AGGIORNAMENTI
Cerca
Il Canavesano imbruttito
14 Agosto 2025 - 14:53
Carlo Calenda
Dai che ce la facciamo, non si sa a fare cosa, ma in una maniera o nell’altra ce la possiamo fare. Noi siamo l’Italia, non siamo mica una barzelletta, noi siamo il Paese del “pensiero libero”, dove si chiedono i voti agli elettori per una cosa e poi, sempre in nome della “libertà di pensiero”, si cambia idea e se ne fa un’altra.
Da noi ci sono dei veri e propri specialisti del “pensiero libero”, capaci di basarsi sull’improvvisazione, nella certezza che nessuno se li filava prima, convinti di avere a disposizione il tempo per quintali di puttanate, prima che qualcuno cominci a rendersi conto che esistono. La giravolta di Calenda sull’elezione diretta del Presidente del Consiglio, contenuta nel programma elettorale di Azione e Italia Viva, è solo l’ennesima conferma che da noi si può dire tutto e il contrario di tutto senza che nessuno ci faccia caso.
Nei nostri atenei, non più tardi di tre anni fa, centinaia di “professori”, sedicenti antifascisti, cacciavano dalle aule studenti sprovvisti di “green pass”.
Noi siamo il Paese dei “protocolli”, dove si è riusciti nel difficile compito di demonizzare la tosse, il raffreddore, la febbre e addirittura la “presenza” di nessun sintomo e nel contempo a ritenere normali gli infarti, i trombi, i disordini neurologici, i “turbo tumori” e le “morti improvvise”.
Noi siamo il Paese dove Giuseppe Conte, nei panni di Presidente del Consiglio dei Ministri dichiarava: “Il ponte sullo stretto? Siamo aperti a tutte le ipotesi e sarà un grande miracolo di ingegneria, anche sottomarina, perché no?” Ed oggi, a meno di cinque anni di distanza dichiara: “Siamo contrari al ponte sullo stretto, opera totalmente inutile e costosa”.
Noi siamo il Paese dove nessuno ha perso 10 secondi di tempo per chiedersi: “Ma perché ci chiudono in casa e perché è obbligatorio vaccinarsi contro il covid se in Svizzera e a Ginevra, quartier generale dell’O.M.S., non c’è stato neanche un minuto di lockdown e non esiste nessun obbligo vaccinale?”
Noi siamo il Paese che “perdona”, non sempre, ad esempio, se nati in Russia in Italia non si possono tenere concerti, non si è benvenuti neanche come vacanzieri e se si hanno dei beni, regolarmente acquistati, per i quali si è pagato sino all’ultimo centesimo di tasse, questi vengono regolarmente confiscati. Lo stesso vale per i soggetti che si dichiarano di religione musulmana, questi vengono accettati, con dosi infinite di lecchinaggio, solo se Emiri, Sceicchi o ricchi commercianti, diversamente sono tutti aspiranti terroristi.
Noi, però, siamo anche il Paese del “buonismo” peloso, dove, se una donna viene stuprata da un immigrato, meglio se clandestino, è mancata integrazione; se si viene derubati o borseggiati da nomadi (il termine zingari è abrogato) è perché, non essendo ladri, lo fanno per bisogno; se poi, ci si imbatte in bande di immigrati che spacciano droga è perché sono sfruttati dalle mafie locali ed anche quando uccidono, è già capitato troppe volte, non lo fanno mai perché sono dei delinquenti, ma perché hanno paura.
Noi siamo il Paese dove con entusiasmo si accolgono notizie incredibili, che testimoniano i giganteschi passi avanti della scienza, quella che riesce a dirci con precisione, a seguito di ritrovamenti paleoantropologici, le cause della morte di uomini e donne vissuti migliaia di anni fa e non riesce a fornire nessuna spiegazione quando un bambino sano muore entro 48 ore dalla vaccinazione.
Noi siamo il Paese rappresentato da politici, tanto a “destra” quanto a “sinistra”, che blaterano di sovranità dell’Ucraina, di aggressione russa, che reputano sconveniente riconoscere lo Stato di Palestina, che non vedono le stragi di civili nella striscia di Gaza, nello Yemen, e in Siria e che, da bravi fascisti, bollano di fascismo chiunque rivendichi autonomia politica e monetaria per l’Italia.
