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Il Canavesano imbruttito

Il declino del pensiero critico: dagli anni ’60 di Feynman all’Italia colonizzata di oggi

Tra politici inadeguati, cittadini disillusi e istituzioni ridotte a teatro, l’Italia vive un appiattimento culturale che ricorda l’America di mezzo secolo fa. E intanto la sovranità nazionale resta solo un’illusione

Il declino del pensiero critico: dagli anni ’60 di Feynman all’Italia colonizzata di oggi

Matteo Salvini

Non so a voi, ma a me pare che la capacità di ragionare, che dovrebbe essere di tutti, stia affondando, come nelle sabbie mobili, nella nostra “evoluta” e “moderna” società fatta di “ambientalisti”, “salutisti”, “moralisti”, “pacifisti” della domenica, “europeisti”, “ecologisti” e anche di “mondialisti”. Gente “impegnata”, che per tutto e su tutto pare possedere la verità, non importa se mutuata dalle parole di  personaggi come Maurizio Belpietro, David Parenzo, Enrico Mentana, Daniele Capezzone, Maurizio Molinari, Paolo Liguori, Nicola Porro o Alessandro Sallusti, non importa, gli italiani “capiscono”, lo dicono tutti i politici, tanto di “destra” quanto di “sinistra”, sanno, conoscono e, forti delle “loro conoscenze”, scelgono, votano e, dico io, sputano sentenze a raffica, sempre, però, coperti e allineati col sistema, che solo “ieri” li voleva tutti ammalati, soprattutto se “asintomatici” ed oggi, seppur sempre ed evidentemente asintomatici, li vuole tutti istruiti e intelligenti. Insomma, non cosa da poco, stiamo raggiungendo i “fasti mentali” dell’America degli anni 60, quella che aveva portato Richard Phillips Feynman, Premio Nobel per la Fisica nel 1965, titolare della cattedra “Richard C. Tolman” in fisica teorica al “California Institute of Technology" e tutt’oggi considerato un pioniere nel campo del computer quantistico per aver introdotto il concetto della “nanotecnologia”, ad affermare: “Non so cosa c'è che non va nella gente: non imparano comprendendo, imparano in qualche altro modo, a memoria o qualcosa del genere, la loro conoscenza è così fragile”. 

Non sarò certamente l’unico, infatti, ad aver sentito dire, anche troppo spesso, da gente in possesso di titoli accademici, come da impiegati e operai, che magari hanno “solo” un diploma o peggio, si sono fermati alla scuola dell’obbligo, che gli Stati Uniti d’America ci sono 50-60 anni avanti in tutto. Tradotto, ma molto ben esplicitato da Feynman, i nostri amiconi americani, già negli anni 60 del secolo scorso vivevano l’appiattimento mentale che ormai da un trentennio abbondante, sempre in costante evoluzione negativa, caratterizza l’Italia. E’ così che nel “Bel Paese” si è brindato all’entrata nell’euro, alle privatizzazioni selvagge, allo smantellamento del tessuto industriale, alla svendita a multinazionali estere di isole, spiagge, palazzi, monumenti, vallate e montagne, il tutto per ritrovarci oggi con una classe dirigente che tutto rappresenta, ma non certamente gli interessi dell’Italia. A tal proposito i numeri parlano chiaro, nel 2022 meno del 64% degli italiani aventi diritto di voto si è recato alle urne e, attingendo ai dati ufficiali del Ministero degli Interni, edulcorati rispetto a quelli di diverse agenzie demoscopiche, quasi un milione e quattrocentomila elettori annullarono o riconsegnarono la scheda elettorale in bianco. Insomma gli italiani, seppur sin qui hanno lasciato fare, chiudendo occhi, orecchie e naso, ormai, dimostrato dalle ultime elezioni europee e dalle tante tornate elettorali di carattere regionale che dal 2022 sono intervenute, nelle quali spesso meno del 50% degli aventi diritto di voto si sono recati ai seggi, sembra che siano orientati a risolvere i loro problemi senza più ricorrere al “democratico” strumento del voto. A loro spese hanno imparato che di promesse non si campa; che con il lordo della busta paga non si pagano le visite mediche, né si porta a casa il pane; che si pagano tasse su ciò che si acquista, su ciò che si possiede, su ciò che si risparmia, sugli investimenti, sui guadagni di Borsa, sulla luce, sul gas, sull’acqua, sui carburanti, sulle pensioni e sul T.F.R., però, senza ricevere dallo Stato nulla in cambio. 

