpida: contrastare riciclaggio, evasione e traffici illeciti. In realtà, la banconota da 500 euro era diventata l’ospite fisso delle cronache giudiziarie. Nel Regno Unito, già nel 2010, si scoprì che il 90% dei pezzi in circolazione finiva direttamente nelle mani della criminalità organizzata. Altro che tesoretto da nonni previdenti.

Eppure, e qui sta l’ironia, la banconota viola non è mai stata abolita del tutto. È come una diva che ha annunciato il ritiro ma continua a farsi vedere in qualche comparsata televisiva. Rimane in corso legale, vale ancora cinquecento euro, la si può usare e cambiare senza limiti temporali nelle banche centrali. In teoria, potete persino pagarci la spesa. In pratica, appena la tirate fuori, scatta la diffidenza: la cassiera vi guarda storto, il direttore della filiale chiede spiegazioni e l’odore di “illecito” vi accompagna fino alla porta. È un po’ come ricevere una telefonata dall’ex a mezzanotte: più ansia che nostalgia.

500 euro

Oggi, a distanza di anni, della banconota viola si parla con lo stesso tono con cui si ricordano certi attori dimenticati: un tempo famosi, ora relegati a qualche intervista di repertorio. Nel 2015 era al massimo della sua gloria con oltre 600 milioni di pezzi in circolazione; nel 2023 erano scesi a meno della metà. Piano piano sparirà, sostituita da tagli più sobri e meno ingombranti. Ma, proprio come certi miti, continuerà a vivere di leggenda.

La verità è che la banconota da 500 euro è rimasta sospesa tra mito e realtà, una specie di araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Forse resiste in qualche cassetto nascosto, forse dorme sotto il materasso di un nostalgico, forse è finita in mano a un collezionista che la custodisce come un reperto da museo. Per il resto, è diventata un fantasma della modernità: tutti ne parlano, nessuno la vede. E quando appare, fa sorridere e tremare allo stesso tempo.

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