Noi siamo il Paese che tanto si è lamentato, ma nel quale, poi, alla fine, i lockdown pare siano piaciuti. Siamo stati chiusi in casa per la comparsa di un terribile virus che nei suoi due anni di maggior virulenza ha fatto scomparire le influenze stagionali e la cosa, evidentemente, è stata apprezzata dai più. Non a caso quando piove troppo ci viene detto di restare a casa; quando fa troppo caldo, tutti i Tg raccomandano di non uscire di casa; quando fa troppo freddo, "esperti" e istituzioni consigliano di rimanere a casa; quando le luci del giorno svaniscono nella notte, lasciando piazze, giardini, parchi e stazioni, nelle mani di bande violente e di spacciatori, viene raccomandato di stare a casa ed anche quando le “info” sulla viabilità raccontano di traffico elevato e di lunghe code ai caselli autostradali, viene consigliato di stare a casa.
Noi siamo un Paese di ferventi e convinti “ambientalisti”, che amiamo l’Europa e tutto ciò che per il nostro bene ci impone, così andiamo al supermercato e compriamo un etto di prosciutto e di salame in vaschette di plastica, un litro di latte, meglio se non a lunga conservazione, in bottiglia di plastica, l’insalata già lavata in busta di plastica, acqua minerale e coca-cola in bottiglia di plastica, bagnoschiuma, shampoo, detersivo per lavastoviglie e lavatrice in flaconi di plastica e poi, alla cassa, riponiamo il tutto in sacchetti di “plastica green”, non nocivi all’ambiente, che si sbriciolano prima di arrivare a casa.
Noi siamo il Paese, fra quelli membri dell’Unione Europea, che ad oggi è leader incontrastato nella decrescita economica con oltre 4.400 miliardi di Prodotto Interno Lordo bruciati sull’altare dell’unione monetaria.
Noi siamo il Paese che plaude l’accordo stipulato da Ursula Von der Lyen sui dazi U.S.A., un bel 15% contro il paventato 30% sventolato da Trump, in cambio, però, di un bel “contrattino” che ci obbliga ad acquistare dai nostri “amici” americani armi e gas per 750 miliardi di euro.
Noi siamo il Paese dove la maggior parte della gente ha creduto che il coprifuoco alle ore 22.00 servisse a non ammalarsi di covid, così come prendere il caffè al bar in piedi, prima del contrordine governativo, dettato dalla “scienza”, che introdusse l’obbligo di prenderlo seduti.
Noi siamo il Paese dei banchi a rotelle, prima comprati, poi non si sa; il Paese dell’obbligo di mascherina in auto anche quando conducente e passeggeri erano marito, moglie e figli e chissà, visto che, molto ben documentato da foto e filmati, c’era chi si tuffava in mare con la mascherina, chi andava a far spesa intabarrato da far invidia ad un palombaro, che ci sia stato o stata anche chi, nella mascherina avesse praticato il buco necessario alla pratica del sesso orale?
Noi siamo il Paese dove la gente crede che la lotta al contante possa servire a contrastare l’evasione fiscale e la corruzione, mentre invece è unicamente propedeutica a far perdere al denaro il 2% ad ogni transazione ed a far guadagnare alle banche cifre da capogiro, si stima oltre 160 milioni al giorno solo perché esistono.
Noi siamo il Paese dei “peccatori ambientali”, di quelli che credono al “debito ecologico”.
Noi siamo un Paese di controllori controllati perché a ben vedere, il “green pass” per poter lavorare non lo controllava il Presidente del Consiglio Mario Draghi, il “green pass” per poter bere un caffè al bar, per andare dalla parrucchiera o per andare in Posta a ritirare la pensione non lo controllava il Ministro della Salute Roberto Speranza e il “green pass” per salire su un treno, su un autobus o su un taxi, non lo controllava il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Noi siamo il Paese dove molti, sentito personalmente, credono che Putin sia morto da tempo, che l’esercito russo sia allo sbando, che stia combattendo con rastrelli e pale, che fra le sue fila si annidino stupratori e killer condannati al carcere, che, come riportato lo scorso 20 giugno da “La Stampa” e da “Libero Quotidiano”, sia talmente alle corde e senza cibo da ricorrere al cannibalismo e nello stesso tempo, siamo quelli disposti a farsi ridurre sul lastrico per il riarmo imposto da U.E. e N.A.T.O. per il timore che con zappe, rastrelli, fionde e con tanta fame i cattivoni russi cercheranno di invadere l’Europa.
