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Costume e società
02 Agosto 2025 - 16:39
Paola Perego
C'è chi l’ha letta come un gesto di stima, chi come un appello al rispetto professionale. Ma per molti, le recenti dichiarazioni di Paola Perego a favore di Barbara D’Urso suonano come un atto politico, anzi televisivo-politico, sussurrato con la grazia di una carezza e la precisione di una stilettata. Perché quando una veterana della tv generalista come la Perego si espone così apertamente in favore di una collega da mesi relegata nel limbo, l’effetto è tutt’altro che neutro.
Durante un intervento all’Area Roma Pride, microfono in mano e sguardo fiero, Paola Perego ha spiazzato tutti: “Mi voglio schierare dalla sua parte perché non è giusto che una professionista come lei sia messa così all’angolo all’improvviso, senza una ragione”. Boom. Una dichiarazione che ha l’eco di un’amicizia tardiva, il sapore dolciastro di una riconciliazione mancata, e la potenza comunicativa di una bomba sganciata con il sorriso.
Perché Barbara D’Urso, si sa, è un nome che divide. La si ama o la si odia, la si accusa di tv trash o la si elogia per aver portato milioni di spettatori davanti al piccolo schermo in orari impensabili. Ma che sia una professionista è fuori discussione. E proprio su questo punto la Perego ha picchiato con eleganza: “La televisione che lei faceva può piacere o non piacere, ma dietro un programma che tu fai c’è sempre un editore che ti dà la linea da seguire”. Tradotto dal linguaggio istituzionale a quello delle correnti sotterranee televisive: cara Mediaset, prima l’avete messa lì, ora l’avete scaricata senza un perché. O peggio, con un perché che non si può dire.
E qui entra in scena il convitato di pietra, quel Pier Silvio Berlusconi che la Perego non nomina mai, ma che tutti leggono tra le righe delle sue parole come il mandante elegante dell’allontanamento della D’Urso dal palinsesto. Una critica velata? Mica tanto. È un monito che profuma di vendetta fredda, di sassolini tolti dalle scarpe col tacco.
Paola Perego, del resto, se ne intende di meccanismi televisivi. Con alle spalle anni tra Mediaset e Rai, ora cavalca con disinvoltura il successo su Rai 2, tra “The Floor” e “Citofonare Rai2”, dimostrando che si può restare sulla cresta dell’onda anche senza gridare, anche senza fare cronaca rosa a mezzogiorno. La sua carriera brilla, e proprio nel momento in cui risplende, lei tende la mano — pubblicamente, volutamente, teatralmente — a colei che tutti, oggi, fingono di non vedere.
E qui arriva il prurito vero. Perché questa uscita non è un atto di bontà. È un gesto calcolato. È il momento in cui la solidale Perego si erge a paladina dell’ingiustizia, sapendo perfettamente che le ingiustizie televisive fanno più rumore di mille programmi. È una carezza che brucia. Un modo per ricordare a tutti — soprattutto ai vertici — che il rispetto si dà anche a chi oggi non ha più uno studio, né una telecamera, né una scaletta da leggere.
Che sia il preludio a un ritorno della D’Urso proprio in Rai? Troppo presto per dirlo, ma una cosa è certa: Paola Perego ha fatto politica con le parole, e lo ha fatto nel modo più elegante possibile, sfruttando un palco dedicato all’inclusione per includere simbolicamente anche Barbara tra le escluse da reintegrare. Un gioco sottile, da maestra di comunicazione. Da conduttrice navigata. Da donna che conosce i giochi di potere e sa quando è il momento giusto per piazzare la frase che tutti ricorderanno.
E mentre la Perego cresce di quota, raddoppia in Rai, s'infila tra talk e quiz, Barbara D’Urso continua a vivere di sospiri nostalgici e promesse di ritorni mai ufficializzati. Ma forse, proprio grazie a questo inatteso appoggio, il vento potrebbe cambiare. E se lo farà, avrà il profumo pungente della vendetta servita da una collega.
Non proprio un’amica. Ma sicuramente, una stratega.
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