Carlo Calenda

Carlo Calenda

Ormai il Parlamento, ma più in generale tutte le istituzioni, sono colonizzate. A decidere sono i centri di potere stranieri, le grandi multinazionali, la B.C.E., la Commissione Europea, la N.A.T.O., gli Stati Uniti d’America, decidono, scelgono, determinano, dettano i tempi, attraverso la funzione esecutiva dei partiti e dei sindacati. Il Parlamento è solo più un’ombra che non decide più nulla ed esegue solo ciò che gli viene ordinato, è però un’ombra importante perché serve a mistificare alle masse l’immagine illusoria della sovranità nazionale. Fateci caso, l’Aula parlamentare è vissuta da Onorevoli e Senatori come un palco dal quale tenere comizi, come se fossero nella piazza del mercato. Un tempo poteva anche andare bene, alle parole sovente seguivano i fatti e poi, gli oratori erano molto più preparati politicamente e culturalmente rispetto a quelli di oggi che, oltretutto, forse per scarsa memoria, o perché nel frattempo chi tira i fili ha cambiato idea, riescono a dire tutto e il contrario di tutto nello spazio di pochi giorni o pochi mesi. Abbiamo visto transitare dal Parlamento, ricoprire cariche da Ministro, gente che sfoggia lauree e master e che, invece, dovrebbe rendere noto alla Nazione qual è stato l’istituto scolastico ad aver fatto la scellerata scelta di regalargli il diploma di “terza media”.  

Il Governo Meloni per due anni ci ha regalato un Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, secondo il quale, riportando solo alcune delle sue innumerevoli gaffe, Times Square si trova a Londra, Cristoforo Colombo navigava seguendo le teorie di Galileo Galilei e Dante Alighieri è stato l’inventore del “pensiero di destra”. I Governi Renzi e Gentiloni, ci hanno fatto dono di un Ministro dello Sviluppo Economico come Carlo Calenda, che oggi si dice contrario all’elezione diretta del Presidente del Consiglio nonostante tale riforma, meno di tre anni fa, fosse contenuta nel programma elettorale di “Azione”, partito di cui è Segretario. I Governi Conte e Draghi, mentre chiudevano in casa l’Italia in onore dei diktat dell’O.M.S., ci hanno voluto tenere allegri con Luigi Di Maio, prima Viceministro del Consiglio dei Ministri e Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e poi Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che a Shanghai chiamò “Ping” il Presidente cinese Xi Jinping e in altra occasione attribuì la nazionalità venezuelana al dittatore cileno Augusto Pinochet, ma poi, come dimenticarsi delle parole pronunciate il 23 giugno 2019 dall’attuale Primo Ministro Giorgia Meloni, secondo la quale gli italiani continuavano a essere spennati alla pompa di benzina? La Giorgia nazionale scriveva su Twitter: “Per forza, le tasse sui carburanti sono tra le più alte al mondo! Abbassare se non abolire alcune folli e anacronistiche accise che gravano sugli automobilisti sarebbe un atto di civiltà!” Sappiamo tutti com’è andata a finire. Vogliamo anche ricordare Tullio Ferrante, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, degno appartenente a Forza Italia, non a caso guidata da un amico di Netanyahu, Antonio Tajani, che il 2 agosto 2023, mentre a Gaza già si consumava il genocidio del popolo palestinese ad opera dei bravi e buoni israeliani, riusciva a far parlare di sé dichiarando: Bene Caiata (FdI) per la proposta di obbligo di cravatta e divieto di scarpe da ginnastica a Montecitorio. Ma io inserirei anche il divieto di vestiti balneari, pantofole, zatteroni e similari per le donne. Il rispetto della sacralità dell’istituzione deve valere per tutti”. Non male, decisamente non male, ma al “festival dell’orrore” non poteva mancare Matteo Salvini, uno che ha già girato diversi ministeri, che è stato ed è Vicepremier, lo stesso che andava in giro con la maglietta raffigurante Putin, descritto oggi come “criminale di guerra”, ma che solo pochi anni fa descriveva come: “Uno dei migliori uomini di governo che ci siano in questo momento sulla faccia della terra”. E poi, come dimenticare il “grande” Matteo quando dal palco de “L’Italia dei Sì: progetti e grandi opere per il Paese” diceva: “Ieri ho fatto un esercizio particolare, sono andato su “ChatGPT” e mi sono messo, “fammi un bel discorso sul Ponte sullo Stretto”... e devo dire, mi ha preoccupato: l'ha fatto probabilmente migliore di quello che avevo messo giù io, e allora mi sono fermato e ho lasciato stare”. E come dimenticarsi lo scorso 22 luglio, quando nella sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, mentre a Gaza, ininterrottamente, h24, proseguiva lo sterminio del popolo palestinese, ormai avviato alla “soluzione finale”, il nostro Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, “vero amico” del Governo Netanyahu, con cerimonia solenne riceveva il “Premio Israele-Italia” 2025, creato quest’anno dall’Istituto Friedman, dall’Unione delle associazioni Italia-Israele, dal Maccabi World Union, dall’Israel’s defend and security Forum e da Alleanza per Israele? 