Noi siamo il Paese dove si è attesa la quasi totale estinzione del popolo palestinese, prima che la gente comune, gli “artisti” ed i politici, osassero manifestare timidamente la loro contrarietà al genocidio in atto. Siamo quelli che accettano le parole di Netanyahu, secondo il quale “Per sconfiggere Hamas è necessario bombardare Gaza”, che tradotto all’interno dei nostri “confini”, sarebbe come dire che per sconfiggere la mafia, la ndrangheta e la camorra, è necessario radere al suolo Sicilia, Calabria, Campania e poi, sparare sui superstiti in cerca di cibo, assistenza medica e rifugio.
Noi siamo il Paese dove di recente i sindacati hanno promosso dei referendum a “tutela” dei lavoratori, dimentichi che solo “ieri” erano in prima linea a richiedere la sospensione dal lavoro di tutti coloro, uomini e donne, che non avevano intenzione di farsi vaccinare contro il covid.
Noi siamo il Paese dove tutta l’informazione mainstream, televisiva e su carta, prima dello scoppio della guerra fra Russia e Ucraina, lanciava e rilanciava la notizia secondo la quale eravamo spiati dall’intelligence russo, cosa secondo me fantasiosa, a meno che non volessero cercare di capire in che modo gente come Speranza e Di Maio fossero riusciti a diventare Ministri della Repubblica.
Noi siamo un Paese che annovera “grandi economisti” come Prodi, Monti, Draghi, Cottarelli, Codogno, Tanzi, Tabellini, Galli, Macchiati, Maré o Micossi, tutta gente portata in palmo di mano dalla nostra “informazione libera”, però, tutta gente che pare non aver sentito o non aver capito le parole della Presidentessa della Commissione Europea, Ursula Von der Lyen, che di recente, in merito al riarmo europeo, accelerando sul “mercato unico dei capitali”ha precisato: “Trasformeremo i risparmi privati in investimenti necessari”.
Noi siamo il Paese dove, in epoca covid, la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio lasciavano fuori al freddo poveri e bisognosi sprovvisti di “super green pass”, forse fedeli ad un loro particolare Vangelo il cui motto, probabilmente era ed è “ama il prossimo tuo vaccinato come te stesso”. Finiti i tempi in cui Cosimo de Medici, Signore di Firenze, faceva visita ai malati di peste armato di fede e munito di generi di conforto.
Noi siamo il Paese, giusto per non dimenticare, dove il principale garante della Costituzione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante l’inventata “emergenza” covid 19, ammoniva gli italiani: “Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione”.
Noi siamo il Paese che annovera nelle sue massime istituzioni gente come Licia Ronzulli, Senatrice di Forza Italia, che di recente ha dichiarato, probabilmente perché negli ultimi anni è vissuta sulla luna o con la testa fra le nuvole: “Il nostro lockdown salvò gli altri Paesi”.
Non male, dove ti giri, ti giri, c’è da ascoltare perle di saggezza e ammirare comportamenti che certamente ci distinguono e ci fanno apprezzare all’estero per ciò che siamo: il Paese che il 20 marzo 2023 ha inviato Achille Lauro all’O.N.U. a parlare di musica e integrazione; che attende fiducioso un’altra “coinvolgente” campagna vaccinale; che aspetta tranquillo la vittoria dell’Ucraina sulla Russia; che crede alle miocarditi benigne; che ritiene Greta Thunberg una teologa perché l’Università di Helsinki l’ha premiata con una laurea ad honorem in teologia; che aspetta sicuro il vaccino contro il cancro, promesso dall’O.M.S. entro il 2030; che è pronto a salvare il mondo alla guida di "sicure" auto elettriche, ricorrendo all’energia pulita dei pannelli fotovoltaici e andando a fare gite fuori porta sotto svettanti ed ecologiche pale eoliche.
Intanto sono sempre di più le famiglie per le quali fare la spesa sta diventando un lusso, per le quali la vita sta diventando un debito e che presto saranno costrette a rendersi conto di non poter più parlare di futuro, ma solo più di sopravvivenza.
TUTTI GLI ARTICOLI DI PAOLO BINI CLICCA QUI
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.