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Cumuli di mattoni, cumuli di guerra: come passare dal fast food a Gaza in tre righe

Botta e risposta social tra l’assessore Debernardi e l’attivista chivassese Riva Cambrino: dalle macerie di un ex edificio al dibattito sul genocidio in Palestina, passando per fast food e scelte urbanistiche contestate

Assessore Debernardi

Dal cantiere di Chivasso a Gaza: l’assessore Debernardi nel mirino per il paragone che divide la città.

Un cumulo di macerie, al posto di un edificio abbattuto per mano di privati, è diventato il punto di partenza di un botta e risposta via social tra l’assessore chivassese Fabrizio Debernardi e l’attivista socialista Marco Riva Cambrino. Sotto la polvere e i mattoni spezzati, per Debernardi c’è molto più di un cantiere: c’è un simbolo. Nel suo post l’assessore riporta:

“Un cumulo di macerie ci dona una nuova prospettiva. Molti hanno già scritto di questo intervento per mano di privati. Ma la riflessione che voglio fare riguarda proprio il cumulo. Da 80 anni nel nostro paese non ci sono cumuli per causa di guerre. Nel resto del mondo aumentano in modo folle cumuli che quei popoli subiscono senza poter decidere nulla. Il pensiero va a Gaza e alla Cisgiordania. I bimbi palestinesi da quando sono nati vedono solo cumuli e funerali, che colpa ne hanno?”.

Parole che spostano lo sguardo ben oltre Chivasso, fino ai teatri di conflitto. Ma il parallelismo non è piaciuto a Marco Riva Cambrino, che, sempre sui social, ha ribattuto con toni critici: “Da 80 anni in Italia non abbiamo cumuli di guerra… ma a Chivasso li abbattiamo per costruire quelli del cemento commerciale. Però tranquilli: se infiliamo Gaza e Cisgiordania nel discorso, magicamente il tema della scelta politico-amministrativa locale scompare. Urbanistica creativa: quando vuoi coprire una variante discutibile, butta dentro un po’ di geopolitica e il gioco è fatto”.

L'attivista socialista chivassese Marco Riva Cambrino.

In una nota diffusa alla stampa, l'attivista chivassese ha ribadito la sua posizione: “La recente demolizione dell’ex Consorzio Agricolo di Chivasso ha aperto un dibattito necessario. Originariamente, secondo il PRGC, quell’area avrebbe dovuto ospitare edilizia residenziale, circa 70 alloggi. Oggi, invece, a seguito di una variante, vedrà sorgere una piastra commerciale con insegne come Burger King, Tigotà, KiK e altre catene. Questa non è una questione di pianificazione quinquennale sovietica, come ironicamente insinuato dall’assessore ai Lavori Pubblici, ma di visione politica e sociale per la città. Una scelta urbanistica così rilevante non può essere ridotta a un automatismo di mercato né liquidata come un’operazione puramente privata. Sorprende, poi, il tentativo dell’assessore di spostare il focus dalla decisione locale a un discorso generico sulle macerie, arrivando ad accostare Gaza e Cisgiordania. Un accostamento improprio e strumentale: le tragedie reali di popoli che vivono tra distruzione e lutto non possono diventare paravento per evitare di discutere la responsabilità politico-amministrativa di scelte locali. Il punto è semplice: quando un’area strategica viene sottratta a una funzione abitativa e sociale per essere destinata all’ennesima piastra commerciale, è legittimo chiedersi se la Giunta stia governando con lungimiranza o assecondando logiche private. Non sfugge, infine, l’incoerenza: nel 2018 il sindaco Claudio Castello si batté contro un totem pubblicitario di un fast food davanti alle scuole Marconi, oggi accetta l’insediamento di un fast food in un’area vicina ad altri plessi scolastici. Chivasso merita amministratori capaci di visione, trasparenza e rispetto per la comunità, non retorica geopolitica di facciata e scelte calate dall’alto”.

Lo scambio di opinioni è poi proseguito direttamente tra i due protagonisti:

Assessore Debernardi: “Marco Riva Cambrino se vuoi buttarla in caciara fai pure, a me sembra che ognuno di noi per Gaza si parli e si faccia poco. Chissà perché quando tocchiamo le nefandezze e il genocidio in corso da parte del Governo Israeliano vi innervosite subito”.

Riva Cambrino: “Assessore, condannare il genocidio in Palestina è doveroso. Usarlo per sviare da una scelta urbanistica locale è indegno. Restiamo sul tema: la piastra commerciale al posto del residenziale è responsabilità vostra”.

Debernardi: “Informati in urbanistica altrimenti fai delle figure barbine”.

Riva Cambrino: “Assessore, mi sono informato… e forse è proprio questo il problema. In urbanistica le carte parlano chiaro: da residenziale a piastra commerciale. Se per “non fare figure barbine” bisogna far finta di non vedere, preferisco continuare a farmene qualcuna”.

In poche ore, la disputa è diventata un caso cittadino. Alcuni hanno apprezzato la lettura simbolica dell’assessore, sottolineando la forza dell’immagine evocata; altri hanno sposato la posizione dell’attivista, vedendo nell’accostamento ai conflitti in Medio Oriente un modo per distogliere l’attenzione da decisioni urbanistiche locali.

Intanto, il cumulo resta lì, tra mattoni rotti e calcinacci, a fare da metafora involontaria: per chi governa, il segno di un cambiamento; per chi contesta, il simbolo di un’urbanistica che perde il legame con il territorio e le esigenze abitative. La domanda, a questo punto, non è solo se quell’area avesse bisogno di un’altra zona commerciale, ma se sia legittimo coprire un nodo amministrativo concreto dietro il velo di una riflessione geopolitica. Perché, proprio come nei conflitti lontani, anche qui la verità rischia di perdersi tra macerie reali e macerie retoriche.

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