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29 Luglio 2025 - 18:13
Foto di repertorio
Nel pieno del cantiere per la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino‑Lione, all’altezza di Susa, sono emerse nuove tracce di epoca romana. I ritrovamenti sono avvenuti in località San Giacomo, nei pressi della Cascina Vasone, un’area destinata a ospitare l’imbocco sud del tunnel di base del Moncenisio. La scoperta è il risultato delle attività di archeologia preventiva, obbligatorie per legge in presenza di grandi opere infrastrutturali e coordinate dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino.
I primi indizi risalgono alla fine del 2023, quando le indagini geofisiche preliminari avevano individuato anomalie compatibili con la presenza di strutture antiche nel sottosuolo. Nel corso dei primi mesi del 2024 sono stati effettuati sondaggi mirati, che hanno portato alla luce frammenti ceramici e tracce murarie, ma in forma ancora frammentaria. Solo a partire dall’estate 2025 è iniziata la cosiddetta terza fase di scavo, che ha coinvolto una superficie molto più ampia – circa 12.000 metri quadrati – e ha consentito di avviare un’indagine stratigrafica completa, con la mappatura sistematica dei reperti e una documentazione scientifica dettagliata. È proprio questo il motivo per cui se ne parla ora, dopo mesi di indagini silenziose: non si tratta più di segnali sporadici o di ipotesi, ma di strutture murarie, pavimentazioni e frammenti ceramici che confermano la presenza romana e impongono un’analisi approfondita.

Le strutture rinvenute sono costituite da muri in ciottoli e malta, ben conservati, disposti lungo assi coerenti con la viabilità antica. A completare il quadro, la presenza di tratti di pavimentazione in pietra che potrebbero appartenere all’antica strada romana delle Alpi, un’importante arteria viaria che collegava Segusium – l’attuale Susa – con i valichi alpini e con la Gallia. I materiali ceramici ritrovati sono databili, secondo le analisi preliminari, a un periodo compreso tra il I e il III secolo d.C., e rafforzano l’ipotesi che l’area fosse abitata o utilizzata in modo continuativo in epoca imperiale.
L’intera zona era già segnalata nella Carta del Rischio Archeologico della Regione Piemonte come a elevata potenzialità archeologica. A poca distanza si trovano alcuni dei più noti reperti della romanità alpina: l’Arco di Augusto, la via delle Gallie, i resti dell’anfiteatro romano, diverse necropoli e tratti delle antiche mura urbiche. Le nuove scoperte si inseriscono quindi in un contesto storico coerente e particolarmente ricco, e potrebbero rappresentare un importante tassello nella ricostruzione dell’urbanistica romana della valle.
Secondo gli archeologi incaricati da TELT, le strutture potrebbero appartenere a una villa rustica, a una mansio o a un piccolo insediamento extraurbano con funzioni produttive e logistiche. Le indagini in corso si concentrano sul rilievo stratigrafico, sull’analisi dei materiali e sulla caratterizzazione funzionale degli edifici, con il coordinamento diretto della Soprintendenza.
Attraverso una nota, TELT ha precisato che le attività archeologiche non stanno incidendo sul cronoprogramma dei lavori in modo significativo, ribadendo che l’archeologia preventiva è parte integrante del progetto. Al termine degli scavi, i reperti saranno oggetto di relazione tecnica, e i materiali di maggiore rilevanza potrebbero essere valorizzati tramite esposizioni nei musei locali o in mostre temporanee dedicate.
Dal punto di vista storico, il ritrovamento conferma il ruolo centrale della Val di Susa come crocevia strategico del sistema viario romano tra pianura padana e area alpina. La presenza concreta della strada romana delle Alpi, di cui finora esistevano solo indizi topografici e riferimenti testuali, è una notizia rilevante anche per gli studi scientifici sul sistema infrastrutturale imperiale.
Le operazioni proseguiranno per diverse settimane, con l’obiettivo di completare lo scavo estensivo entro l’autunno. La valutazione della Soprintendenza determinerà se sarà necessario modificare la progettazione dell’imbocco del tunnel, oppure se i lavori potranno proseguire senza variazioni. Ma intanto, a distanza di quasi duemila anni, è la storia stessa a riaffiorare, imponendo uno sguardo più attento sul passato, anche laddove si progetta il futuro.
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