Giorgia meloni

E’ vero, ha ragione Tullio Ferrante quando dice che la sacralità delle istituzioni va rispettata, ma tutta questa gente, che esige rispetto per sé e per le istituzioni, cosa fa per rispettarle e per rispettare il voto di quegli italiani che ancora sono riusciti ad abbindolare? 

A qualcuno sarà sfuggito, ma di recente il nostro Presidente della Repubblica, evidentemente dimentico di ciò che credo abbia studiato, ha paragonato il “regime” russo al “Terzo Reich”, implicitamente Putin a Hitler, stendendo un velo sui 28 milioni di morti, fra civili e militari sovietici, caduti nella lotta al nazi-fascimo, chiudendo in buio armadio il fatto ineludibile che i fascisti eravamo noi e che i nazisti, erano i nostri alleati tedeschi.

Putin continua ad essere descritto come un dittatore, ma a me non risulta che quando da noi era necessario “vaccinarsi” contro il “covid 19” per poter lavorare e uscire di casa fosse lo stesso anche in Russia; a me non risulta che quando da noi c’erano le ronde di poliziotti, carabinieri e soldati, propedeutiche alla segregazione in casa delle famiglie italiane, in Russia accadesse lo stesso; a me non risulta che in Russia ci fosse l’obbligo di mascherina anche per andare in auto con la moglie e non mi risulta che ci fossero le forze dell’ordine, cosa ampiamente documentata in Italia, che assistessero in divisa alla sanificazione delle spiagge; a me non risulta che in Russia in epoca di fantapandemia da covid siano state multate persone che si baciavano all’aperto, che andavano a far spesa in compagnia o che viaggiavano in due in auto, entrambi seduti davanti; a me non risulta che in Russia fosse indispensabile possedere una tessera, il “greenpass”, per poter andare al cinema, al ristorante, allo stadio, in palestra, al bar, dal parrucchiere o al supermercato. Insomma, a me risulta che in Italia, forse nostalgici della verde tessera fascista, il cui non possesso, però, non vietava di baciarsi, di andare a ballare, di uscire di casa o di giocare, si sia voluto sperimentare un ritorno al regime, a quel regime fascista apparentemente bandito dalla nostra Costituzione, cosa consigliata dai grandi sacerdoti della "scienzah", dalle "Big Pharma" e dall'O.M.S., ma certamente non dettata dalla scienza, quella vera, che non si nutre di dogmi e certezze, ma che da sempre è alimentata dal dubbio, dalla ricerca, dalla sperimentazione e dallo studio. 

E allora, sempre citando Richard Phillips Feynman, mi sento di chiudere con un suo grande consiglio: “Non confondere mai l’istruzione con l’intelligenza. Puoi avere un dottorato ed essere comunque un idiota”.

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