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21 Luglio 2025 - 10:48
Ogni settimana un bambino muore soffocato: l’unica arma vera è sapere cosa fare
Una caramella, un pezzetto di pane, un bottone. Basta un secondo, e la tragedia è già iniziata. Il soffocamento da corpo estraneo continua a essere una delle principali cause di morte evitabile tra i bambini, specialmente sotto i 3 anni. In Europa, secondo i dati più aggiornati, 500 minori perdono la vita ogni anno in questo modo. In Italia, le cifre non sono meno allarmanti: circa 50 bambini muoiono ogni anno soffocati, uno ogni settimana. E nel 70% dei casi, il dramma avviene davanti a un adulto impreparato.
È per questo che l’Asl, dopo il grande successo ottenuto con le prime edizioni, ha deciso di rilanciare il corso di disostruzione pediatrica, un’iniziativa concreta, gratuita e salvavita, rivolta a genitori, nonni, baby-sitter, insegnanti e operatori scolastici, ma anche a chiunque desideri sapere cosa fare in caso di emergenza. L’appuntamento è fissato per martedì 29 luglio presso la Casa della Comunità dell’ex ospedale San Lazzaro, con due sessioni: una dalle 8.30 alle 10.30, l’altra dalle 10.45 alle 12.45. Per partecipare è necessaria l’iscrizione telefonica, chiamando il numero 0172.1408169 tra le 10.30 e le 12.
Perché sapere cosa fare in quei secondi può fare la differenza tra la vita e la morte. Non è un’esagerazione retorica, ma una tragica constatazione che i pediatri ripetono da anni. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute parlano chiaro: il 27% degli incidenti mortali in età pediatrica è causato da soffocamento. La fascia d’età più a rischio è quella da 0 a 3 anni, ma il pericolo rimane elevato fino ai 14 anni, con picchi tra i 6 mesi e i 4 anni, quando i bambini tendono a esplorare il mondo con la bocca.
Gli alimenti sono la causa più frequente: piccoli pezzi di mela, wurstel, pane mal masticato, caramelle, popcorn. Ma anche oggetti non commestibili come palline, tappi di penna, monetine, mattoncini da costruzione. Tutto può diventare un killer silenzioso se il bambino lo aspira accidentalmente e ostruisce le vie respiratorie.
In moltissimi casi, il soffocamento avviene davanti a un familiare o a un educatore, ma il panico e l’ignoranza paralizzano chi potrebbe intervenire. Nessuno sa bene come muoversi, e spesso si perde tempo prezioso. È qui che i corsi di disostruzione pediatrica diventano essenziali: non si tratta solo di apprendere una manovra tecnica, ma di allenarsi a riconoscere l’emergenza, valutare la gravità e agire con lucidità. Perché non si può improvvisare quando un bambino non respira più.
Nel corso vengono insegnate le manovre di disostruzione secondo le linee guida internazionali, con simulazioni pratiche su manichini pediatrici. Si impara a distinguere tra ostruzione parziale e ostruzione totale, a somministrare colpi interscapolari, a effettuare compressioni toraciche o addominali (a seconda dell’età del bambino), fino al massaggio cardiaco nei casi più gravi. Ma il vero obiettivo è prevenire, attraverso l’educazione dei genitori e la vigilanza sugli oggetti e alimenti potenzialmente pericolosi.
L’Italia, in questo campo, arranca. In molti paesi europei, i corsi di primo soccorso pediatrico sono obbligatori per chi lavora a contatto con minori, ma da noi sono ancora un’opzione volontaria, lasciata alla buona volontà delle famiglie o alla lungimiranza di qualche ente sanitario. E mentre si discute se rendere obbligatorie queste formazioni, i numeri non calano.
Secondo la Relazione annuale sullo stato della sicurezza pediatrica presentata al Parlamento nel 2023, oltre il 70% delle famiglie italiane non ha mai seguito un corso di primo soccorso pediatrico. Eppure, la stragrande maggioranza degli incidenti accade proprio in casa, durante i pasti o i giochi.
Il paradosso è evidente: sappiamo che questi incidenti avvengono, sappiamo come prevenirli, esistono linee guida precise, eppure la diffusione delle conoscenze è ancora scarsa. Per questo iniziative come quella dell’Asl sono fondamentali, e dovrebbero essere replicate ovunque. Non bastano i post sui social dopo una tragedia. Non servono le lacrime se non sono precedute dall’informazione e dalla formazione.
In un tempo in cui la medicina ci offre risposte anche per malattie gravissime, è inaccettabile che un bambino possa morire per un pezzo di pane. Eppure succede, ancora, ogni settimana. È il silenzio che uccide, molto più del cibo sbagliato o del giocattolo lasciato incustodito.
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